Covid, il drammatico destino dei marittimi

Attualità & Cronaca

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di Claudio Gentile

Tra coloro che hanno più sofferto le conseguenze della pandemia di Covid-19 e, soprattutto, l’obbligo di restare isolati vi sono oltre un milione e mezzo di persone che lavorano sulle migliaia di navi cargo che solcano i nostri mari.

Le autorità governative dei vari Paesi, infatti, non appena è scoppiata la pandemia, hanno chiuso le frontiere e hanno obbligato gli equipaggi a non scendere dalle navi, spesso neanche per motivi sanitari.

I naviganti non solo non sono potuti tornare dai propri familiari nelle loro patrie, ma sono stati esposti al contagio che, come si è visto sulla nave da crociera Diamond Princess, è particolarmente diffusivo sulle imbarcazioni.

Su ogni nave cargo, deputata a trasportare centinaia di tonnellate di merci da un posto all’altro della pianeta, lavorano decine di marittimi di varie nazionalità, in particolare filippini, indiani, birmani e bengalesi. In questo anno moltissimi (per la Federazione dei lavoratori del trasporto marittimo circa 200.000) sono quelli che hanno continuato a vivere sulle navi, spesso al largo, anche oltre il termine dei loro contratti, senza altro panorama che il mare e senza sapere se e quando poter sbarcare. D’altronde, con le frontiere chiuse, vi era la difficoltà per gli armatori anche di far giungere nuova forza lavoro che sostituisse chi aveva terminato il proprio contratto. 

Anche chi è riuscito a lasciare le navi si è ritrovato in forte difficoltà a causa della chiusura dei consolati addetti al rilascio dei documenti necessari per viaggiare e della notevole riduzione dei voli per poter tornare a casa.

Ad aprile l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ha lanciato inoltre un appello ai Governi perché provvedano a vaccinare i marinai, considerandoli come lavoratori essenziali.

Ciò permetterebbe di ridurre al minimo le interruzioni del commercio e delle catene di approvvigionamento globali ed eviterebbe che il virus continui a circolare indisturbato diffondendosi da una nazione all’altra.

I primi ad aderire all’appello sono stati 16 Stati degli Stati Uniti che hanno organizzato una vaccinazione, utilizzando il vaccino monodose Johnson&Johnson, per tutti i marinai delle navi, anche di altra cittadinanza, che attraccano nei loro porti.

Sembra che al momento in Europa solo l’Olanda abbia accolto questo appello, stabilendo di vaccinare tutti gli equipaggi, indipendentemente dalla nazionalità, ma solo delle navi battenti la bandiera dello stato.

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