C’è niente da fare, il Bari soffre cronicamente di sindrome da entusiasmo, lo abbiamo scritto dopo la gara contro al Fidelis, lo ribadiamo oggi. Basta un minimo di entusiasmo o il proscenio di una festa, che il Bari perde la bussola e non rispetta le aspettative. E’ sempre così, inutile girarci intorno. La solita, puntuale, maledetta legge di Murphy. Oggi erano previsti festeggiamenti a fine gara, premiazioni, giri di campo, cantanti, coppe, gruppi di suonatori, giri in città con l’autobus aperto in cielo, insomma, c’erano tutte le premesse per coronare con una vittoria la giornata ed il Bari ha perso. Eppure i festeggiamenti, magari meno voluminosi, erano previsti anche a Modena e a Bolzano ed invece loro hanno vinto, il Bari no. Ma chi se ne frega, l’importante è che il Bari abbia abbandonato questa infame categoria.
Record di spettatori oggi al San Nicola, polverizzato quello con la stessa Fidelis Andria.
Prevedibili alcuni cambi in formazione: Frattali in porta, Belli e Mazzotta terzini, Terranova e Di Cesare centrarli, Scavone, Maiello e Mallamo a centrocampo, Botta, Cheddira e Antenucci in avanti. Tutto il resto della truppa in panchina tranne Maita che guarderà la gara dalla tribuna.
Un primo tempo difficile per il Bari che ha accusa il gioco del Palermo che ha gioca bene, a differenza del Bari che ha molte difficoltà nel cercare spazi e gioco, tra l’altro è proprio il Palermo ad avere più motivazioni dei baresi e, infatti, al 25′ Floriano, meritatamente, porta in vantaggio i siciliani dopo che Valente c’era andato molto vicino. Poi ancora il Palermo con De Rose che mette i brividi alla schiena di Frattali.
Bari contratto e costretto a difendersi nella propria metà campo anche con affanno. Certo, fa caldo oggi su Bari e i ritmi ne risentono ma solo per il Bari ad onor del vero. E’ sempre il Palermo a comandare la scena dimostrando di avere una marcia in più dei biancorossi. E’ sui piedi di Scavone, servito da Mazzotta dal fondo, l’unica occasione per segnare ma il bolzanese tira sopra la traversa. In ombra Botta.
Non è il momento di spegnere la luce, nel secondo tempo subito dentro D’Errico e Citro al posto di Scavone e Cheddira. Mignani non vuole certo perdere la partita davanti ad una cornice di pubblico mai così bella, occorre alzare i giri e così è. Timidi segnali di ripresa, il Bari comincia a giocare creando qualche opportunità ma quanto ad occasioni da gol siamo vicino allo zero.
Ma il calcio è strano perché quando meno ce lo si aspetta, ecco un rigore per il Palermo concesso per un fallo di mano all’interno dell’area di rigore di Di Cesare, rigore puntualmente trasformato da Brunori. E’ notte fonda per il Bari che vede svanire il progetto del pareggio e del recupero del risultato negativo.
Arriva un corner ed una percussione di Mallamo che scuote dal torpore il Bari. Antenucci ci prova dal limite dell’area ma il portiere palermitano gli nega la gioia del gol. Sarà l’unica occasione da rete del secondo tempo.
Il Bari comincia a giocare ed il Palermo sembra risentirne evitando di alzare il ritmo limitandosi a giocare per gestire il vantaggio. Ma è troppo tardi, il Bari perde, e pure male, l’ultima gara del campionato lasciando il red carpet al Palermo che, invece, ha meritato la vittoria non tanto per le occasioni procurate (poche) quanto per la gestione della gara e del vantaggio. Ma, tanto, il Bari è in B, i rosanero devono guadagnarsela attraverso i complicati playoff.
Una squadra che vince per valori tecnici superiori, una squadra che resiste alle disavventure che capitano nel corso del campionato, una squadra che è risuscita a reagire alle difficoltà.
Dopo anni di delusioni e di tristezza abbiamo vissuto, anche noi della stampa, come un incubo questa C dalla quale non era facile uscirne. Si è sparato a vuoto la prima cartuccia a Reggio Emilia tre anni fa che avrebbe disegnato uno scenario diverso, poi lo scorso anno da dimenticare, questo anno è andata bene senza soffrire più di tanto, iniziando bene con i gol di Simeri che hanno dato il “la” alla rincorsa, allungando prima della sosta natalizia e poi gestendo il vantaggio con qualche battuta d’arresto che ha anche messo un po’ di ragionevole apprensione, ma non più di tanto.
Si è vinto perché il Bari era la più forte, la più solida e la più forte societariamente, giusto, dunque, uscire da questo limbo e proiettarsi verso la B dove si tornerà a giocare, finalmente, al nord Italia dopo aver battuto campi assurdi tra D e C.
Ci si attrezzerà per fare un campionato importante, ora non si deve pensare di andare in B e vincere al primo colpo il campionato, crediamo sarà giusto pensare di chiudere il torneo tra le prime sette e sarà già un bel risultato. Inutile pretendere la luna dal pozzo sin da subito.
Si può guardare al futuro con fiducia anche se c’è il nodo della multiproprietà da risolvere, ci vuole fiducia, siamo nelle mani di grandi imprenditori che gestiscono le proprie cose con competenza, e in un modo o nell’altro la svolteremo nel migliore dei modi. E’ giusto fino in fondo che questo progetto venga portato avanti dai De Laurentiis, poi se si dovesse finire in un imbuto da dove potrebbe essere difficile uscirne fuori, questa società sicuramente saprà trovare la strada per uscirne fuori. Questo è un Bari che è molto appetibile perché è ben strutturato perché fa ben 25mila spettatori in serie C, un numero da grandi piazze da serie A.
Le paturnie e le pretese del “tutto, maledetto e subito” lasciamole ai pochi, noti, talebani che vorrebbero al timone della società improbabili imprenditorucci locali titolari di negozi commerciali così da scatenare il clientelismo.
Il Bari è una cosa seria, chi vuol seguirlo deve adeguarsi alle scelte dei De Laurentiis, gli unici che possono farci sognare dopo oltre cento anni di stenti e di illusioni.
Massimo Longo