Le nuove professioni per la transizione ecologica

Economia & Finanza

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Stefano Maglia, già docente di diritto ambientale all’Università  di Parma, presidente  dell’Associazione italiana esperti ambientali e amministratore delegato di  TuttoAmbiente ha spiegato che il ministero per la Transizione ecologica, nato con il governo Draghi e destinato a gestire progetti importanti nell’epoca postpandemica, necessita di professionisti idonei affinché non rimanga lettera morta.

“Mi pare che per ora si stiano prioritariamente aspettando come la manna dal cielo i prossimi enormi flussi di risorse del New generation Ue, ma se non si hanno idee, progetti e visione, anche quella attesa sarà vana e non produrrà nulla. Bisognerebbe per esempio incominciare ad analizzare e farsi guidare già ora in quello che viene già offerto in termini di incentivi. Un esempio? La gestione degli scarti di produzione come sottoprodotti e non come rifiuti basandosi sul concetto della simbiosi industriale. Un potenziale enorme di business, di cui mi occupo da anni, già attivo da 15 anni e mai sfruttato come meriterebbe” ha dichiarato Maglia.

Ha poi sottolineato come la sostenibilità sarà prioritaria durante la ripartenza. “La sostenibilità ambientale è sinonimo di attenzione allo spreco di risorse e da questa pandemia dovremmo pur aver imparato qualcosa. Pensiamo a quanti incontri on site sostituiti da video call decisamente più eco-logiche-nomiche. Persino la nostra esperienza di TuttoAmbiente come formatori ambientali insegna molto in tal senso: da un anno a questa parte abbiamo avuto ancor più partecipanti ai nostri Master e Corsi a distanza (sia in modalità sincrona che asincrona) con una straordinaria partecipazione di persone decisamente più periferica, con molti discenti connessi dal Sud Italia, con enorme risparmio di tempo, di soldi e di CO2. Ed in tutto ciò capire le modifiche di business all’interno di una visione green ci ha permesso di aumentare il nostro fatturato, diminuendo le spese, offrendo competenze altamente professionalizzanti e avendo risorse da reinvestire in altri progetti green”.

È necessario che le imprese investano in competenze, interne ed esterne. Le professioni “green” saranno molto ricercate “dal mobility manager, al giurista ambientale, all’energy manager, all’HSE manager, al waste manager, più molte altre, potranno essere il substrato per una nuova consapevolezza ambientale aziendale su quali rischi e su quali opportunità si basa la gestione ambientale del futuro” ha concluso Maglia.

redazione@corrierenazionale.net

 

 

 

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