di Giorgio Girelli*
L’arcivescovo Piero Coccia ha preso congedo da Pesaro celebrando una Messa in Cattedrale e rivolgendo il suo saluto alla comunità leggendo un documento riassuntivo – destinato a restare negli annali non solo della arcidiocesi – del suo lungo ministero che lo hanno portato ad affrontare consistenti aspetti sociali e religiosi che hanno segnato un periodo di “trapassi culturali, sociali ed ecclesiali di eccezionale portata”. Gestendo quindi problemi di straordinaria portata, mons. Coccia ha sempre respinto l’ “ossessione del consenso e la voglia smaniosa di apparire”.
Piuttosto, ricorrendo – non so se intenzionalmente – ad un parallelo in sagace sintonia… con una città di mare quale è la sede della sua diocesi, ha sottolineato di “non essere stato a prua della nave a sventolare la bandiera ma nella stiva per far funzionare al meglio il motore e mandare avanti l’imbarcazione, a volte anche in acque tempestose”. Riconoscenti messaggi di saluto sono pervenuti all’arcivescovo Coccia da parte di personalità e cittadini comuni.
Da parte mia ho ritenuto di sintetizzare in questa lettera, inviatagli qualche giorno addietro, l’apprezzamento che il suo operato ha costantemente suscitato: “Eccellenza Reverendissima, sono stato molto lieto per l’udienza che mi ha concesso e durante la quale, più che espressioni di congedo per la conclusione del Suo mandato alla guida della Arcidiocesi di Pesaro, ho inteso manifestarLe tanta riconoscenza per la Sua intensa e benemerita missione pastorale nel nostro Territorio e per la generosa vicinanza personale che in numerose circostanze mi ha premurosamente manifestato.
Tra i folti adempimenti che hanno contraddistinto il Suo alto Magistero, e che vanno ben ricordati e sottolineati, rilevo l’ “emergenza educativa” su cui Lei ha richiamato l’attenzione e richiesto impegno fin da tempi in cui tale necessità non veniva percepita da famiglie, scuole ed autorità nella drammatica dimensione che il progressivo degrado sociale ha poi imposto di cercare di farvi fronte: doveroso onere per molteplici Istituzioni, nonché per le famiglie. Ed è triste constatare come talune di queste perseverino nel sottrarsi ai loro doveri giungendo anche a sottovalutare se non a difendere le malefatte dei figli.
Non posso poi tralasciare la Sua attenzione per il Conservatorio Statale Rossini alle cui manifestazioni, come ad esempio le inaugurazioni dell’anno accademico, Lei è stato sovente presente: ma, in particolare, presiedendo le celebrazioni eucaristiche in onore di Santa Cecilia, o in occasione della annuale “Messa solenne con Canto Gregoriano” Lei, con le Sue omelie, ci ha donato preziosi motivi di riflessione concorrendo al nostro accrescimento spirituale. Ed una forte impronta Lei ha lasciato nelle periodiche commemorazioni della scomparsa di Alcide De Gasperi non solo ammettendo il Centro Studi Sociali pesarese a lui intitolato alla partecipazione, nella Chiesa Cattedrale, alla S. Messa in suo ricordo, ma anche favorendo la presenza ed accogliendo le elevate personalità della Chiesa che di volta in volta hanno rievocato i grandi meriti dello Statista e la sua esemplare figura di cristiano.
Sono spunti minuti, questi, del ben ampio patrimonio di affetto e di valori da Lei donati in tutti questi anni alla comunità pesarese la quale, con gratitudine, cercherà di farne tesoro. Da parte mia e dei miei familiari le rinnovo devoti sentimenti di riconoscenza unitamente agli auguri più vivi per i delicati compiti in elevate entità della Chiesa che opportunamente perdurano nella Sua agenda”.
*Coordinatore Centro Studi Sociali “A. De Gasperi”