Ripartono quindi i ristoratori che dopo mesi di chiusure e difficoltà potranno nuovamente organizzare “il giorno più bello” di tutte quelle coppie che hanno dovuto rimandare il loro matrimonio.

Il nuovo decreto, però, non libera completamente i ristoratori dai vincoli dovuti alla pandemia, pur attenuando gli stessi.

Vediamo quali sono in sintesi le prescrizioni previste e come adeguarsi alle stesse.

1) Non c’è limite al numero di ospiti, ma nel decreto si indica che sarà necessario in ogni caso valutare gli spazi a disposizione per il ricevimento. Ciò significa che la capienza massima del ristorante o della struttura ricettiva non potranno essere quelle pre-COVID, ma andranno calcolate in relazione agli spazi effettivi commisurati alle normative di salvaguardia sotto descritte.

2) Permane, infatti, l’obbligo di distanziamento fisico:

  • la distanza tra i tavoli deve essere di almeno due metri, anche se è consigliato aumentare la stessa a 2,5 metri;
  • deve essere garantita una distanza di almeno un metro tra i commensali, salvo che gli stessi non siano conviventi;
  • obbligatoria una distanza tra i commensali ed eventuali artisti (DJ, band, cantanti ecc. ecc.) di almeno 3 metri tra palco (ovvero luogo dove gli stessi si esibiscono) e gli ospiti, salvo che gli artisti non siano dotati di barriera antidroplet in prossimità del microfono.

È consentito ballare all’aperto. Al chiuso potranno essere organizzati balli solo ed esclusivamente qualora la struttura ricettiva possa garantire una distanza di almeno 2 metri tra gli ospiti e una adeguata e continua areazione della sala.

3) Obbligo di mascherine:

  • permane l’obbligo di mascherina per gli ambienti chiusi e per gli spostamenti (Anche per gli sposi);
  • permane l’obbligo di mascherine per il personale del ristorante o della struttura ricettiva, nonché l’obbligo di una frequente utilizzo di prodotti igienizzanti per le mani;
  • obbligo di mascherina anche per gli altri operatori del matrimonio (wedding planer o fotografi) a cui viene richiesto di procedere ad erogare i propri servizi nel rispetto delle regole di sicurezza e protezione dei soggetti presenti.

4) Accesso alla struttura solo con temperatura corporea inferiore a 37,5° C.

In questo caso si consiglia ai ristoratori di accertare la temperatura con termometri che non mantengano memoria della rilevazione e di evitare registri di entrata e uscita su cui segnare detti dati. Gli stessi, infatti, qualificandosi quali dati sanitari qualora venissero immagazzinati dalla struttura comporterebbero per la stessa gli oneri previsti dal Reg. Eu 679/2016 per i dati sensibili.

Si consiglia pertanto di mettere a disposizione una apposita informativa.

5) Non c’è obbligo di cerimonie all’aperto, ma qualora si svolgesse la cerimonia al chiuso si invitano i ristoratori a garantire un adeguato ricambio di aria dei locali.

6) Buffet ammessi solo in presenza di personale del ristorante o della struttura di ricezione che si occupino del servizio ai commensali. Anche in questo caso è obbligatorio mantenere una distanza di almeno un metro tra i vari commensali.

7) Obbligo per gli sposi al termine della cerimonia di consegnare le bomboniere personalmente, previo utilizzo di prodotti igienizzanti delle mani, evitando il “self service” dei propri ospiti.

8) Obbligo per tutti gli invitati e per gli sposi di munirsi di Green Pass: certificato che attesta l’effettuata vaccinazione Covid-19 (basta anche la prima dose di vaccino purché effettuata almeno 15 giorni prima), la guarigione o la negatività ad un tampone per Covid-19 effettuato entro le 48 ore precedenti.

Il Garante della Privacy italiano ha già sollevato perplessità in relazione al cosiddetto “green pass” poiché lo stesso chiede chiarezza sulle finalità per le quali potrà essere richiesto il “green pass” e di individuare «i casi in cui può essere chiesto all’interessato di esibire la certificazione verde per accedere a luoghi o locali».

Altalex.com

Redazione Corriere Nazionale