La classe politica italiana e i suoi limiti

Politica

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La nostra classe politica sta mostrando suoi limiti in un momento che dovrebbe richiamare tutti al rispetto delle regole costituzionali. In queste ore vediamo che i partiti politici non vogliono al Quirinale un soggetto terzo, un arbitro al difuori degli schemi usuali. Ogni partito vuole un Presidente della Repubblica che si appalesi quale dodicesimo calciatore della sua squadra. Non un arbitro, dunque, ma un supporto agli interessi di parte. I quali non coincidono quasi mai con gli interessi generali.

Uno dei principi costituzionali palesemente violati è quello della solidarietà che la Costituzione pone a fondamento dei diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.

Apparentemente può sembrare che la solidarietà tenda alla tutela dei singoli, ma ad una lettura più attenta si coglie il vero significato di un principio che dovrebbe stare a cuore di tutti: la solidarietà si realizza concretamente solo in un quadro generale che la ponga al centro degli interessi generali.

Venendo all’attualità i GRANDI ELETTORI hanno rivelato che hanno a cuore solo gli interessi particolari di bottega, che a lungo andare subiranno un tracollo evitabile solo nella realizzazione degli interessi generali della collettività nazionale ed europea. Ne segue che la solidarietà non può essere inquadrata nel concetto di carità cristiana, ma nella realizzazione di una società sana e robusta nella quale siano riconosciuti e garantiti i diritti inviolabili dell’uomo. E, dunque, scelgano quale Presidente della Repubblica una personalità che abbia a cuore la salute collettiva nella quale possano trovare maggiore tutela anche gli interessi particolari che non siano di ostacolo all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Qualche politico, che mostra qualche resistenza all’andazzo generale, ha fatto il nome di una signora che ha svolto e svolge ruoli di grande prestigio nella pubblica amministrazione senza mai legarsi a interessi di partiti, tanto che ha ben operato collaborando con tutti i Governi, di ogni colore, meritandosi lodi e fiducia sia per la sua cultura istituzionale sia per l’impegno con cui si è profusa in campo internazionale. Allora perché non sceglierla? Ai lettori la risposta.

Raffaele Vairo

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