Lo spettro della scissione M5s aleggia su tutto il centrosinistra

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Le altre forze politiche, con in testa il Partito Democratico, guardano a quanto accade nella galassia M5s e mettono in guardia sulle ripercussioni che le fibrillazioni potrebbero avere sulla maggioranza di govern

© Ufficio Stampa Pd / Agf – L’incontro tra il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta e Giuseppe Conte

L’ultimo tentativo è di ricucire lo strappo è andato a vuoto, anche se i pontieri M5s si dicono certi che l’addio di Giuseppe Conte al movimento sia tutt’altro che scontato. La telefonata di ieri fra i due non è servita a colmare le distanze che si sono venute a creare negli ultimi giorni e che riguardano, in particolare, la bozza di nuovo statuto predisposta da Conte. Stando a quanto riferisce chi parlato con l’ex premier, i nodi restano “tutti sul tavolo”. L’ex premier e il garante mantengono uno spiraglio di dialogo anche nelle ore che precedono le dichiarazioni di Conte, previste per oggi pomeriggio alle 17.30. E comunque, viene osservato da fonti parlamentari, non è detto che le parole dell’ex premier chiudano definitivamente il discorso.

Timori fra i dem

Nel frattempo, le altre forze politiche, con in testa il Partito Democratico, guardano a quanto accade nella galassia M5s. L’interesse è motivato dalle ripercussioni che le fibrillazioni Cinque Stelle potrebbero avere sulla maggioranza di governo, di cui M5s è azionista di peso. “La crisi M5s non è auspicabile per nessuno, mi auguro che si risolva positivamente”, sono le parole del ministro del Lavoro, Andrea Orlando. “In tutti casi questo pone una sfida immediata anche per il Pd, perchè se M5s dovesse entrare in crisi, e io non me lo auguro, questo determinerebbe un cambiamento negli equilibri nella maggioranza”, aggiunge Orlando.

Il fattore Draghi

Il segretario Pd invita a guardare con rispetto al dibattito interno dei Cinque Stelle e, al contempo, si augura che non ci siano “fatti di politica interna ai partiti che mettano in difficoltà la vita del governo”. Per il leader dem è proprio la nascita del governo Draghi, con l’eccezionale maggioranza che lo sostiene, ad alimentare processi di riorganizzazione interni. E non solo nel M5s, ma anche nel centrodestra, dove prosegue il confronto sul partito unico evocato da Silvio Berlusconi.

le Agorà democratiche 

Per non parlare del Pd, che dopo l’avvento di Draghi, ha vissuto un avvicendamento alla segreteria e sta portando avanti una profonda riorganizzazione della vita del partito (oggi Letta ha presentato il progetto delle Agorà Democratiche anche alla direzione, dopo gli appuntamenti con i gruppi parlamentari). Il rebus piu’ difficile da risolvere è, tuttavia, quello degli effetti che l’addio di Conte al M5s e la nascita di un nuovo soggetto politico da lui guidato potrebbe avere nel campo di centrosinistra a cui Conte sta lavorando da tempo assieme a Enrico Letta e Roberto Speranza.

Il nodo delle amministrative

La campagna per le amministrative d’autunno è appena cominciata e il M5s è l’interlocutore del centrosinistra in molte città e anche in Calabria, dove Conte ha raggiunto l’accordo con Enrico Letta e Roberto Speranza sul nome di maria Antonietta Ventura. Una scissione del M5s che effetto potrebbe avere sugli accordi siglati e su quelli a cui si sta lavorando? “Il nostro interlocutore è Giuseppe Conte”, precisavano ancora qualche ora fa fonti parlamentari del dem.

Il futuro del centrosinistra

Altra incognita è il ruolo nel campo di centrosinistra di cio’ che rimarrebbe dei Cinque Stelle e quello dell’eventuale partito contiano. Per non parlare delle ripercussioni a livello di consenso sugli altri partiti di centrosinistra. Stando ad alcuni sondaggi, ben presenti ai parlamentari di Pd e M5s, un partito dell’ex premier avrebbe un peso variante tra il 15 e il 18 per cento. Consenso che pescherebbe nel Pd, ma soprattutto nel M5s. “I dem hanno uno zoccolo duro di consenso difficile da scalfire”, ragiona una fonte parlamentare. Il sisma che sta interessando M5s arriva proprio nel momento in cui i sondaggi sembrano sorridere ai dem, dati da alcune rilevazioni come primo partito, avanti – seppur di pochi decimi – a Lega e Fratelli d’Italia.

Il braccio di ferro sul Ddl Zan

A premiare, sostengono fonti parlamentari, è anche la linea di lealtà nei confronti del governo Draghi e di rilancio sui temi fiscali, del lavoro e dei diritti civili. Sotto questo ultimo punto di vista, continua il braccio di ferro fra Letta e Matteo Salvini sulla proposta di legge per il contrasto all’omotransfobia, con il primo determinato a ottenere una data certa per l’approdo del testo in aula al Senato e il secondo che ne chiede una profonda revisione.

Una legge di civiltà

“Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto in Parlamento per dire che l’Italia è un paese laico, è un paese che offre ogni garanzia e che il Parlamento deve decidere liberamente. Questa è una legge di civiltà, positiva, quindi dobbiamo fare tutto il possibile perché questa legge venga approvata“, dice Letta in una intervista a France 24. E a Salvini che gli ha inviato un messaggio per modificare il testo del progetto di legge, Letta risponde: “Ho visto che Salvini mi ha mandato un messaggio, io risponderò perche’ non mi sottraggo, ma dobbiamo essere molto seri e molto franchi. La Lega ha tenuto comportamenti finalizzati non al miglioramento del Ddl Zan, ma per affossarlo. È evidente che non sarà un dialogo semplice, per questo ho detto di andare in parlamento che è il luogo della trasparenza e della responsabilità”.

Gruppi parlamentari al lavoro

Una risposta potrebbe arrivare dal tavolo a cui sederanno i capigruppo di maggioranza a Palazzo Madama e che dovrebbe riunirsi, salvo sorprese, mercoledì prossimo. In ogni caso, il segretario Pd si dice certo di avere i numeri in parlamento: “I numeri in Parlamento ci sono. Ci sono stati nel primo passaggi e ci sono nel secondo. Andiamo in Parlamento e vediamo”. 

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