L’Opinione di Roberto Chiavarini
…ovvero, quando sui volti di alcuni oratori (spesso di quelli che appaiono periodicamente in tivvù), la loro anima disegna il ghigno della falsità, supportato da un “sorrisino”, ritmato dal movimento delle spallucce, il tutto condito da uno “sguardo mefistofelico”, dal quale emerge, costantemente, l’astuzia diabolica di chi, sottraendo abilmente le parole a chi li ascolta, tolte dal “sacco” del comune gergo quotidiano, apparentemente, ma solo apparentemente, finiscono per garantire e tutelare, con nascosta efferatezza, falsamente pacata e rassicurante, la discussa libertà al popolo, mentre, di contro, applicano, legalizzandolo, l’immorale principio del “… tutto è libero, tranne ciò che è vietato”.
Di fatto, quegli oratori, giorno dopo giorno, tolgono il potere Costituzionale a quel popolo (con la tecnica della rana bollita) che ha finito per crederli, che ha finito per assecondarli, che ha finito per rinunciare ai propri imprescindibili Diritti, che ha finito per cancellare perfino il dubbio dalla propria mente, tanto da essere indotto, irreversibilmente, verso il pensiero unico.
Quello dei diabolici oratori.
E negli ultimi quarant’anni, di diabolici oratori, ai quali sono state dedicate le copertine di autorevoli Settimanali, ce ne sono stati tanti.
In verità, il diabolico oratore, è colui il quale tende ad escludere, sabotandola, la tesi del dubbio che, diversamente, si sviluppa in maniera fisiologica nella mente della gente comune, “dote” già concessa da Dio ad ogni uomo, attraverso il libero arbitrio, quindi premessa di ogni ragionamento naturale, insorta, “amleticamente”, già nel pensiero filosofico di Galileo Galilei che, al suo Tempo, per dirimere, appunto, il “dubbio”, che si insinuò tra i principi della Scienza e quelli della Fede, in quanto tali, egli, cercò nelle materie “volgari” del Creato, soprattutto nelle pietre, le impronte del Creatore.
Peraltro, senza mai trovarle e senza che, per questo, Galilei rinunciasse al dubbio, tanto che in esse trovò, comunque, le leggi fondamentali della Natura, che poi sono quelle impartite da Dio.
Il risultato di ogni ragionamento, in estrema sintesi, porta infine a due soluzioni alternative, che si avvicendano sin dalla notte dei tempi, tra trascendenza ed immanenza, ancora oggi sempre attuali, purché l’una non prevalga sull’altra, ovvero, il dubbio sul miracolo della vita, che è destinato ad essere creduto da coloro che hanno il “dono” della fede, e a non essere creduto, da coloro che quel “dono” non l’hanno mai avuto».
Da qui, la radice di ogni essenza vitale.
A tal proposito, così si esprimeva recentemente il Prof. Antonino Zichichi:
Fede e Scienza, sono in stretto contatto tra di esse, sono entrambe “dono” di Dio, sono alleate nel campo dell’immanente, la Scienza, e in quello trascendente, la Fede.
Difatti, non esiste nessuna scoperta scientifica, che possa essere usata al fine di mettere in dubbio o di negare l’esistenza di Dio. Fin qui Zichichi.
Toh. Io invece ho trovato il vero “negazionista”, ovvero colui che nega la esistenza di Dio, senza averla mai provata.
Ciò, quantomeno, autoconvincerà quegli oratori diabolici, che non saranno mai chiamati alla responsabilità per i misfatti che hanno commesso.
Ma come disse Fra’ Cristoforo a Don Rodrigo (Potente di turno), entrambi personaggi dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni “…verrà un giorno…”.
Ed io aggiungo: “ah… se verrà …”.
È già tutto scritto nella Storia dell’Umanità, basta saperla leggere.
ROBERTO CHIAVARINI
Opinionista di Arte e Politica