Enrico Letta vuole due donne capigruppo del Pd. Marcucci “strappa”

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Il segretario è chiaro: “Con vertici fatti solo di uomini il partito è irricevibile”. Ma se la discussione a Montecitorio fila via liscia, grazie anche alla disponibilità a farsi da parte del capogruppo in carica, Graziano Delrio, al Senato, con Andrea Marcucci non è così

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Pierpaolo Scavuzzo / AGF – il segretario del Pd, Enrico Letta

AGI –  Enrico Letta vuole due donne ai vertici del Pd, nei ruoli di capigruppo a Camera e Senato. “Con vertici fatti solo di uomini il partito è irricevibile“, dice senza mezzi termini. Ma se la discussione a Montecitorio fila via liscia, grazie anche alla disponibilità a farsi da parte del capogruppo in carica, Graziano Delrio, al Senato non è così.

Marcucci chiede coerenza

Andrea Marcucci, capogruppo a Palazzo Madama, lo fa capire immediatamente quando chiede “coerenza” al segretario. Se parità di genere deve essere, è il ragionamento di Marcucci, si cominci dal leader: “Io voglio coerenza, bisogna smetterla con la tradizione di avere segretari sempre uomini”, dice prima di annunciare che convocherà una nuova assemblea giovedì per votare il nuovo capogruppo e che, nel frattempo, valuterà se ci sono le condizioni per una sua ricandidatura.

Ai deputati, Letta disegna il profilo del Partito Democratico nell’era Draghi, un partito che deve diventare la forza motrice del progressismo in Europa e fare sua la battaglia per un Next generation Ue permanente. Un partito che, a differenza della Lega, è perfettamente a suo agio all’interno dell’esecutivo guidato dall’ex governatore della Bce.

“È Salvini che deve spiegare perché sostiene un Governo con questo programma, perché passa da una posizione anti Ue a una posizione a favore dell’Ue, e lo deve fare non davanti a un caffè, altrimenti può cambiare linea con la stessa facilità, ma in senso opposto”, dice Letta.

Ma se si “condivide l’ambizione di giocare una simile partita in Europa, non possiamo accettare di avere tutti uomini ai nostri vertici. In Europa, la questione di genere è cruciale”. Delrio ascolta e poi scrive su Facebook: “La sfida di Enrico Letta e del Partito Democratico sulla parità di genere è la mia sfida. Per questo mi faccio da parte per una soluzione che porti a una donna alla guida dei deputati Pd”.

Aggiornamento a giovedì

I lavori dell’Aula, però, incombono e la riunione viene aggiornata a giovedì, per proseguire la discussione. Fonti parlamentari riferiscono anche di un incontro fra il segretario e Luca Lotti, deputato che guida assieme a Lorenzo Guerini l’area di Base Riformista, la stessa di Marcucci.

Alla Sala Capitolare della Biblioteca del Senato, a pochi passi da Palazzo Madama, si sono dati appuntamento, nella giornata di martedì, i senatori. Letta ha scambiato qualche battuta con i cronisti ai quali dice di sentirsi “adrenalinico”. Anche i saluti con Marcucci, uscito ad accoglierlo, sono stati amichevoli a cui è seguito un colloquio di quaranta minuti al termine del quale entrambi escono sorridenti.

Incalzato dai cronisti sul possibile esito dell’assemblea, Letta ha sorriso e fatto ricorso all’ironia, “tra pisani e lucchesi un’intesa si trova sempre”. I due sono poi usciti poco dopo da Palazzo Giustiniani, dove i senatori hanno i loro uffici, e hanno percorso assieme la strada che li porta in assemblea: “Una immagine dell’unità del Pd? Forse è solo l’immagine di due che vanno all’assemblea”, ha risposto Marcucci a un giornalista. Una battuta che, con il senno di poi, acquista ben altro peso.

“No alla Torre di Babele”

Nel suo intervento, il segretario dem è stato chiaro, non vuole lasciare spazio ad equivoci: se il partito continua ad essere “una Torre di Babele può anche rinunciare a correre per le politiche del 2023 perchè è già sconfitto“. Poi, Letta si è appellato ai senatori e alla “generosità di Andrea Marcucci”. Si è detto consapevole di chiedere “un sacrificio gravoso” ai due capigruppo, assicura che non ci sono “ex-qualcosa” nel partito, “solo democratiche e democratici”. Per poi concludere: “Fidatevi di me e scriveremo insieme un pezzo di storia politica del Paese”.

Lo strappo di Marcucci però non si è fatto attendere con l’annuncio della convocazione giovedì di una nuova assemblea per votare e la decisione del capogruppo di concedersi qualche ora per verificare le condizioni di una sua ricandidatura.  Al Senato, può contare su una maggioranza larghissima: si parla di 24 senatori su 36.

Numeri che potrebbero anche aprire scenari a tinte fosche: “Se Marcucci va avanti su questa strada, il rischio di spaccare il gruppo c’è”, osservano dem a Palazzo Madama, “ma non converrebbe nemmeno a lui. Da qui a giovedì c’è tempo”. Una apertura confermata da fonti del Nazareno che descrivono un Letta ottimista. C’è la possibilità, viene spiegato, che si arrivi a eleggere due capigruppo donna proprio in virtù di colloqui avuti “franchi e, per questo, costruttivi”.

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