Il Risiko politico che porta al Quirinale

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Il ‘piano A’ di Salvini per Berlusconi sul Colle, Di Maio non partecipa al totonomi e Letta vuole Draghi al governo

La ‘corsa’ al Colle resta al centro del dibattito politico. Mentre mancano tre mesi all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, e ogni dibattito su presunti candidati è forse ancora prematuro, i leader dei partiti iniziano a ‘posizionarsi’.

Il nodo centrale resta una eventuale elezione di Mario Draghi al Colle e l’ipotesi di un conseguente voto politico anticipato rispetto al 2023 o la formazione di un nuovo esecutivo – sarebbe il quarto della legislatura – con un premier diverso, potenzialmente sostenuto o meno, per un anno, dalla stessa larga maggioranza.

“Se mi chiedono se Draghi sarebbe un

buon presidente della Repubblica, rispondo che lo voterei domattina. Ma sul Quirinale gli scenari cambiano ogni momento. Draghi è certamente una risorsa per il Paese, ma non so se voglia andarci”, prende tempo Matteo Salvini, in un’anticipazione del libro di Bruno Vespa. “Anche se ci andasse, non credo che ci sarebbero le elezioni anticipate”, aggiunge il segretario della Lega.

Nel partito di via Bellerio si spiega che la linea di Salvini non è cambiata. Il ‘piano A’ per i leghisti è eleggere un presidente della Repubblica di centrodestra e, in tal caso, il candidato naturale sarebbe Silvio Berlusconi.

Ma prima bisogna capire cosa vuole fare il presidente del Consiglio in carica. In ogni modo, diversamente dall’alleata Giorgia

Meloni, Salvini non vede in questo Parlamento la possibilità di un voto politico anticipato. 

“Io non partecipo al totonomi per il Quirinale. Così facendo ci stiamo bruciando i nomi migliori”, afferma, dal canto suo, Luigi Di Maio.

“Molte forze politiche parlano di Quirinale perchè vogliono elezioni politiche anticipate fra quattro mesi. E questo non è un bene per il Paese – avverte il ministro pentastellato – Siamo ancora in piena campagna vaccinale, la lotta al coronavirus non è finita, il Pnrr con tutte le riforme che stiamo avviando sono da realizzare”, chiarisce. Di Maio, poi, accusa il centrodestra di aver usato il ddl Zan per preparare il terreno per futuro ‘asse’ con Italia viva. “Qui c’è gente che ha usato il ddl Zan per contarsi sul Quirinale”,

sostiene.

Ieri era stato Giuseppe Conte a escludere l’ipotesi di un voto politico anticipato. “Se si dovesse realizzare la prospettiva di Draghi al Quirinale non dobbiamo pensare che sia automatico che si vada a elezioni”, aveva detto il presidente del Movimento 5 stelle. “Pensare anche di eleggere un presidente e un attimo dopo andare a votare non è nell’ordine delle cose”. 

Avanti con il governo Draghi: questa, la linea maestra che il segretario del Pd, Enrico Letta, ha indicato nei giorni scorsi durante la direzione del partito.

“Coerenza e linearità è l’unico modo per uscire da questa complicata situazione. Ha pagato prezzo anche nei confronti del Paese chi non ha tenuto questa linearità esprimendo sentimento che non avevano

un legame profondo con le scelte da fare. Quindi avanti con il governo Draghi su questa strada”, ha detto Letta.

“La cosa peggiore che possa capitare è che adesso, dopo le elezioni, la politica si metta esclusivamente a parlare di Quirinale e legge elettorale. Noi non saremo quella politica. Di Quirinale si parlerà dopo che la legge di bilancio sarà approvata. La mia analisi è che fino al Quirinale il centrodestra non si muoverà da nessuna parte, Berlusconi ha scelto di farsi prendere in giro da Salvini e Meloni e di chiudersi in questa grande finzione fra di loro, che bloccherà tutto”.

Nell’area di centrodestra, non mancano i ‘distinguo’. Mario Draghi “sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica”, ha chiarito nei giorni scorsi

Berlusconi. “Mi domando se il suo ruolo attuale, continuando nel tempo, non porterebbe più vantaggi al nostro Paese, ha tenuto a sottolineare il Cavaliere. E a chi gli chiedeva come si vedrebbe nel ruolo di capo dello Stato, l’ex premier ha risposto parlando di sè in terza persona: “Berlusconi lo vedo in forma, dopo un po’ di acciacchi dovuti al Covid. Per il momento non ha idee a riguardo”.

Per quanto riguarda Fratelli d’Italia, subito dopo il risultato delle Amministrative, Meloni ha lanciato una sfida al Pd: eleggiamo Draghi al Quirinale e andiamo a votare nel 2022. FdI, primo nei sondaggi, sembra l’unico partito ad avere ansia di andare alle elezioni anticipate.

Mentre, tra i centristi di centrodestra, si coltiva il sogno di un ‘Draghi bis’ a Palazzo Chigi, anche dopo il 2023. “Se Draghi deve stare a Palazzo Chigi, non ci deve stare ancora solo un anno perché non serve a niente: deve restare anche la prossima legislatura”, è la posizione del presidente ligure Giovanni Toti. Anche se, ha avvertito subito dopo “è evidente che, tra l’opzione di vedere Draghi sostanzialmente sparire dalla scena nella primavera del 2023 oppure vederlo al Quirinale per i prossimi sette anni, andrebbe meglio la seconda. Se è l’unica opzione, allora viva Draghi al Quirinale, se ce n’è un’altra, allora i partiti si devono incaricare di costruirla”.

Infine, Italia viva. “Quirinale? Non lo vengo a dire certo mesi prima, a febbraio ne discuteremo. Al Quirinale chi entra Papa esce cardinale come al conclave”, aveva detto Matteo Renzi nei mesi scorsi, mentre sui giornali fioccano i retroscena su un eventuale asse tra lui e Salvini a sostegno di candidati come Pierferdinado Casini o Marcello Pera. Di certo, Iv ha smentito che voterebbe Berlusconi al Colle.

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