Sull’aborto l’America si divide come negli anni ’70

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La decisione è attesa tra un paio di mesi. I Repubblicani si concentrano sulla fuga di notizie, i Democratici sulle conseguenze della notizia.

 

 

© Erin Lefevre / NurPhoto / NurPhoto via AFP
– Manifestanti pro-aborto davanti alla sede della Corte Suprema

AGI – I Repubblicani si concentrano sulla fuga di notizie, i Democratici sulle conseguenze della notizia. Ma alla fine quello che conta, in un’America tornata a infiammarsi sui diritti civili, due anni dopo le marce di Black Lives Matter, conta soprattutto quello che succederà nelle prossime settimane.

La bozza del dispositivo con cui i giudici supremi, a maggioranza, sarebbero pronti a revocare la sentenza Roe v. Wade del 1973 che stabilì il diritto all’aborto, in teoria potrebbe essere modificata, ma è difficile che le conclusioni possano essere ribaltate. La Corte ha confermato che il documento, pubblicato in anteprima dal sito Politico, è autentico e l’autore è davvero il giudice ultra conservatore Samuel Alito.

Il capo della Corte, John Roberts, ha ordinato un’inchiesta sulla fuga di notizie, ma la domanda è: cosa succederà adesso? Con cinque giudici che si sono espressi a favore della revoca del diritto, un ribaltamento è molto improbabile. Anche se Roberts, seppure conservatore, dovesse votare contro, resterebbero Alito, Amy Coney Barrett, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Clarence Thomas, a confermare la maggioranza.

La decisione è attesa tra un paio di mesi, a meno di cinque dalle elezioni di midterm per il rinnovo del Congresso.

La scansione dei tempi è importante, perchè questa battaglia sul diritto delle donne, in pieno stile anni ’70, può risultare decisiva nelle prossime elezioni, e forse rimettere in discussione i pronostici fatti finora e che vedono una vittoria a valanga dei conservatori. Il 69 per cento degli americani è a favore dell’interruzione di gravidanza, contro il 30 per cento degli anti-abortisti. In gioco c’è una certa idea dell’America, terra di libertà.

Manifestazioni sono in corso in molte città, da New York a Washington, altre sono attese nel fine settimana.

Il tema può risvegliare l’elettorato democratico, e portare milioni di persone alle urne, come avvenuto nel 2020 sull’onda delle proteste razziali per la morte di George Floyd, afroamericano ucciso brutalmente da un poliziotto a Minneapolis, Minnesota. Non è un caso che le tv conservatrici, a cominciare da Fox News, stiano parlando solo della fuga di notizie, senza entrare nel merito della legge. Il tema della “gola profonda” è irresistibile e più popolare rispetto allo spiegare quali conseguenze comporterebbe per milioni di americani la revoca di un diritto.

Fox News è la stessa tv che da oltre un anno si schiera a favore del diritto di ognuno di “decidere del proprio corpo”, se vaccinarsi o indossare la mascherina. Nella bozza del dispositivo, il giudice Alito sostiene che la legittimità dell’aborto deve essere stabilita a livello statale e che non c’è nessun diritto costituzionale antecedente all’applicazione della sentenza del ’73. Lo stesso discorso, hanno fatto notare molti analisti, riguarderebbe il diritto al matrimonio gay e alla fecondazione assistita.

Se verrà seguita l’indicazione di Alito, circa metà degli Stati americani dichiarerà l’aborto un atto illegale. Secondo il Guttmacher Institute, 26 Stati figurano tra quelli “certi” o “probabili” nel vietare il ricorso all’interruzione di gravidanza. Secondo il Center for Reproductive Rights, verrebbe vietato in ventiquattro Stati e tre Territori.

Il numero non è preciso, ma l’impatto sì. Gli Stati Uniti si troverebbero divisi tra le due coste, pro-aborto, e il Midwest, anti, tra il Nordest liberal e il Sud conservatore. Sarebbe la più grande frattura sociale e geografica dagli anni ’70. La differenza è che adesso ci sono i social e sarà decisivo il ruolo delle persone più influenti, in grado di parlare a milioni di persone e a smuovere coscienze.

Nei prossimi mesi è attesa una mobilitazione generale, per strada e sui social, tale da moltiplicare l’impatto di Black Lives Matter, dove la parola ‘Live’, vita, anche stavolta, come due anni fa, continua a dividere.

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