Record di fallimenti di Stato nel 2020, colpa del Covid

Economia & Finanza

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Standard & Poor’s Global Rating evidenzia il livello record di insolvenze sovrane: sei nazioni non sono riuscite a rimborsare i creditori. 

Nel 2020 sono sei i Paesi che hanno dichiarato fallimento soprattutto per ‘colpa’ del Covid. Si tratta di un livello record per le insolvenze sovrane. Lo rivela Standard & Poor’s Global Rating, secondo la quale è capitato sette volte l’anno scorso che un governo non è stato in grado di onorare i suoi debiti. A fare default sono stati Argentina, Ecuador, Libano, Zambia, Belize e Suriname (due volte).

Il precedente record delle insolvenze sovrane era stato raggiunto nel 2017, con sei fallimenti. Un default sovrano, a differenza di un fallimento privato, riguarda uno Stato e non una società. S&P nel 2020 ha decretato l’insolvenza sovrana 7 volte, a causa della pandemia e in parte anche per il crollo del prezzo delle materie prime, in primis il petrolio, che comunque sono effetti collaterali del coronavirus, che ha fatto crollare la domanda globale.     

Complessivamente S&P ha decretato 24 insolvenze sovrane nel corso della sua storia, metà delle quali riguardano Paesi che sono andati più volte in default. L’Argentina è fallita 5 volte, il Belize 4 volte, l’Ecuador 2 volte e il Libano, lo Zambia e il Suriname sono tutti falliti nel 2020 per la prima volta (anche se il Suriname ha esordito con una doppietta annuale).

Va anche ricordato che i tagli di rating sovrani da parte di S&P nel 2020 sono stati 26, pari al livello record del 2011 e che attualmente il 60% dei Paesi emergenti hanno un indebitamento a elevato livello di rischio, e cioè ‘non investment grade‘. Il che significa che il record di default sovrano raggiunto nel 2020 potrebbe essere già superato quest’anno.

Ecco nel dettaglio tutti i fallimenti dello scorso anno:

Il Libano è l’unico default non legato al Covid 

L’insolvenza sovrana più drammatica nel 2020 è stata quella del Libano, che poi è anche l’unico fallimento di Stato non legato al Covid o ai suoi effetti collaterali. L’annuncio del mancato pagamento di una rata da 1,2 miliardi di euro di un eurobond da parte di Beirut è avvenuta lo scorso 7 marzo e ha fatto scattare il default. In Libano all’epoca i casi di Covid si contavano sulle dita di una mano. Il problema è dunque solo l’eccesso di indebitamento, che ha reso impossibile il pagamento degli interessi da parte dei libanesi.

Nel 2016 il Libano aveva una delle economie più stabili del Medioriente, poi è iniziata una crisi economica senza precedenti: la lira libanese si è svalutata del 90%, l’inflazione è salita all’85%, metà della popolazione, secondo l’Onu, vive sotto la soglia di povertà e i rifornimenti di beni di prima necessità scarseggiano. Insomma, rimborsare ai creditori un debito di circa 90 miliardi di dollari per il Libano è diventato impossibile. E S&P non ha fatto altro che ratificare questa realtà abbassando il rating a livello ‘CC’.

Crollo del prezzo del petrolio e crack Ecuador

Il secondo crack della storia dell’Ecuador è legato al crollo del prezzo del petrolio, ma è durato poco. Ad agosto il Paese sudamericano ha chiesto di rinviare il rimborso di una rata da 800 milioni di dollari di bond in scadenza, facendo scattare il default. Tuttavia nel corso della stessa estate il Paese ha trovato un accordo di ristrutturazione del debito coi creditori, tagliando il debito e riducendo gli interessi.

Per l’Argentina è il quinto default

L’Argentina è campione mondiale delle insolvenze di Stato e quella dell’aprile 2020 è stato il suo quinto default. La sua cronica incapacità di gestire i conti pubblici è stata peggiorata dalla crisi del Covid. In aprile il Paese ha mancato dei pagamenti in bond denominati in dollari e a giugno ha fatto il bis con altri bond in valuta estera. Di conseguenza il governo è tornato a trattare coi creditori, ottenendo un’insolvenza selettiva e cioè un alleggerimento del debito pubblico che ammonta a 65 miliardi di dollari.

Quarto default per il piccolo Belize

Lo staterello caraibico del Belize è al suo quarto default e dunque di insolvenze se ne intende. Il Paese ha mezzo milione di abitanti e vive di turismo. Il Covid ha fatto crollare del 70% la sua unica entrata consistente e ad agosto il governo ha chiesto ai creditori il rinvio del pagamento di una rata di rimborsi da 526 milioni di dollari di bond in scadenza. Il Fmi ha chiuso a marzo la sua ispezione sui conti pubblici del Belize, definendo “insostenibile” il debito.

Il Suriname nel 2020 è fallito due volte

Il Suriname è una piccola ex colonia olandese del Sudamerica. Il crollo delle esportazioni dell’oro, legato alla crisi Covid, l’ha fatta precipitare una crisi economica che persisteva da anni. Discutibili progetti infrastrutturali varati dall’ex dittatore Dosi Bouterse, condannato in Olanda per traffico di cocaina e accusato di omicidio, hanno costretto il Paese a saltare il pagamento di due rate obbligazionarie da 675 milioni di dollari, prima a luglio e poi ottobre. Bouterse si è dimesso e ora il paese ha chiesto al Fmi di aiutarlo a superare il default. 

Default dello Zambia legato ai prezzi del rame

Lo Zambia è l’unico Paese africano che nel 2020 ha dichiarato l’insolvenza. La colpa è del crollo dell’export del rame, la sua principale risorsa mineraria. Anche in questo caso, come per il petrolio, si tratta di un effetto collaterale della crisi pandemica, che ha fatto crollare la domanda globale di materie prime.

Lo Zambia comunque ha l’aggravante di essere uno dei Paesi africani più indebitati, in particolare con la Cina. A novembre il governo non ha rimborsato una rata da 42,5 miliardi di dollari di bond in scadenza, facendo scattare il default. Difficilmente lo Zambia riuscirà a pagare i creditori in un prossimo futuro e secondo gli esperti potrebbe essere il primo Paese africano di una lunga lista a cadere in default.

di Alessandro Galiani 

AGI – Agenzia Italia 

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