Addio a Richard Leakey, leggendario ‘papà’ dell’Homo Erectus

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Addio a Richard Leakey, leggendario ‘papà’ dell’Homo Erectus.

Appassionato ambientalista, si era battuto a lungo anche contro i bracconieri di elefanti, negli anni 70 partecipò agliscavi in Africa che portarono al ritrovamento dei crani dell’Homo Habilis e dell’Homo Erectus.

 È morto Richard Leakey, il carismatico paleontologo famoso per le sue scoperte dei fossili dei primi ominidi. Il leggendario scienziato, rimasto molto vitale fino all’ultimo, era da anni in cattive condizioni di salute (soffriva di un cancro alla pelle, ma aveva anche di problemi epatici e renali) ed è deceduto all’età di 77 anni.

Nato nel 1944, Leakey era destinato dalla nascita alla paleontologia essendo figlio di Louis e Mary Leakey, probabilmente i più famosi al mondo tra gli scopritori di fossili ancestrali.

Ed è stato egli stesso determinante nella comprensione delle origini dell’umanità in Africa: pur senza una formazione specifica in archeologia, Leakey infatti partecipò agli scavi che, negli anni ’70, portarono al ritrovamento dei crani dell’Homo Habilis (vissuto 1,9 milioni di anni fa) nel 1972 e, tre anni più tardi, di quello dell’Homo Erectus (1,6 milioni di anni fa).

Appassionato ambientalista, si era battuto a lungo anche contro i bracconieri di elefanti. 

Ma la sua scoperta più importante fu nel lago Turkana, sempre in Kenya, nel 1984, quando trovò uno scheletro quasi completo di un Homo erectus, battezzato “il ragazzo di Turkana”.

Impegnato fin dagli anni ’80 nella lotta al bracconaggio di elefanti e al commercio di corna d’avorio, fu nominato dall’allora presidente keniano, Daniel arap Moi, alla guida del Wildlife Service keniano (il Kws nell’acronimo in inglese).

Proprio quell’anno, ebbe una spettacolare trovata di comunicazione, perché diede alle fiamme un’enorme pira di avorio, 12 tonnellate di zanne, per dimostrare che, una volta staccate dal pachiderma, non hanno alcun valore; poi, per rafforzare la protezione degli elefanti armò pesantemente i ranger del Kws, affiancandoli con elicotteri da avvistamento e dando loro, su autorizzazione del presidente Moi, l’ordine di ‘sparare per uccidere’.  

Nel 1993 rimase coinvolto in un terrificante incidente con il suo aereo Cessna nella Rift Valley, la zona keniana dove si era fatto un nome; sopravvisse ma perse entrambe le gambe.

“All’epoca ricevevo continue minacce di morte e vivevo con guardie armate, ma decisi di non drammatizzare e non dirmi ‘hanno cercato di uccidermi'”, raccontò nel 2015 al Financial Times.

“Ho scelto di continuare a vivere”. Ad un certo punto entrò anche in politica unendosi alle molte voci critiche del regime corrotto dell’autocrate Moi; ma la sua sfida al presidente fu di breve durata ed anzi, Daniel arap Moi, nel 1998 lo convinse a mettersi a capo di un organismo di lotta alla corruzione, compito che si rivelò rapidamente complicato tanto che due anni dopo Leakey gettò la spugna.

Devastato dal cancro alla pelle e dalle diverse malattie, l’appassionato e carismatico keniano ha trascorso gli ultimi anni della sua vita producendo vino nella sua fattoria nella Rift Valley.

AGI – Agenzia Italia

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

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