Non tutti possono andare in tv a parlare di Ucraina, dice la vigilanza Rai

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L’allarme su una struttura pianificata dal Cremlino con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica e di dividere i governi europei è stato lanciato da tempo dall’Intelligence italiano. Ora arriva la proposta della politica

© Maria Laura Antonelli / Agf – Lo studio di Porta a Porta

Un ‘filtro’ sulle presenze in tv, un ‘audit’ interno sul modello della Bbc, un organismo che ‘valuti’ gli ospiti e soprattutto svolga un’azione preventiva di garanzia per distinguere cosa è informazione e cosa non lo è. Nessun intento censorio ma solo l’obiettivo di avere un meccanismo che possa agire da freno alle ingerenze nei media di esponenti accademici o giornalisti a sostegno delle tesi di Mosca: nella guerra alle fake news portata avanti dal Copasir e dalla Commissione di vigilanza Rai si ragiona – secondo quanto si apprende – anche di questa proposta sul tavolo.

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha dato il via libera all’indagine conoscitiva, sulla base delle precedenti audizioni dei vertici delle due Agenzie, dell’amministratore delegato della Rai e dell’Agcom. Prima di inviare un atto di indirizzo da sottoporre al Parlamento la lotta alle ingerenze russe si dota di uno strumento in più. Si allargherà il faro dalle tv ai social, con l’intento di audire chi li guida, la Polizia postale, il sottosegretario all’Editoria, il capo del Dis e l’Agenzia per la cybersicurezza.

Perché l’allarme su una struttura pianificata dal Cremlino con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica e di dividere i governi europei è stato lanciato da tempo dall’Intelligence italiano. Non è un caso che i rappresentanti del Copasir prima di volare a Washington il 12 giugno, saranno a Bruxelles per condividere il lavoro del Parlamento europeo che ha già votato per segnare un punto nella guerra contro la disinformazione.

Nei giorni scorsi è arrivata la sponda del governo che ha dato il via libera al contratto del servizio pubblico imponendo anche la necessità di garantire una informazione “obiettiva, veritiera, pluralista e completa”, anche attraverso il “contrasto alla disinformazione”.

È la stessa battaglia portata avanti dalla Commissione di vigilanza Rai che sta lavorando a delle regole per – questo uno dei punti – “contrastare la disinformazione garantire la veridicità delle notizie e delle fonti, puntando ad assicurare l’equilibrio corretto delle posizioni esposte”.

L’invito al servizio pubblico è quello di “attivare strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di fake news e prevedere in proposito: l’istituzione di un osservatorio interno permanente; lo sviluppo di specifici prodotti di natura educativa e didattica; la realizzazione di iniziative di promozione riguardo ai rischi derivanti dalla diffusione di notizie false; nonché a sensibilizzare i conduttori dei programmi e i propri dipendenti e collaboratori, anche attraverso specifiche azioni formative, ad attenersi scrupolosamente nella loro attività ai principi del fact-checking, adottando le migliori best practice di settore, a partire da quelle poste in essere da ultimo dalla Bbc”.  agi

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