Resta rovente il clima sulla Giustizia. Conte vedrà Draghi lunedì

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Si stanno mettendo a punto gli emendamenti al testo presentato dal governo e lo stesso Esecutivo ha messo a punto 25 proposte di modifica – frutto dell’accordo in Cdm – che sono finite sul tavolo della commissione Giustizia della Camera 

Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia

Resta rovente il clima parlamentare sulla riforma della giustizia. Giuseppe Conte incontrerà il premier Mario Draghi lunedì mattina e i parlamentari M5s sono pronti – e auspicano – di avere con il leader in pectore del Movimento un confronto.

Intanto si stanno mettendo a punto gli emendamenti al testo presentato dal governo. Quanti? Una decina, centinaia fino ad arrivare a fare ostruzionismo?

Al momento non è dato saperlo, ma, certamente, non ci sono le condizioni e la volontà di recedere dall’intenzione di modificare il testo.

A finire sulla graticola – completamente raffreddata dall’annuncio dell’accordo fra Conte e Grillo – domenica scorsa, sono stati i ministri M5s ‘convocati’ dai gruppi per spiegare il cambio di rotta che ha portato i pentastellati dall’astensione al sì unanime con cui il Cdm ha approvato anche la riforma della prescrizione.

A puntare i fari sui difetti delle norme proposte restano personalità di spicco di M5s, e la voce che gira in Parlamento è che se qualcosa non cambia ci sarà chi si sfilerà dal voto favorevole.

Fra chi punta l’indice c’è l’ex sottosegretario di via Arenula con Bonafede.

Scrive Vittorio Ferraresi: “Vorrei tanto sapere, visto che Matteo Salvini ha confermato il completo sostegno alle proposte di riforma della giustizia penale Cartabia da parte della Lega, se lui, oltre alla Bongiorno e Nicola Molteni, che nella legislatura passata fece battaglie feroci contro alcuni istituti che oggi con quelle proposte vengono ampliati, sostengono e sosterranno questi provvedimenti che vanno ad allargare impunità anche per gravi reati tra cui quelli di natura sessuale e contro le donne?

La ulteriore riduzione della pena nel giudizio abbreviato (oltre a quella di 1/3) di un sesto aggiuntivo in caso di mancata proposizione d’impugnazione da parte dell’imputato (anche per reati gravi come quelli di violenza sessuale, contro la pubblica amministrazione, rapina, etc…)”.

Ferraresi prosegue: “L’eliminazione delle preclusioni per i reati sessuali dal concordato in appello (istituto che serve a trovare un accordo tra Pm e imputato per la pena da infliggere in appello, ai fini pratici si traduce in un ulteriore sconto di pena anche per questi gravi reati).

Procedibilità a querela e non più d’ufficio anche per alcuni delitti intimidatori.

La possibilità per il giudice di infliggere la sanzione della detenzione domiciliare o della semilibertà al posto di quella carceraria fino a 4 anni” che significa “zero giorni di carcere”, ‘denuncia’.

Il giudice “potrà valutare un giorno di lavoro di pubblica utilità inflitto al condannato fino a 2.500 euro! Si prevede l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, ovvero di archiviare considerando il reato tenue, da reati con pene fino a 5 anni a i reati con pena nel minimo fino a due anni (tra i quali rientrano reati contro le donne quali revenge porn, stalking, costrizione al matrimonio, truffa, reati contro la pubblica amministrazione, reati di spaccio, ambientali, contro gli animali etc…).

Messa alla prova dell’imputato, che consente con una condotta del soggetto di annullare il processo, si alza la possibilità da reati con pena nel massimo di 4 anni, a reati con pena nel massimo di 6 anni (saranno scelti in fase di decreto delegato, tra i quali alcuni reati di quelli sopra).

Si continua con lo smantellamento della certezza della pena e un messaggio devastante di impunità che porterà senz’altro a una convenienza nel delinquere”, è il j’accuse del deputato. agi

GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI GIUSTIZIA M5S
 

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