Le Big Tech scendono in campo contro la decisione sull’aborto

Economia & Finanza

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Ma sui dati nessuna presa di posizione. La decisione della Corte Suprema ha creato un vulnus nel sistema di protezione dei dati e della privacy con il risultato di chiamare in causa chi quei dati li possiede.

di Alessio Nisi

 

© Drew Angerer / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP  – Congresso Stati Uniti

AGI – La decisione della Corte Suprema degli Uniti che ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade del 1973, quella che ha garantito per 49 anni il diritto costituzionale di una donna a interrompere la gravidanza, ha spaccato in due il Paese, mettendo in serio pericolo la salute di centinaia di migliaia di donne.

Intervista a Francesco Clementi, costituzionalista dell’Università di Perugia. “Questa sentenza ci dice che la ricerca dell’equilibrio oggi negli Stati Uniti sarà durissima. Serve un nuovo patto politico-costituzionale. In Europa l’impatto della sentenza sarà duplice”

Non solo. Ha creato un vulnus nel sistema di protezione dei dati e della privacy per altrettanti utenti, con il risultato di chiamare in causa le big tech. Che quei dati li possiedono. Parliamo di cronologia, di geolocalizzazione, di mail, di dati relativi a pagamenti. Tutti elementi che dalla scorsa settimana possono essere prove di colpevolezza nei paesi che vietano l’aborto. Per ora le big tech si sono limitate a comunicare la loro disponibilità a sostenere le donne costrette a servirsi di strutture sanitarie in Stati differenti dal proprio. Non una parola sull’utilizzo dei dati.

Apple ha fatto sapere che i propri dipendenti possono utilizzare le risorse dell’azienda per viaggiare fuori dallo stato per ricevere cure mediche. Anche Alphabet, Amazon e Meta si stanno orientando per sostenere le spese per quelle dipendenti costrette a viaggiare per abortire. “Sosteniamo i diritti dei nostri dipendenti di prendere le proprie decisioni in merito alla loro salute riproduttiva. Per più di un decennio, Apple ha consentito ai nostri dipendenti di viaggiare fuori dallo stato per cure mediche se non sono disponibili nel loro stato di origine” ha detto portavoce di Apple, come riportato da CNBC.

Esiste la possibilità che dati sanitari, ricerche su Internet e tracce digitali possano essere utilizzate come prove in futuri procedimenti giudiziari ai danni di chi ha scelto o ha intenzione di abortire

L’app Health di Apple, nel caso specifico, permette anche il monitoraggio del ciclo mestruale, e possiede dati che potrebbero essere utilizzati per perseguire quelle donne (ma anche chi le aiuta) ad abortire negli stati in cui è illegale.

È un cambiamento per il Paese che colpisce profondamente molti di noi, in particolare le donne – ha scritto Fiona Cicconi, Chief People officer di Google, in un’email inviata ai lavoratori il giorno dopo la sentenza – i googler possono anche richiedere il trasferimento senza giustificazione e coloro che sovrintendono a questo processo saranno a conoscenza della situazione”.

Il CEO di Salesforce Marc Benioff, il co-fondatore di Microsoft Bill Gates e Sheryl Sandberg, COO in uscita da Meta, sono stati tra i primi dirigenti delle Big Tech a esprimersi sul tema. Il CEO di Tesla e SpaceX Elon Musk, il fondatore di Amazon Jeff Bezos e molti investitori di capitali di rischio sono finora rimasti in silenzio. L’account Twitter di Elon Musk, che attualmente conta 99,5 milioni di follower, ha un tweet appuntato in alto che risale a maggio. “Il tasso di natalità negli Stati Uniti – c’è scritto – è stato al di sotto dei livelli minimi sostenibili per circa 50 anni”.

“Questo è un giorno triste. Ribaltare la Roe v. Wade è una battuta d’arresto ingiusta e inaccettabile. E mette a rischio la vita delle donne, soprattutto le più svantaggiate” ha twittato
Il co-founder di Microsoft Bill Gates.

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