In Russia Sanremo è il ricordo ‘nostalgico-kitsch’ dell’Urss

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Il Festival “riguarda il passato, ma in molti russi continua a rievocare brani e melodie, che sono come depositati nelle nostre teste”, racconta in un’intervista all’AGI Ivan Urgant.

AGI – Sono passati quasi 40 anni da quando il festival di Sanremo veniva trasmesso in Urss, aprendo uno spiraglio di evasione e leggerezza nella cortina della censura sovietica sulla musica occidentale. Oggi, per seguire in Russia lo spettacolo canoro più celebre del nostro Paese serve come minimo una Vpn per connettersi al sito Raiplay ed essere dei veri ‘aficionados’, per reggere i tempi di uno spettacolo che, con le due ore di differenza di fuso orario, tracima nella notte fonda moscovita.

Ormai, il nome ‘Sanremo’ all’orecchio di un giovane russo è associato per lo più a eventi come ‘Sanremo al Cremlino’, ‘Sanremo per voi’, spettacoli tra il nostalgico e il kitsch, che vedono esibirsi le vecchie glorie della musica leggera italiana, ancora popolari nello spazio ex sovietico: da Toto Cutugno ad Al Bano, passando per Ricchi e Poveri e Riccardo Fogli.

Sanremo riguarda il passato, ma in molti russi continua a rievocare brani e melodie, che sono come depositati nelle nostre teste”, racconta in un’intervista all’AGI Ivan Urgant, 43 anni, tra i più celebri conduttori della Tv russa e ideatore degli show ‘Ciao 2020’ e ‘Ciao 2021’ che, ispirandosi a realtà come i Sanremo degli Anni 70-’80, da due anni celebrano il Capodanno sul Primo Canale della tv pubblica. Con il suo alter ego Giovanni Urganti – che padroneggia un esilarante italiano e si destreggia tra luci, cantanti pseudo-italaliani, ballerine e paillettes – si è conquistato la fama anche in Italia; c’è chi lo vorrebbe conduttore al posto di Amadeus e chi lo critica per giocare su stereotipi offensivi e volgari, senza comprendere fino in fondo che si tratta i un sincero omaggio alla leggerezza e distrazione che la musica italiana ha rappresentato per i cittadini sovietici e che ancora “riporta molti russi alla loro gioventù”.

“Sanremo veniva trasmesso, quando ancora non avevo iniziato a guardare la televisione, eppure i vincitori e i loro vinili me li ricordo tutti: Pupo, Matia Bazar, Gianni Morandi, Al Bano e Romina Power, Ricchi e Poveri, Toto Cotugno sono nomi comuni qui“, ricorda Urgant accennando melodie qua e là per ogni artista citato

“La parola Celentano si può dire sia russa: il suo disco ‘Soli’ lo conoscono tutti, qui è stato uno dei più venduti negli Anni ’80, sono sicuro che neppure gli italiani lo conoscono bene come noi”, aggiunge canticchiando in italiano ‘Soli, la la la la la ra..’. Soli, insieme a ‘L’italiano (lasciatemi cantare)’ di Toto Cotugno, meritano il disco di platino in Russia”.

Dagli Anni ’90, con la fine della Guerra Fredda, il crollo dell’Urss e l’apertura al mondo, la musica italiana cade nell’oblio: “Da allora, fino ai Maneskin, in Russia non si conoscevano molto i nuovi gruppi e cantanti italiani, tranne alcuni big come Zucchero, Ramazzotti e forse Tiziano Ferro; non posso dire di conoscere veramente i partecipanti dell’edizione di quest’anno, tranne Gianni Morandi”. “In passato”, fa notare Urgant, “bastava sentire due note e subito riconoscevi che era musica italiana, oggi si può dure che stai ascoltando cantanti italiani solo per la lingua che usano nei brani, tutto il resto assomiglia a qualunque altra musica del resto del mondo”.

Sui Maneskin, però, Urgant si accende. Li ha conosciuti di persona a settembre quando, freschi del successo all’Eurovision, sono stati ospiti del suo suo late show ‘Vechernyj Urgant’, il programma per cui spesso viene definito il Jimmy Fallon russo. “Mi sono piaciuti molto, non sono semplicemente italiani, sono artisti di livello internazionale, mi piace il loro amore per il rock, le chitarre, la batteria, ma anche la loro estetica. Hanno un grande pubblico in Russia, la loro presenza in trasmissione ha generato un furore simile solo a quando è venuta Billie Eilish”.

Tra i cantanti italiani del passato, che vorrebbe nel suo show a Mosca, Urgant sceglie senza esitazione Pupo: “Sarebbe fantastico, la sua ‘Gelato al cioccolato’ è diventata popolare su TikTok e poi mi piacerebbe anche Riccardo Fogli”.

Se, invece, fosse Sanremo a voler invitare qualche artista dalla Russia? “Sarebbe interessante uno dei gruppi di ‘Ciao 2020′, che è piaciuto cosi’ tanto in Italia (oltre 11,7 milioni di visualizzazioni), per esempio i Little Big con la loro versione di ‘Mamma Marià dei Ricchi e Poveri”. Per ora, nessuno ha chiamato Urgant a condurre Sanremo (“conosco Amadeus perchè spesso mi paragonano a lui e ho studiato i programmi di Fiorello, perchè 15 anni fa volevamo fare uno show simile ai suoi”), ma a marzo è previsto il suo arrivo in Italia per partecipare a uno spettacolo televisivo, di cui non rivela il nome.

“Sul nostro lavoro c’è interesse nel vostro Paese (nel 2021 ha ricevuto anche l’onorificienza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia), ma la cosa che più mi fa piacere di questo esperimento degli show condotti e cantati in italiano è che ha creato ponti: guardo i commenti degli italiani sul web che scrivono in russo ‘spassiba’ (grazie) e quelli dei russi che rispondono in italiano ‘vi amiamo’, per me è già un successo se a un pò di russi verrà la curiosità di vedere Sanremo e conoscere chi sono per esempio Mahmoud e Blanco e se, a loro volta, un pò di italiani avranno voglia di venire a conoscere la Russia”.

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