Draghi risponde sul ddl Zan: “Lo Stato è laico, il Parlamento libero”

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Il premier ha spiegato di non voler entrare nel merito della questione, che riguarda le Camere e non il governo, ma ha sottolineato con forza la laicità delle istituzioni, dopo la lettera del Vaticano che ha chiesto di rivedere il disegno di legge contro l’omofobia

© Alberto PIZZOLI / POOL / AFP
– Mario Draghi durante un intervento in Senato

L’Italia è uno Stato laico non confessionale dove il parlamento è libero di decidere, e sulle leggi esercita il controllo la Corte costituzionale. È questa la risposta del presidente del Consiglio, Mario Draghi, nell’aula del Senato sulla lettera del Vaticano che ha chiesto di rivedere il ddl Zan contro l’omofobia, sostenendo che viola il Concordato. “A proposito della discriminazione. Mi soffermo sulla discussione di questi giorni in Senato, senza voler entrare nel merito della questione. Il nostro è uno stato laico, il Parlamento è sempre libero di discutere”, ha affermato Draghi.

Il presidente del Consiglio ha inoltre ricordato che l’Italia ha firmato, con altri 13 Paesi europei, il documento che critica le leggi dell’Ungheria, ritenute discriminatorie nei confronti delle persone lgbt.

Dello stesso tenore, ma con accenti più duri, le parole del presidente della Camera, Roberto Fico: “Il Parlamento è sovrano, i parlamentari decidono in modo indipendente. Il ddl Zan è già passato alla Camera, ora è al Senato, sta facendo” il suo iter “e noi non accettiamo ingerenze. Il Parlamento è sovrano e tale rimane”, ha affermato Fico. Una presa di posizione netta che, qualora ce ne fosse bisogno, conferma ulteriormente come la nota della Santa Sede che mette in guardia da possibili violazioni del Concordato investe non solo le forze politiche, ma le istituzioni dello stato ai livelli più alti.

“Sul ddl Zan non cambio idea, non mi sembra che siano state portate argomentazioni convincenti, quindi non cambio idea”, ha affermato da parte sua il segretario del Pd, Enrico Letta. “Affronteremo il dibattito al Senato come alla Camera, determinati ma ovviamente aperti al confronto”, ha aggiunto. Il Pd, infatti, ha intenzione di chiedere in capigruppo al senato di fissare la data per la discussione del ddl nell’Aula del Senato. A sottoscrivere la proposta sarebbero pronti anche M5s, Leu e Iv. agi

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