Morning Bell: l’umore dei mercati resta nero

Economia & Finanza

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L’impressione generale è che la ‘cura da cavallo’ delle banche centrali per ridurre l’inflazione finirà per far naufragare in recessione l’economia, facendo lievitare il dollaro, un rifugio sicuro per i titoli di Stato.

di Alessandro Galiani

© Spencer Platt/AFP – Wall Street: operatori durante le contrattazioni alla Borsa di New York

AGI – I mercati cercano di recuperare terreno ma fanno fatica a trovare una direzione e si avviano a chiudere la peggiore prima metà dell’anno dal 1970. Le Borse asiatiche sono miste, i future a Wall Street e in Europa arretrano e i prezzi del petrolio sono poco mossi, mentre a New York tutti e tre i listini, dopo due giorni di perdite e dopo il grande rimbalzo della scorsa settimana, si stanno indirizzando per la prima volta dal 2015 verso il secondo calo trimestrale consecutivo.
L’umore complessivo dei mercati resta ‘nero’ e l’impressione generale è che la ‘cura da cavallo’ delle banche centrali per ridurre l’inflazione finirà per far naufragare in recessione l’economia, facendo lievitare il dollaro, un rifugio sicuro per i titoli di Stato.

Tokyo arretra di quasi un punto e mezzo percentuale, dopo che a maggio la produzione industriale in Giappone è diminuita del 7,2% mensile, il calo più grande degli ultimi due anni. Sempre in Asia, Hong Kong è piatta e Shanghai è positiva.

Intanto i rendimenti dei Treasury continuano a scendere, con il 10 anni intorno al 3,1%, mentre il biglietto verde aggiusta al rialzo i suoi ripetuti picchi ventennali. Giù i future a Wall Street, che ieri ha chiuso poco mossa una giornata altalenante, sigillata dalle dichiarazioni di Lagarde, Powell e Bailey, i tre principali banchieri centrali del mondo, i quali da Sintra in Portogallo, hanno avvertito che l’era dei bassi tassi di interesse e dell’inflazione moderata è finita dopo il “massiccio shock geopolitico” dell’invasione russa dell’Ucraina e della pandemia da coronavirus.

Significativa la sintesi tracciata dal numero uno della Fed, Jerome Powell, secondo il quale “la cosa peggiore che potremmo fare non sarebbe quella di provocare una recessione ma quella di non riuscire ad affrontare questa inflazione elevata, permettendole di radicarsi e di diventare persistente”.

Anche i future sull’EuroStoxx sono in ribasso, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso in calo, con Francoforte maglia nera a -1,6%. Poco rassicurante per i listini del Vecchio Continente, Chrisitine Lagarde, secondo cui “non si tornerà al contesto di bassa inflazione che c’era prima della pandemia”. Lo spread ha terminato la sua corso restringendosi a 187 punti, dopo che il numero uno dell’istituto di Francoforte ha dettato i tempi del futuro scudo anti-spread: “Se ne discuterà durante la prossima riunione del 21 luglio”.

Un buon segnale arriva oggi dalla Cina, dove i Pmi sono saliti a giugno, alimentati dall’allentamento delle restrizioni anti Covid a Shanghai e Pechino.

Il Pmi servizi avanza a 54,7 punti dopo tre mesi di ‘fiacca’. È la prima volta da febbraio che questo indice anticipatore sale sopra i 50 punti, la soglia che separa le fasi di crescita da quelle di contrazione.

Il Pmi manifatturiero avanza a 50,2, in linea con le attese e dopo i 49,6 punti di maggio. Sempre oggi si conclude lo storico vertice Nato di Madrid, Christine Lagarde chiude l’incontro annuale di Sintra e dagli Usa arrivano i dati sui sussidi settimanali di disoccupazione.

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