Cresce il pressing dei presidi sul governo per rinviare il rientro in classe.
Oltre un quarto dei dirigenti scolastici ha firmato (in sole 24 ore) l’appello per il ricorso alla Dad, visto l’aumento dei contagi degli ultimi giorni. Almeno fino a inizio febbraio. Il sottosegretario Sasso: “La tossicità digitale tra i ragazzi è in crescita, non possiamo riaffidarci a questa Dad emergenziale”.
Pressing dei presidi sul governo per rinviare di due settimane il ritorno in presenza a scuola. Il 10 gennaio è alle porte e i dirigenti scolastici marcano sempre più stretto l’esecutivo che al momento tira dritto sull’intenzione di far tornare, lunedì prossimo, gli alunni sui banchi di scuola.
“L’obiettivo di tutto il pacchetto” approvato in Cdm “e in particolare per la scuola è di tornare in presenza e sicurezza. E così, è assolutamente chiaro” ha ribadito ieri il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Ma una lettera-appello dei presidi punta ad incrinare le certezze dell’esecutivo. “La situazione è ingestibile”, per l’impennata dai contagi, e per questo servono due settimane di Dad, il cuore del testo indirizzato a Draghi, Bianchi e ai presidenti delle Regioni.
Un documento, nato come un’iniziativa autonoma di una quindicina di dirigenti scolastici, ma poi dilagato sul web nelle ultime 24 ore con ben 2150 adesioni (destinate a crescere) a questa mattina, vale a dire oltre un quarto dei presidi (sono 8000) attualmente in servizio.
Per i dirigenti scolastici “una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane e’ sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provochera’ con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa. Lo vogliamo sostenere con forza, decisione e con la consapevolezza di chi è responsabile in prima persona della tutela della salute e della sicurezza di migliaia di persone”.
Inoltre, “l’andamento del contagio con la nuova variante del virus colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione, anche con conseguenze gravi, e il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi. Sappiamo – si conclude nella lettera – che il virus si trasmette per aerosol e che l’ambiente classe è una condizione favorevolissima al contagio”.
A sostenere le ragioni di colleghi c’è anche l’Associazione nazionale presidi che propone la Dad fino ad inizio febbaraio per spingere le vaccinazioni dei bambini e punta il dito contro le difficoltà nel tracciamento e sui ritardi nei tamponi. “Ho l’impressione che la tempistica dei tamponi e del tracciamento non riesca a migliorare rispetto al passato. Questo crea problemi”, il pensiero di Antonello Giannelli, presidente dell’Anm.
Sul piede di guerra anche i sindacati. “È sbagliato discriminare tra gli studenti vaccinati e non. Abbiamo sempre chiesto valutazioni su dati certi – afferma il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – quei dati relativi al contagio nelle scuole e agli effetti della pandemia, che da due anni ancora non si conoscono. Sappiamo solo da ciò che arriva dalle scuole, dalle situazioni reali, un vero e proprio grido di dolore in merito alle misure varate dal Governo per il rientro in classe. Siamo in una situazione di grande difficoltà ed incertezza e queste nuove norme non aiutano certo a programmare e organizzare il lavoro e dare certezze a famiglie e studenti“.
A ribadire, invece, la posizione dell’esecutivo è il sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso. “Il governo – ha spiegato in un’intervista a Repubblica – ha sempre detto che avrebbe garantito la didattica in aula, e io sono d’accordo. Le autorità sanitarie e scientifiche ci consegnano un quadro di vaccinati alti tra i docenti e gli studenti sopra i dodici anni e di alunni con il Covid a meno dell’un per cento”.
Per il sottosegretario “il problema è che il milione di docenti italiani non è tutto pronto per questa nuova didattica, non è stato formato per trasmettere il sapere in via digitale. La Didattica a distanza, poi, per i ragazzi disabili è solo un male. E segnalo che i reparti di neuropsichiatria infantile si stanno riempiendo. La tossicità digitale tra i ragazzi – conclude Sasso – è in crescita, non possiamo riaffidarci a questa Dad emergenziale”.
AGI – Agenzia Italia
Redazione Corriere di Puglia e Lucania