Cosa significa essere influencer. Intervista ad Anselmo Prestini

Arte, Cultura & Società

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A cura di Mariangela Cutrone

Se non si vede sui social vuol dire che non è successo. Ma quello che si vede sui social è successo davvero?”: su questo dilemma il giovane influencer Anselmo Prestini ha scritto il suo primo romanzo intitolato “Per un pugno di follower” edito da Vallardi.

Il protagonista di “Per un pugno di follower” è Omar, un ventenne che decide di lasciare il proprio paesino di montagna per trasferirsi a Milano per coronare il suo sogno di diventare una celebrità del web business. Da quel momento comincia una nuova fase della vita di questo ragazzo sognatore impegnato nella sua ascesa al successo che non gli risparmierà sorprese, colpi di scena ed esilaranti avventure e tanti dilemmi esistenziali.
“Mettere nero su bianco” la storia di Omar, influencer agli esordi alle prese con le difficoltà, le aspettative, le imprese eroiche di chi con perseveranza vuole affermarsi professionalmente in un mondo che è diventato iconico per la generazione dei millennials, ha permesso ad Anselmo di sdoganare tanti “falsi miti” sulla realtà di quello che è diventato un mestiere a tutti gli effetti.

Colpisce e fa sorridere il lettore l’ironia con la quale l’autore racconta questo mondo. “Per un pugno di follower” è un libro spassoso, leggero in cui molti giovani potranno identificarsi e trarre ispirazione da una storia che parla di vita vissuta e vera. La sua lettura infonde coraggio e positività nel perseguimento dei propri obiettivi professionali.

Del mondo degli influencer e di come spesso è difficile creare un equilibrio tra la parte autentica e quella celebre sui social, conversiamo piacevolmente con Anselmo Prestini in questa intervista in cui dispensa preziosi consigli per chi vuole affermarsi in questa professione.

 

Partiamo dall’origine di questo progetto, com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo?

Premetto che non sono un grande lettore. Nel periodo del lockdown mi sono ritrovato a leggere i libri scritti dai miei colleghi influencer. Mentre li leggevo pensavo che se fossi stato loro follower dalle loro opere non avrei colto nulla di nuovo rispetto a quello che ogni giorno si vede sui loro social account. Ed è stato così che mi è venuta l’idea di scrivere un mio di libro nel quale raccontare in maniera romanzata qualcosa che i follower non sanno in merito al vero mondo di noi influencer. Solitamente si tende a far vedere solo la parte più bella di questo lavoro, quella patinata ma dietro essa si cela un mondo di cui pochi immaginano l’esistenza. Ci tenevo a raccontarlo in chiave ironica ed è così che mi sono ritrovato a scrivere “Per un pugno di follower”.

Come il tuo romanzo ci insegna che “non tutto è oro quello luccica”? È proprio così?

Ovviamente ci sono casi e casi. Dietro quello che si posta sui propri social account ci sono tanti aneddoti, segreti e imprese eroiche. Spesso su di noi influencer si crea un’immagine patinata. Molti credono che conduciamo una vita da celebrità ma in realtà c’è anche tanta normalità in quello che facciamo quotidianamente. La realtà è spesso diversa da ciò che appare.

In base alla tua esperienza di influencer esiste un equilibrio tra la parte autentica di sé stessi e quella celebre?

Secondo me sì. Il mio libro parla di Omar, un influencer che è all’inizio della sua carriera. Questa è la parte più difficile della nostra professione. Spesso in questa fase si può commettere l’errore di apparire una persona diversa da ciò che si è come accade ad Omar. Molti influencer infatti creandosi un “personaggio” diverso da quello che sono, a lungo andare se ne sentono imprigionati tanto da non riuscire a far emergere la parte più vera di sé stessi, quella autentica.   A questo punto si fa veramente fatica a tornare indietro perché orami i brand ti conoscono per il personaggio che interpreti e che ti sei creato. Secondo me è fondamentale rimanere coerenti con ciò che si è quando si svolge questa professione.

Il tuo romanzo è anche una storia d’amore, quella tra Omar e Aurora, anche lei un’influencer. Quanto e in che misura “l’essere influencer” condiziona i rapporti interpersonali?

Influenza tantissimo sia in positivo che in negativo. Questa professione non viene ancora vista di buon occhio da chi non è del settore. Ciò rende difficoltoso costruire un rapporto significativo con una persona. Inoltre questo è un mondo in cui si soffre spesso di solitudine perché ti cercano solo per interesse. Si creano relazioni più tra influencer perché questa è una professione che ti fa viaggiare tanto. Devi stare al passo di ritmi frenetici e dinamiche che solo chi è del settore può capire.

A proposito di “amore”, in questa epoca dominata dai social e dai siti d’incontro esiste ancora l’amore romantico secondo te?

Ci sono eccezioni di persone innamorate davvero. Oggi è molto difficile parlare di amore vero.  A volte intraprendere la carriera di influencer non si concilia con una storia d’amore con la “A” maiuscola”.

Il tuo romanzo è ambientato a Milano. Quanto questa città è in grado di offrire ai giovani?

Milano offre tanti posti instaggrammibili per noi influencer. È la città italiana migliore per realizzarsi dal punto di vista professionale. Offre tante occasioni e possibilità in vari settori, dalla moda alla comunicazione. Richiede di stare al passo con i suoi tempi frenetici. Chi non riesce a rispettarli e a non affermarsi rischia di “bruciare” velocemente una grande possibilità.

Quanto è importante la formazione per chi vuole affermarsi nel web business?

Fino a qualche anno fa non era importante ma negli ultimi anni l’attenzione dei brand e dei lavoratori del web business si è focalizzata di più sui contenuti. Si tende a ricercare chi ha un certo background di competenze e capacità che un’adeguata formazione è in grado di fornirti perché quella dell’influencer è una professione a tutti gli effetti.

In base alla tua esperienza quale consiglio daresti ad un giovane che vuole affermarsi come influencer?

Prima di tutto direi di non pensare che fare l’influencer significa soltanto essere strapagati per fare foto o partecipare a party esclusivi. Bisogna specializzarsi in un settore specifico che deve essere magari una passione nella vita reale. Su di essa si può costruire una carriera solida.

Colpisce del protagonista del tuo romanzo la perseveranza nel perseguire i suoi sogni. Per te cosa significa avere dei sogni, quanto sono importanti?

Il mio sogno non era di fare l’influencer ma trasferirmi a Milano per realizzarmi professionalmente. I sogni fanno tanto, ti motivano e ti aiutano a vivere meglio e superare qualsiasi tipo di difficoltà

La scrittura ha spesso un effetto liberatorio. Che effetto ti fa fatto mettere “nero su bianco” questa storia?

Mi ha fatto divertire. Il mio è un romanzo ironico e mentre lo scrivevo non smettevo di sorridere e credo che lo stesso effetto lo avrà il lettore o gli influencer che si identificheranno in Omar.

Tra i tuoi progetti futuri c’è quello di scrivere altri romanzi?

Mi piacerebbe che venisse tratta una serie televisiva da questo romanzo.

A chi consigli la lettura di “Per un pugno di follower”?

Consiglio la lettura del mio romanzo sia a chi è appassionato al mondo degli influencer e a chi vuole conoscerlo. È un libro ironico e leggero che apre gli occhi su quella che è la vera realtà di noi influencer.

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