Tra giardino e frutteto i benefici dell’ortoterapia in Sardegna

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Li ha sperimentati un gruppo di uomini con disabilità intellettiva che per otto mesi ha lavorato in un’azienda agricola del Cagliaritano. Ecco com’è andata.

di Eleonora Bullegas

© Anffas – Foto di gruppo dei partecipanti al progetto ‘La cura dell’orto che cura’ nel Cagliaritano

 

AGI C’è chi ha preferito tagliare l’erba, altri si sono presi cura del roseto e del frutteto. Con qualche piccola esperienza di giardinaggio alle spalle, dieci uomini fra i 30 e i 50 anni, con disabilità intellettiva di grado lieve e medio, per otto mesi hanno sfalciato, diserbato, rastrellato, zappato, potato, seminato, espiantato e trapiantato in due ettari di orto e giardino di un’azienda agricola multifunzionale nelle campagne del Cagliaritano.

Dallo scorso novembre, due volte la settimana per due ore al giorno, il gruppo coinvolto nel progetto ‘La cura dell’orto che cura’ ha sperimentato i benefici dell’ortoterapia, disciplina ben nota negli Stati Uniti da una quarantina d’anni e di recente diffusa anche in Italia, dove non ha ancora ottenuto un riconoscimento a livello legislativo.

Secondo gli studi disponibili, questa pratica può migliorare la salute cardiovascolare, stimolare la concentrazione e la memoria, ridurre la pressione sanguigna, potenziare il sistema immunitario, ridurre la glicemia e alleviare lo stress. Quale impatto quei giorni di attività in campagna abbiano avuto sui partecipanti è contenuto nelle schede di monitoraggio compilate per ciascuno di loro durante il lavoro in mezzo alla natura.

Il benessere al primo posto

Di giardinaggio assistito con persone fragili ci sono senz’altro diversi esempi”, spiega all’AGI Paola Lucia Cannas, imprenditrice agricola professionale e operatrice di fattoria didattica, formatasi all’ortoterapia nella scuola di agraria del Parco di Monza, tutor del progetto e titolare dell’azienda agricola ‘Abitare con il verde’ nelle campagne di Quartucciu (Cagliari), in località San Gaetano, dove si è svolta la sperimentazione. “Noi, però, abbiamo voluto sviluppare l’attivitò secondo il protocollo dell’Associazione americana di ortoterapia, che prevede che il benessere delle persone sia messo al centro dell’attenzione. I partecipanti sono stati coinvolti in un contesto esterno ai centri che frequentano, a contatto con la natura, e in base alle loro attitudini, hanno dato una mano per la manutenzione del giardino”.

Il laboratorio è stato promosso con l’Anffas, l’Associazione di familiari di persone con disabilità intellettiva e relazionale, nei cui centri le 10 persone inserite nel progetto seguono un progetto educativo e riabilitativo. Durante i lavori i campagna, i partecipanti sono stati seguiti da tre educatori e da quattro Oss e hanno collaborato con due operatori agricoli formati.

Il team multidisciplinare impegnato nel progetto ha utilizzato, per rilevare gli effetti dell’ortoterapia, la scheda operativa elaborata dall’Associazione italiana di Ortoterapia, con sede a Monza, con gli aggiustamenti dell’associazione ‘La voce delle piante’.

Tra roseto e frutteto benefici ortoterapia in Sardegna
© Anffas

Partecipanti al progetto di ortoterapia nell’azienda agricola di Quartucciu (Cagliari)

Più armonia e serenità

“Abbiamo riscontrato un notevole miglioramento della collaborazione tra le persone coinvolte: ognuno ha potuto cooperare alla realizzazione di un prodotto finito ampio, con grande soddisfazione personale”, spiega Cannas. “L’integrazione dei partecipanti col personale dell’azienda agricola ha dato loro la possibilità di sperimentarsi in un ruolo lavorativo adulto e le relazioni che si sono create hanno favorito l’instaurarsi di un clima sereno e armonioso, a prescindere dai compiti assegnati”.

Nei due ettari dell’azienda di Quartucciu si producono agrumi, che poi vengono trasformati in marmellate, olive da cui si ricava l’olio, ma anche alcuni frutti esotici come, ad esempio, le noci di Macadamia, la guava e l’annona.

Il progetto d’inclusione sociale è stato finanziato con circa 8 mila euro dalla Fondazione di Sardegna, risorse impiegate in parte per le attrezzature, il trasporto e per alleggerire spese.

“L’esperienza è stata assolutamente positiva e l’auspicio”, osserva l’imprenditrice agricola, “è che possa ripetersi. Speriamo anche che l’ortoterapia possa essere riconosciuta come strumento integrativo nella riabilitazione, almeno al pari della pet terapia, in modo che possa essere promossa e sviluppata.

“L’ortoterapia rientrerebbe a pieno titolo tra quelle iniziative a cui riconoscere una valenza pubblica”, ha dichiarato il direttore generale dell’assessorato alle Politiche sociali della Regione Sardegna, Giovanni Deiana, in occasione della presentazione pubblica degli esiti del progetto ‘L’orto che cura’. “M’impegno sin da subito a portare in Regione gli esempi positivi che sono stati portati, affinché sia più agevole il cammino verso il riconoscimento scientifico in Parlamento”.

“L’Anffas da anni promuove percorsi nelle aree verdi, ma questo sull’ortoterapia è il primo progetto”, spiega all’AGI Federico Calamina, educatore professionale e pedagogista dell’Associazione di familiari di persone con disabilita intellettiva e relazionale. “Siamo partiti dai bisogni dei 10 partecipanti e dal loro desiderio di volersi sperimentare in questo contesto. Nello specifico, fin da subito, tutti loro hanno mostrato una grande motivazione verso l’attività all’aria aperta. Si sono volute impegnare in qualcosa che potesse portarle a sentirsi una risorsa utile per loro stesse, ma anche per il luogo in cui si trovavano”.

 

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