Economia: pesa il fallimento dei colloqui in Turchia

Economia & Finanza

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AGI – Nuova battuta d’arresto per i mercati, che tornano volatili e in calo. Il rally di mercoledì appare ormai superato, mentre pesano il fallimento dei colloqui in Turchia tra il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba e l’omologo russo Serghei Lavrov, che rende più buie le prospettive di guerra, il rialzo dell’inflazione Usa, che a febbraio sale del 7,9% ai massimi da 40 anni e pare non aver ancora raggiunto il picco, e la posizione da ‘falco’ assunta ieri dalla Bce, che accresce i timori per le strette monetarie in arrivo negli Usa e in Europa.

In Asia Hong Kong cede l’1,6% dopo essere crollata in precedenza del 3,5%, trainata giù dai titoli di Yum China e di altre quattro aziende che calano a picco dopo essere state coinvolte in una disputa contabile tra Pechino e Washington.

Yum China, che detiene i ristoranti di Kfc, Taco Bell e Pizza Hut in Cina, ha perso oltre il 10% a New York e cede intorno al 9% a Hong Kong dopo aver reso noto che potrebbe essere esclusa dalla quotazione a Wall Street entro il 2024 dopo che le autorità Usa l’hanno accusata di non aver fornito l’accesso ai documenti di audit. Tokyo scende del 2,05%, mentre Shanghai segna un debole +0,15%.

I future a Wall Street sono poco mossi, dopo una chiusura negativa, appesantita dal nuovo balzo dell’inflazione statunitense, che ha offuscato i forti guadagni (+5%) di Amazon, dopo un super-split azionario. A Washington il Senato ha approvato in via definitiva il provvedimento da 1.500 miliardi di dollari che evita lo shutdown e stanzia 14 miliardi di dollari per l’Ucraina. In Europa i future sull’EuroStoxx 50 sono deboli dopo le decisioni della Bce, che ha annunciato una riduzione degli acquisti e più aggressività sui tassi.

La mossa non è piaciuta ai listini del Vecchio Continente, che ieri hanno bruciato 156 miliardi di euro, con Parigi a -2,83%, Francoforte a -2,93% e Milano, maglia nera, crollata del 4,20%. Male anche lo spread, salito a 163 punti, mentre il rendimento del Btp si è impennato all’1,897%. “Una Lagarde meno accomodante del previsto” ha messo in allarme il mercato obbligazionario che, commentano gli analisti di Ig, “ha registrato un forte rialzo dei rendimenti dei bond decennali nell’Eurozona, soprattutto negli stati più indebitati”.

Altalenante l’andamento del greggio, che non è più in caduta libera, dopo il crollo del 13% di mercoledì, legato alle attese che altri produttori possano colmare l’eventuale gap di forniture della Russia. Ora procede in rialzo sui mercati asiatici.

Bce taglia gli acquisti e collega il rialzo tassi ai dati

La Bce prende atto che con la guerra i rischi per l’economia europea sono cresciuti ed è diventata più ‘falco’. “L’invasione dell’Ucraina rappresenta uno spartiacque per l’Europa” ha detto il presidente della Bce, Christine Lagarde, che si è presentata in conferenza stampa in versione battagliera con una spilla con i colori dell’Ucraina sulla giacca. Lagarde ha puntualizzato che, con la guerra, “la situazione è cambiata” e, a sorpresa, ha annunciato che, a fronte di un’inflazione più resistente del previsto e in un’ottica di “normalizzazione”, nei prossimi mesi farà meno acquisti. Sui tassi l’istituto chiarisce che sicuramente ci sarà un rialzo, ma sulla tempistica si mantiene vago, lasciandosi le mani più libere di prima.

Il mese scorso la Bce collegava il rialzo dei tassi alla fine del Qe, ora invece anticipa la fine del Qe ma dice la stretta inizierà “qualche tempo” dopo la fine dell’App, il piano d’acquisti e “sarà graduale”, cioè dipenderà dai dati. Più nel dettaglio la Bce ha deciso di accelerare il tapering, riducendo il ritmo degli acquisti dai 40 miliardi di aprile, ai 30 di maggio, fino ai 20 di giugno, affermando di fatto che, se l’inflazione si manterrà alta, l’App, il piano di acquisti, potrebbe terminare nel terzo trimestre. A febbraio la Bce aveva deciso una riduzione degli acquisti più lenta: 40 miliardi nel secondo trimestre, 30 nel terzo e 20 da ottobre fino a dicembre. A quel punto avrebbe potuto scattare la stretta, che ora invece, dal terzo settembre in poi avverrà in modo graduale e in base ai dati, cioè più discrezionalmente. La Bce cambia le sue stime e, a fronte di una crescita che passerà dal 3,7% quest’anno al 2,8% del 2023 e all’1,6% nel 2024, indica un’inflazione che scende dal 5,1% nel 2022, al 2,1% l’anno prossimo e all’1,9% nel 2024.

In pratica afferma che nel 2024 l’inflazione scenderà sotto il 2%. L’istituto ha inoltre annunciato che “in considerazione del contesto altamente incerto causato dall’invasione russa dell’Ucraina e del rischio di ricadute regionali”, estenderà la linea di pronti contro termine dell’Eurosistema per le banche centrali fino al 15 gennaio 2023. La linea consente di fornire liquidità in euro alle banche centrali al di fuori della zona della moneta unica. Lagarde aggiunge che la guerra in Ucraina avrà un “impatto materiale sull’attività economica” a causa dei prezzi dell’energia più elevati, dell’interruzione del commercio e della fiducia più debole.

L’inflazione Usa sale al top da 40 anni a febbraio

I prezzi al consumo negli Stati Uniti in febbraio sono saliti dello 0,8% su gennaio e del 7,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, attestandosi ai massimi da 40 anni. I dati sono in linea con le attese degli analisti e mostrano un’accelerazione rispetto al +7,5% di gennaio. L’inflazione negli Stati Uniti “ha raggiunto il nuovo massimo degli ultimi 40 anni e presto si avvicinerà al 9% quando l’aumento dei prezzi delle materie prime e del costo del lavoro delle imprese verrà trasferito ai consumatori”, commenta James Knightley, Chief International Economist di Ing. La guerra tra Russia e Ucraina “crea incertezza, ma l’economia statunitense ha un forte slancio e sembra resistente”, continua l’economista, che si attende “sei rialzi dei tassi sui Fed Funds da 25 punti base quest’anno”.

Sull’inflazione Biden e Putin ieri hanno polemizzato. “La Russia e la Bielorussia – ha detto Putin – sono tra i più grandi fornitori di fertilizzanti minerali nei mercati mondiali. Se continuano a creare problemi con i finanziamenti, le assicurazioni, la logistica, la consegna dei nostri prodotti, allora i prezzi, che sono già esorbitanti, cresceranno ancora”. Insomma, secondo il leader del Cremlino, le sanzioni alla Russia potrebbero provocare un ulteriore aumento dei prezzi alimentari a livello mondiale.

Joe Biden, ha replicato al leader russo contrattaccando. “La galoppata dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, saliti in febbraio del 7,9% ai massimi da 40 anni – ha detto – ci ricorda che le famiglie americane iniziano a sentire l’effetto dell’aumento dei prezzi causato da Putin”. “Ci saranno costi da sostenere per le dure sanzioni che stiamo imponendo in risposta alla guerra ingiustificata di Putin – ha aggiunto – ma gli americani sappiano che i costi che imponiamo a Putin e ai suoi sodali sono molto più devastanti rispetto a quelli che noi siamo chiamati a fronteggiare”.

Questa settimana il presidente statunitense ha annunciato lo stop all’importazione di gas e petrolio dalla Russia, provocando un’impennata dei prezzi degli idrocarburi a livello globale. Biden stesso ha promesso di fare il possibile per contenere l’inflazione, ricordando anche la decisione di immettere sul mercato 30 milioni di barili di petrolio dalle riserve strategiche Usa.

Cresce il rischio stagflazione, la prossima settimana Fed rialza tassi

La forte volatilità dei mercati è legata al timore che le vicende belliche e i prossimi rialzi dei tassi possano frenare la crescita senza riuscire a raffreddare l’inflazione. Questo spiega anche l’avversione al rischio degli investitori e spiega l’andamento altalenante dei rendimenti dei Treasury decennali che ieri sono risaliti sopra il 2%, come 4 settimane fa, dopo aver oscillato più recentemente tra l’1,7% e l’1,8%. Anche il rendimento del biennale Usa è salito ieri all’1,7%. E lo spread tra il rendimento del Treasury a 2 anni e quello a 10 anni è sceso ai minimi dall’inizio del 2020, il che è un brutto segno per i mercati che interpretano l’appiattimento della curva dei rendimenti come un segnale di recessione.

Negli scorsi anni le “recessioni” sono sempre state anticipate dall’inversione della curva dei tassi negli Usa. Per ora l’inversione sembra lontana, ma la curva si fa sempre meno “inclinata” e questo indica che il mercato vede all’orizzonte un rallentamento economico e di conseguenza la temibile stagflazione. Che significa? Diciamo che un’economia è in stagflazione, quando soffre non solo per l’assenza di crescita ma anche per un forte rincaro dei prezzi.

“La stagflazione – sostiene Antonio Cesarano, chief strategist di Intermonte Partners – in questo contesto diventa uno scenario sempre più probabile almeno per l’Europa, e successivamente potrebbe interessare anche gli Usa”. In questa fase l’Europa è più a rischio in quanto risente maggiormente dei crescenti prezzi dell’energia, mentre a proteggere gli Stati Uniti è la sua autonomia in termini energetici.

L’effetto stagflazione comporterà un cambio di rotta nella politica delle banche centrali, che dovranno pensare di meno alle strette monetarie e di più a far ripartire l’economia. “Per prima comincerà la Bce – dice Cesarano – tra qualche mese potrebbe essere il turno anche della Fed, che prima pero’ potrebbe tentare di avviare una breve fase di rialzo tassi/riduzione del bilancio”. E la prossima settimana toccherà proprio alla Fed riunirsi per varare, mercoledì 16 maggio, il primo di una serie di rialzi dei tassi. I mercati si aspettano almeno 6 rialzi dei tassi quest’anno, tutti dello 0,25%.

Il titolo di Amazon sale al 5,4% dopo lo split azionario

Il titolo del colosso Amazon è salito del 5,4% a Wall Street, dopo che il gruppo ha annunciato un’operazione di split azionario di 20 a 1, il che significa che ogni detentore di titoli Amazon riceverà 20 azioni per ogni azione posseduta. Amazon ha annunciato anche il via libera del cda a un’operazione di buyback fino a 10 miliardi di dollari. Bank of America ritiene che lo split di Amazon possa spingere altre aziende con azioni pesanti a imitarla. Secondo la banca il prezzo delle azioni splittate in media è salito del 25% nei successivi 12 mesi, contro i guadagni del 9% realizzati dallo S&P 500. Gli split hanno spesso lo scopo di aumentare la liquidità di chi li esercita e di attirare più interesse da parte degli investitori comuni.

Goldman esce dalla Russia

Goldman Sachs intende chiudere le sue attività in Russia, in quella che è una prima per una grande banca di Wall Street in risposta all’invasione in Ucraina. Lo riporta l’agenzia Bloomberg. “Goldman Sachs sta chiudendo le sue attività in Russia nel rispetto dei requisiti regolamentari. Siamo concentrati a sostenere i nostri clienti nel gestire i preesistenti obblighi sul mercato”, afferma Goldman Sachs.

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