Addio a Ronnie Spector, se ne va l’icona di “Be my baby”

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Addio a Ronnie Spector, se ne va l’icona di “Be my baby”.

Aveva 78 anni la fondatrice delle Ronettes: dai pub ai preconcerti delle ‘grandi band’ fino a una carriera tutta sua.

Le prime parole della canzone, quel “The night we met I knew I needed you so”, hanno attraversato la storia della musica e del cinema per quasi sessant’anni, e adesso hanno perso la sua interprete: Ronnie Spector, leader del gruppo pop The Ronettes, è morta. Aveva 78 anni.

A dare l’annuncio è stata la famiglia con un comunicato: “Il nostro angelo sulla terra, Ronnie, ci ha lasciato oggi dopo una breve battaglia con il cancro. E’ rimasta con la sua famiglia, tra le braccia del marito, Jonathan. Ronnie ha vissuto la sua vita in un battito di ciglia, con ironia e con il sorriso”.

Pettinatura stravagante e voce melodrammatica, negli anni ’60 Spector fu tra le grandi protagoniste della musica pop americana. “Be my baby”, uscita nel ’63, resta il pezzo cult assieme a “Baby I love you” e “Walking in the rain”, a cui sono seguiti brani natalizi.

Ma nella vita di Ronnie ci sono state anche profonde ferite, come il tumultuoso matrimonio con il produttore della band, Phil Spector, poi arrestato per omicidio, morto il 16 gennaio di un anno fa.

A distanza di dodici mesi è toccato a Ronnie, nata a New York nel ’43, destinata a emergere fin da subito, con i suoi cromosomi un po’ afro, un po’ nativi, un po’ irlandesi. “Quando non sei come tutti gli altri – aveva raccontato in un’intervista nel 2019 – sei destinato ad avere problemi a scuola. Io venivo picchiata perché apparivo diversa da tutti”.

Nel 1957, ad appena 14 anni, aveva formato la band al femminile, chiamandola Ronettes. Con lei, la sorella maggiore, Estelle, e la cugina Nedra Talley, il trio si era esibito in un pub newyorkese, fino a quando la sorella non aveva ottenuto un’audizione con Phil Spector, che scritturò la band e cominciò a scrivere con loro brani diventati epici come “Be my baby”, il primo a scalare le classifiche fino al secondo posto negli Stati Uniti.

La canzone apparirà in “Mean streets” di Martin Scorsese e in “Dirty Dancing”. Per anni la band americana si esibì prima dei concerti dei Beatles e dei Rolling Stones. Keith Richards, quando le Ronettes vennero inserite nella Hall of Fame del Rock and Roll, nel 2007, aveva commentato: “Non avevano bisogno di niente. Mi toccarono il cuore in pieno e ancora continuano”.

Dal ’67 Ronnie aveva proseguito la carriera da sola, duettando con George Harrison e, negli anni ’70, con Bruce Springsteen.

Voce senza tempo, grande carisma sul palco, Ronnie continuò a essere attuale anche alla fine degli anni ’90, quando avviò una collaborazione con il leader dei Ramones Joey Ramone. Il suo disco più recente è stato English Heart, uscito nel 2016.

Il romantico rapporto con Phil Spector era cominciato nel ’63, prima come relazione clandestina, poi ufficialmente, con il matrimonio nel ’68. Phil, però, oltre ad avere talento artistico, si era rivelato un paranoico che più volte aveva minacciato di uccidere la cantante.

Lei, alla fine, decise di lasciarlo nel ’72, avviando da quel momento una battaglia legale per le royalties sui brani. Nel 2000 l’ex coppia trovò un accordo. Il produttore accettò di darle 2,6 milioni di dollari.

Dall’82 Ronnie era sposata con il suo manager, Jonathan Greenfield, un matrimonio durato fino alla morte della cantante. La famiglia ha chiesto di destinare i soldi per i fiori a donazioni per case di accoglienza per le donne e o alla American Indian College Fund.

Una volta passato il primo momento di lutto, ha fatto sapere la famiglia, verrà organizzata una celebrazione. E “Be my baby” tornerà a far sognare i suoi fans.

AGI – Agenzia Italia

Redazione Corriere di Puglia e Lucania 

Corriere Nazionale

 

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