Smart Working, come funziona, la normativa e i vantaggi per le PA

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Lo smart working non è solo un’opportunità per le aziende, ma anche un’opportunità per la pubblica amministrazione.

Lo abbiamo scoperto in modo esponenziale nella pandemia di Covid-19 che segna il 2020.

Ma partiamo dall’inizio, dalla definizione di “smart working” e del quadro normativo “pre-Covid” alle ultime misure e alle problematiche attuali sullo smart working in PA.

Cos’è lo Smart Working? 

Smart Working (oppure detto anche Lavoro Agile) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.

Si tratta di una “nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”, riprendendo in questo caso la definizione che già nel 2015 ne dava l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.

Cambiamento Culturale 

Pertanto, come dicevamo all’inizio, questo metodo presuppone un profondo cambiamento culturale, una profonda revisione del modello organizzativo dell’azienda (pubblica o privata), e un metodo di ripensamento delle caratteristiche del lavoro non solo all’esterno ma anche all’interno.

Le aziende, che influiscono anche sull’organizzazione dello spazio, devono ripensare e si ispirano sempre più ai principi di flessibilità, virtualizzazione e collaborazione tra le persone.

Pensiamo a spazi aperti, spazi di Coworking, laboratori di fabbrica che favoriscono il lavoro collaborativo, riflettono la crescente proliferazione del lavoro mobile e la necessità di inquinamento, piccoli spazi, piccoli spazi pensati e allestiti per le riunioni. Spazio virtuale tra i team di lavoro.

Qualcuno ha parlato di “workplace change management”, che è un cambiamento organizzativo che prevede anche il ripensamento e la riprogettazione dello spazio.

Il DPR stabilisce la specifica modalità di attuazione n.70 del 1999 “Norme sul Telelavoro delle Pubbliche Amministrazioni, ai sensi dell’articolo 4, comma 3, 191”.

Il lavoro a distanza è definito come una forma di lavoro svolto a distanza, cioè al di fuori dell’azienda e degli altri luoghi in cui tradizionalmente si presta lavoro, ma allo stesso tempo, con l’ausilio di strumenti informatici e telematici, è funzionalmente e strutturalmente relativo alla comunicazione.

Linee guida sviluppate sull’utilizzo della postazione di lavoro, sui metodi di connessione e verifica del sistema, sulla comunicazione tra gli uffici e sull’uso delle firme digitali quando necessario.

Accordo quadro nazionale 

Il 23 marzo 2000 è stato firmato un accordo quadro nazionale sull’applicazione del telelavoro al rapporto di lavoro dei dipendenti della pubblica amministrazione.

Utilizzare infine il numero di notifica INPS. 52 del 27 febbraio 2015 (“Regolamento di attuazione della Convenzione Nazionale per il Progetto Telelavoro da Casa”) descrive le attività coinvolte e le modalità di attivazione del telelavoro, in particolare le misure preventive e protettive.

Silvia Pastorello

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