“La mia Popasna, città di morti sotto le macerie che nessuno raccoglie più”

Attualità & Cronaca

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Natalya Diyachenko, originaria della città nel Donbass e da anni in Italia, ha saputo giovedì mattina da un vicino di casa che lo zio è stato trovato sotto le macerie. “Nessuno raccoglierà il suo corpo, né gli altri, perché ora è troppo pericoloso farlo sotto le bombe”.

© SERGEY BOBOK / AFP – Bombe nel Donbass

AGI –  “Chi è rimasto mi racconta che a Popasna, e nel Donbass in generale, i cadaveri sono abbandonati sotto le macerie. Nessuno li raccoglie più, troppo pericoloso sotto le bombe. Sono per la maggior parte anziani che non volevano o non sono riusciti a scappare, come mio zio, che aveva 70 anni”.

Non poteva andarsene, aveva problemi a camminare

Natalya Diyachenko, vicepresidente dell’Associazione Europea Italia- Ucraina Maidan, ha saputo giovedì mattina che lo zio Valeri è morto da un vicino di casa che le ha scritto un messaggio spiegandole di averlo trovato tra le rovine di “una città che non c’è più”.

“Ci sono rimasta malissimo – spiega all’AGI Dishenko, che vive a  Reggio Emilia-. Era anche il mio padrino, l’ultima volta l’avevo sentito il 23 febbraio che è la festa dei militari in Ucraina. Ci teneva molto perché è stato un militare per tanti anni”.

Poi ha lavorato come muratore prima di finire sotto una casa crollata.

“Lo zio non poteva andarsene, nemmeno volendo, perché aveva dei problemi alle gambe, faticava a camminare, anche a causa dell’obesità. Tanti anziani invece non prendono nemmeno in considerazione l’ipotesi di scappare. I genitori di una mia amica le hanno detto che vogliono resistere finché possono, ma la resistenza sotto le bombe è difficile”.

“Sono scappati tutti, anche il sindaco”

Così, la città dove Natalya è cresciuta adesso è abitata da morti sepolti o da anziani che sperano in una salvezza quasi miracolosa. Lo zio aveva due figli: uno è morto da ragazzo, cadendo da una scala, l’altro non si sa se sia ancora vivo oppure morto in guerra.

I genitori di Natalya sono riusciti a lasciare il Donbass nei giorni scorsi, lei avrebbe voluto ospitarli a Reggio Emilia, dove vive, ma la madre è stata categorica: mai fuori dall’Ucraina. Ora sta comunque in una zona tranquilla, nel centro del Paese, dove può accudire il marito che aveva avuto un infarto prima della fuga.

“Chissà quando verranno raccolti quei corpi – riflette -. Prima anche alcuni miei amici volontariamente li seppellivano nelle fosse comuni. Ora sono scappati tutti, anche il sindaco. Non so dire se la città sia stata conquistata dai russi. Di certo chi ci viveva è stato costretto ad abbandonarla”.

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