Il modo diverso che hanno Bankitalia e Confindustria di guardare alla guerra

Economia & Finanza

Di

Per l’associazione degli industriali frena la crescita in Europa e soprattutto in Italia. Per il governatore Visco una recessione “è poco probabile” e il conflitto “è circoscritto”.

© Nicola Marfisi / Agf – Un’industria di cosmetici

AGI – Confindustria lancia l’ennesimo allarme sulle prospettive dell’economia e il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, pur riconoscendo i rischi derivanti dalla guerra in Ucraina, allontana lo spettro del regresso dell’attività economica.

Una recessione in Italia “è poco probabile”, afferma Visco, e il conflitto “è un evento terribile, gravissimo, ma è circoscritto e al momento non ha quella dimensione globale che ha avuto la crisi finanziaria del 2009 o la pandemia stessa”.

Secondo il Centro studi di Confindustria, la guerra frena l’economia in Europa, e in particolare in Italia, riducendo il Pil nel primo trimestre e gettando ombre sulla crescita dei prossimi mesi. Lo scenario italiano è “in peggioramento a causa del rincaro dell’energia e di altre materie prime”.

Nell’analisi di Visco “nei prossimi mesi continueremo ad avere alti prezzi del gas e del petrolio”, per poi “scendere nel corso del secondo semestre e con più decisione alla fine dell’anno”. Il Governatore si dice sicuro che “il nostro Paese è in grado di reggere” e si possono “mantenere i nervi saldi con un’attenzione particolare alle fasce più deboli della popolazione che saranno colpite”.

Il Csc fa notare che il conflitto non solo amplifica i rincari di energia e altre commodity, ma accresce anche la scarsità di materiali e l’incertezza. Sommandosi agli effetti dei contagi, ciò riduce il Pil nel I trimestre 2022 e allunga un’ombra sul secondo: “l’andamento in aprile è compromesso e le prospettive sono cupe”.

Nell’industria a marzo, si è accentuata l’erosione della fiducia delle imprese manifatturiere, già in atto da fine 2021. Gli ordini totali per la manifattura sono in flessione ancora contenuta. Dopo la volatilità di gennaio-febbraio, l’impatto del conflitto sulla produzione è atteso approfondirsi a marzo: ciò significa un calo significativo nella media del I trimestre, che contribuisce molto alla flessione del Pil. Anche i servizi sono “in stallo”.

A causa di contagi e incertezza, resta compressa la mobilità delle famiglie, tenendo debole la domanda di servizi. Questo si somma a un recupero ancora parziale del turismo fino a febbraio. L’export italiano è “atteso debole” e i primi effetti della guerra “sono già visibili negli ordini manifatturieri esteri, in forte calo a marzo”.

Inoltre, la dinamica del commercio mondiale, già piatta a inizio anno per il calo degli scambi in Asia e l’aumento in Europa, ha prospettive negative. E anche il rialzo dei tassi di mercato a lungo termine “è un problema per l’Italia (e gli altri Paesi)” poiché “farà crescere gradualmente la spesa per interessi, man mano che le nuove emissioni avverranno a tassi più alti”. L’Italia avrà quindi “meno spazi di bilancio per mettere in campo una nuova manovra espansiva di finanza pubblica”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube