Il ruolo sempre più fondamentale del porto di Rotterdam

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La località olandese è sempre più al centro della mappa della logistica globale, puntando su un futuro sostenibile e tecnologico. Nessun altro porto al mondo, inoltre, ha gestito così tanti combustibili fossili russi negli ultimi mesi.

© JERRY LAMPEN / ANP / AFP – Il porto di Rotterdam

AGI – Con il primo porto mondiale di Shanghai andato in tilt per il lockdown restrittivo imposto dalla Cina causa variante Omicron, la geografia portuale si sta ridisegnando e vede Rotterdam sempre più al centro della mappa della logistica globale, puntando su un futuro sostenibile e tecnologico. Non solo per le ripercussioni della pandemia di Covid-19, la storica città portuale dell’Olanda meridionale è fondamentale per l’approvvigionamento dell’Europa in combustibili fossili, nel difficile contesto della guerra tra Russia e Ucraina, delle sanzioni a Mosca e del blocco da Kiev del gas russo.

Secondo un recente studio del Centro di ricerca finlandese per l’energia e l’aria pulita (Crea), circa 2,8 miliardi di euro di petrolio, gas e carbone russi sono entrati in Europa attraverso il porto di Rotterdam dall’invasione dell’Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Nessun altro porto al mondo ha gestito così tanti combustibili fossili russi negli ultimi mesi, come riferito dall’emittente ‘Rtl Nieuws’.

Per ricercatori del Crea, la Russia ha guadagnato così circa 63 miliardi di euro dai combustibili esportati durante la guerra, con il 71% di queste esportazioni destinato all’Europa, anche attraverso i porti marittimi di Trieste, Danzica in Polonia e Yeousu in Corea del Sud.

Per giunta il porto di Rotterdam è centrale nella strategia delineata dall’Unione europea per la fornitura del continente in fonti di energia rinnovabile, per ridurre la dipendenza da combustibili di origine fossile. La Port Authority di Rotterdam ha assicurato di “essere in grado di fornire all’Europa un quantitativo di idrogeno pari a 4,6 milioni di tonnellate annue a partire dal 2030”.

Una previsione ufficiale comunicata al Commissario europeo Frans Timmermans, frutto di valutazioni puntuali e progetti concreti già definiti con la collaborazione di 70 soggetti tra aziende presenti in Olanda e Paesi esportatori che hanno sottoscritto l’offerta. Pertanto tale volume garantito da parte del porto di Rotterdam costituirebbe un contributo determinante all’implementazione dei target fissati in tema di idrogeno dal pacchetto REPowerEU, che prevede una disponibilità di H2 in Europa pari a 20 milioni di tonnellate annue al 2030, di cui la metà prodotti internamente e l’altra metà importati.

Da solo il porto olandese potrebbe quindi fornire quasi la metà del target di 10 milioni di import stabilito da Bruxelles. “Usare idrogeno sostenibile contribuirà in modo sostanziale al raggiungimento degli obbiettivi di decarbonizzazione e al rafforzamento dell’indipendenza energetica dell’Europa” ha dichiarato Allard Castelein, CEO della Port of Rotterdam Authority.

Affinché le previsioni delineate dalle autorità portuali di Rotterdam possano concretizzarsi, come evidenziato dal sito Hydro News, serve da un lato una certificazione in grado di attestare la reale origine rinnovabile dell’idrogeno importato da fonti esterne all’Ue. Dall’altro va creato un sistema di incentivi pubblici che possa rendere l’idrogeno e i fuel derivati economicamente competitivi con i combustibili di origine fossile.

Pertanto con questi numeri Rotterdam si candida a diventare l’hub di ingresso nel vecchio continente dell’H2 prodotto in altre parti del mondo, come in Australia e Sudamerica, trasportato poi via nave, verosimilmente sotto forma di ammoniaca. In quei Paesi l’abbondanza di spazio e di fonti di energia rinnovabile a basso costo possono rendere più competitivo il prezzo finale della commodity.

Guardando oltre la situazione attuale dei porti, influenzata dalla pandemia e dalla guerra tra Russia e Ucraina, il quotidiano economico francese La Tribune ha sottolineato che “l’economia marittima e il suo controllo è una posta in gioco cruciale del XXI secolo”. In primo luogo perché essendo meno costoso di quello stradale ed aereo, il trasporto marittimo assicura la parte più cospicua del commercio mondiale, soprattutto degli idrocarburi (75%).

Nei settori marittimi la Cina è indiscutibilmente in una posizione di forte dominio sia per i suoi grandi porti che per numero di marinai nel mondo, stimati in oltre 150 mila. Tuttavia il commercio marittimo rimane profondamente disorganizzato, con costi del trasporto merci sempre più alti, tempi di attesa per scaricare i container, oltre al forte impatto di crisi impreviste come quella del Covid, con la vicenda emblematica dell’Ever-Given bloccato nel canale di Suez nel marzo 2021.

Infine mari e oceani sono l’epicentro delle nuove tecnologie, tra cui i cavi di collegamento per le comunicazioni digitali intercontinentali, per non parlare delle ‘biotech marine’ destinate a svilupparsi nei prossimi decenni. Anche su questo versante il porto di Rotterdam è considerato un motore europeo.

Primo porto d’Europa e decimo su scala mondiale in termini di flusso di merci – 14,5 milioni di EVP (twenty-foot equivalent unit) nel 2020 – il suo centro di ricerca dispone di un laboratorio 3D e uno dei suoi terminal funziona esclusivamente con energia rinnovabile.

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