Il conduttore di ‘Non è l’Arena’ su La7 spiega le ragioni della sua trasmissione dalla capitale russa.
“Andare dall’altra parte ha questo senso, non vuol dire giustificare, capire però”, ha aggiunto il giornalista, “nessuno di noi ha mai giustificato lo scempio orribile di questa guerra voluta dalla Russia contro l’Ucraina. La7 quella sera è stata terza rete nazionale, un record: vuol dire che il pubblico voleva capire cosa c’era. Sono andato lì, ho parlato con le persone, con l’intellighenzia, con dissidenti ucraini che vivono lì, mi sono fatto un’idea con i miei occhi”.
“Ho 60 anni e non intendo dare lezioni di giornalismo a nessuno, ma nessuno deve insegnare a me come fare le cose“, ha insistito Giletti, “specie i colleghi che stanno nei palazzi e che fanno da megafono ai palazzi del potere”.
“Avevo messo in preventivo che andando in Russia mi sarei potuto esporre a critiche”, ha aggiunto, “ho un unico editore che si chiama Cairo, ma ho un editore ancora più importante che siete voi: ecco perché ho detto ‘risponderò in tv’.
Non ho mai fatto programmi da salotto, sarebbe troppo facile, sono sempre andato a cercare qualcosa di diverso”