My Name My Right!

Attualità & Cronaca

Di

Avv. Giovanna Barca – Le Avvocate Italiane

Sono giorni di polemiche per la no approvazione del DD Zan, ma ci dimentichiamo, a volte, di avere una Carta Costituzionale che ci rammenta i nostri diritti e le nostre tutele in qualità di essere persone.

La Cassazione, Sezione Prima, nell’ordinanza 17 febbraio 2020, n. 3877 ha stabilito che chi cambia sesso può scegliere liberamente il nuovo nome, purché ciò non violi le disposizioni normative o i diritti di terzi.

Questa ordinanza va ricordata anche per le statuizione in materia di transizione ivi contenute.

In primis, la Cassazione ribadisce che non è necessario per ottenere la rettifica dell’attribuzione di sesso che il richiedente sia stato sottoposto al trattamento chirurgico che rimuove gli organi genitali primari, ridefinendoli.

Vediamo, riportandoli, i passaggi più significativi della citata ordinanza: “ La Corte d’appello, riformando la decisione di primo grado, richiamate le pronunce della Consulta (sentenze nn. 221/2015 e 180/2017) e di questa Corte (Cass. 15138/2017), ha ritenuto sussistenti i presupposti per dar luogo alla rettificazione prevista dalla L. n. 164 del 1982, articolo 1 non rappresentando presupposto imprescindibile il trattamento chirurgico di modificazione dei caratteri sessuali anatomici primari ed avendo accertato che non corrispondono piu’ al sesso attribuito nell’atto di nascita i caratteri sessuali ed identitari attuali del ricorrente, cosi’ disponendo la rettificazione di attribuzione di sesso da maschile a femminile, con conseguente ordine all’Ufficiale di Stato Civile di provvedere alle necessarie rettifiche sul relativo registro. All’attribuzione all’attore del sesso femminile deve necessariamente conseguire anche l’attribuzione di un nuovo nome, corrispondente al sesso.”

L’ultima frase è davvero significativa.

Precisato che non occorre alcun intervento chirurgico per ottenere il diritto a rettificare il proprio sesso, si sottolinea che dall’attribuzione del sesso femminile discende anche il diritto a scegliere liberamente il proprio nome.

E tale diritto, rammenta la stessa Corte, è un diritto costituzionale. Ecco il passaggio “ Non emergono obiezioni al fatto che sia la stessa parte interessata, soggetto chiaramente adulto, se lo voglia, ad indicare il nuovo nome prescelto, quando non ostino disposizioni normative o diritti di terzi, attesa l’intima relazione esistente tra identità sessuale e segni distintivi della persona, quale il nome. La Corte Costituzionale, nella sentenza n. 120/2001, ha chiaramente affermato che il nome inteso come il primo ed immediato segno distintivo, costituisce uno dei diritti inviolabili della persona protetti dalla Carta ex articolo 2 Cost., cui si riconosce il carattere di clausola aperta, con conseguente possibilita’ di evincere, dalla lettura combinata dell’articolo 6 c.c., comma 3, e degli articoli 2 e 22 Cost., la natura di diritto soggettivo insopprimibile della persona.

L’ordinanza della Corte di Cassazione, prima sezione civile, del  17 Febbraio 2020 è intervenuta fermamente a difendere il diritto costituzionalmente garantito di scegliere liberamente il proprio nome, inteso come primo ed immediato segno distintivo della persona, oltre a dare una corretta interpretazione della legge sulla rettificazione di sesso.

Lasciando il mondo delle norme giuridiche, ed immergendoci nella realtà quotidiana, ed, in particolar modo in quella scolastica, troviamo esempi di grande civiltà e rispetto dei principi di costituzionalità, dimostrando che gli artefici dei veri cambiamenti della società e la voglia di affermare veramente i propri diritti è una richiesta prioritaria dei giovani.

Infatti,  ha fatto molto parlare la notizia che al liceo “Scacchi” di Bari, il quale insieme ad altri istituti come il Ripetta di Roma o il Marco Polo di Venezia, hanno adottato il progetto “carriera alias”, confermando il principio che la scuola deve essere un ambiente sereno e lontano dalle discriminazioni.  Gli studenti trans saranno liberi di abbandonare il loro deadname e di scegliere il nome di elezione che li accompagnerà lungo tutta la loro carriera scolastica, anche prima  dell’emissione della sentenza del giudice per il cambio anagrafico di genere sui documenti scolastici, come il registro elettronico o il libretto delle assenze.

Uno strumento utile per la privacy e rispettoso della dignità dei ragazzi trans, spesso costretti a dover “giustificare” un nome non conforme al genere (con tutte le implicazioni negative sulla privacy) e a dover vivere situazioni spiacevoli lesive della propria dignità, come il misgendering da parte di compagni di classe o professori (ovvero il riferimento al sesso biologico e non al genere).

Questo strumento dovrebbe facilitare l’inserimento degli strumenti trans nella comunità scolastica proteggendo la privacy e garantendo il rispetto della dignità dell’individuo, la correttezza nei rapporti interpersonali e il “reciproco rispetto delle libertà e all’inviolabilità della persona“.

Come funziona la Carriera Alias?

Può essere richiesta, contestualmente o successivamente all’iscrizione, dall’alunno maggiorenne, o dai genitori dell’alunno maggiorenne, che dimostri di aver cominciato un percorso medico e/o psicologico “teso a consentire l’eventuale rettificazione di attribuzione di sesso e desideri utilizzare un nome diverso da quello anagrafico“.

La scuola, secondo il regolamento d’istituto, si impegna ad attivare la “Carriera Alias” per lo studente o la studente che la richiederà e l’identità elettiva sarà l’unica visibile internamente a tutti i servizi didattici dei docenti e dello studente, andando a sostituire in tutto e per tutto il deadname, ossia il nome anagrafico non ancora modificato con sentenza non più rappresentativo per l’alunno o l’alunna. Può essere disattivata dalla persona richiedente.

La valenza dell’identità alias, tuttavia, è applicata solamente al contesto scolastico, ma non può estendersi ai documenti scolastici aventi efficacia esterna, come il diploma: per quello occorrerà attendere la sentenza di rettificazione anagrafica del tribunale.

Troppi sono stati i fenomeni di bullismo e di violenza in ambito scolastico che hanno visto vittime parecchi ragazzi e ragazze trans: questa innovazione portata dalla carriera alias potrebbe prevenirli, ma sicuramente andrebbe accompagnato da percorsi di informazione sui diritti costituzionalmente garantiti ma anche da percorsi di supporto psicologico per i giovani e le loro famiglie per attivare un cambiamento vero e durevole nel tempo!

foto Ansa

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