Ungheria: Orbán e vescovo Balog, asse stato-chiesa?

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Il Primo Ministro Viktor Orbán (j) riceve il Vescovo Zoltán Balog, Parroco del Sinodo della Chiesa Riformata Ungherese, presso il Monastero Carmelitano il 27 giugno 2022. Dopo il caso discusso dell’eccezione nei riguardi del patriarca di Mosca, Kirill, sostenuta in occasione del varo del sesto pacchetto di sanzioni UE alla Russia, si conferma una linea di contiguità i rapporti tra il premier ungherese ed i massimi esponenti religiosi a tutto tondo.

L’odierna edizione online di Delmagyar , uno tra i più importanti giornali ungheresi, apre con la notizia dell’incontro tra il premier Viktor Orbán e il Vescovo Zoltán Balog, parroco del Sinodo della Chiesa Riformata Ungherese, in uno tra i maggiori luoghi di culto della nazione.

I due leader hanno discusso della strategia nazionale della Chiesa Riformata e del sostegno spirituale fornito in un’epoca di pericolo, secondo quanto, riferisce l’agenzia di stampa ungherese MTI, è stato dichiarato da Bertalan Havasi, che, in qualità di sottosegretario aggiunto, è a capo dell’ufficio stampa del Presidente del Consiglio.

Il Vescovo Riformato del Danubio ha presentato al Primo Ministro gli obiettivi strategici nazionali della Chiesa Riformata.

All’incontro si è parlato del sostegno spirituale che le comunità ecclesiastiche possono dare alla nazione ungherese durante l’epidemia, la guerra prolungata e la crisi economica, in un momento in cui la crisi dei valori è caratteristica dei paesi occidentali, ha ancora specificato Bertalan Havasi.

E’ presumibile che, in una congiuntura critica come la presente, nella quale lo Stato magiaro talora assume posizioni  in parte divergenti da quelle dell’UE e dal resto dei Paesi occidentali, per

Orbán raggiungere una perfetta sintonia con il mondo religioso diventa ancora più essenziale. Una tensione che lo caratterizza a 360°, anche oltre i confini nazionali. Non è mancata una visita al Santo Padre, Papa Francesco (foto).

Non vanno inoltre dimenticati i buoni rapporti addirittura esistenti tra il premier Ungherese e la Chiesa ortodossa russa: ad inizio mese, in occasione del varo del sesto pacchetto di sanzioni comunitarie, Orbán, dopo aver ottenuto una clausola sull’embargo del petrolio russo che garantisce a Budapest l’arrivo del greggio via terra grazie all’oleodotto di Druzhba, con grande scalpore era riuscito a strappare agli altri 26 Paesi dell’Unione la rimozione dalla black list stilata da Bruxelles del patriarca di Mosca, Kirill.

La questione era stata considerata un successo per l’Ungheria e il suo primo ministro, che in una nota del proprio portavoce aveva affermato come sarebbe stato “inappropriato” inserire il patriarca Kirill tra i soggetti da sanzionare, in quanto ciò avrebbe di fatto negato “i principi fondamentali della libertà religiosa”. Anche se, tra Orbán e il leader della Chiesa ortodossa russa, c’è probabilmente qualcosa in più del mero formalismo giuridico.

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