La CEI al bivio sui casi di pedofilia

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Pedofilia: i vescovi italiani annunciano una commissione di studio interna,  le indagini sulle violenze sessuali  non saranno delegate a un organismo indipendente del tipo di quello che è stato istituito in Francia. Grande è il dispiacere tra le associazioni delle vittime.

Non ci sarà una commissione indipendente sulla pedofilia nella Chiesa cattolica italiana in analogia a quella istituita dalla Chiesa francese. Il nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), il cardinale Matteo Zuppi, nominato martedì da papa Francesco, a cui è legato, ha annunciato venerdì 27 maggio l’avvio di una inchiesta sulle violenze sessuali ai bambini e alle persone vulnerabili all’interno del cattolicesimo nel corso degli ultimi vent’anni.

Ma questa inchiesta, I cui risultati saranno pubblicati il prossimo novembre, sarà indirizzata dai vescovi, con il supporto di istituti di ricerca indipendenti scelti dagli stessi. Annunciata al termine dell’incontro annuale della CEI, questo provvedimento è stato giudicato insufficiente da associazioni di vittime, che richiedono un’indagine più approfondita e imparziale in uno degli ultimi Paesi occidentali a non aver levato il velo del silenzio che incombe su questo tema .

Le informazioni analizzate in studio proverranno dalle diocesi e dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, l’organismo vaticano competente sulle violenze sessuali commesse da prelati. In altre parole, si prevede una procedura tutta interna alla Chiesa. D’altra parte, in futuro, sarà redatto ogni anno un rapporto nazionale sulle attività di prevenzione e sui casi di abusi sessuali segnalati dalle diocesi. È doveroso di fronte a tanta sofferenza, ha sostenuto in conferenza stampa lo stesso Zuppi.

Non dello stesso parere il variegato mondo delle associazioni antipedofilia. La rabbia monta. Uno dei leader di esse è Francesco Zanardi, abusato da un prete quando era appena adolescente, fondatore di retelabuso.org, un punto di riferimento per le vittime di tutto il mondo, con quasi mille aderenti. Sta seguendo decine di casi in tutta Italia grazie alla collaborazione di 21 studi legali. E proprio Zanardi ha affermato che si tratta di un vero atto “discriminatorio” considerare solo le violenze sessuali perpetrate dopo il 2000. Un colpo di spugna che escluderebbe molti casi precedenti, tra cui quello di cui egli stesso è risultato vittima.

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