Le 5 richieste che i palestinesi faranno a Joe Biden

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Dalla riapertura del consolato americano a Gerusalemme alla rimozione dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) dalla lista terroristica. Quali sono i temi su cui Ramallah farà pressione durante la visita in Israele del presidente americano a metà luglio
di Cecilia Scaldaferri
AGI – Obbligare il governo israeliano a tornare a negoziati seri con i palestinesi, riaprire il consolato Usa a Gerusalemme, rimuovere l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) dalla lista terroristica e riaprirne gli uffici a Washington, premere sulle autorità israeliane perché mettano fine all’escalation contro i palestinesi e ristabilire gli aiuti finanziari all’Autorità nazionale palestinese (Anp). Sono queste le cinque richieste che Ramallah farà al presidente americano Joe Biden in occasione della sua visita nella regione a metà luglio. 

A riferirle al Jerusalem Post è stato l’alto esponente del ministero degli Esteri palestinese, Ahmed al-Deek, che ha esortato il nuovo premier Yair Lapid a incontrare “appena possibile” il presidente dell’Anp, Abu Mazen, per rilanciare il processo di pace, da anni in stallo. Serve il ritorno di un “orizzonte politico” tra le due parti, ha affermato il rappresentante di Ramallah, sottolineando la necessità che Washington “obblighi il governo israeliano a prendere parte a negoziati seri e a un processo di pace per mettere fine all’occupazione”. I palestinesi sono pronti a tornare al tavolo ma a impedirlo è “l’assenza di un partner israeliano per la pace”.

La questione della riapertura del consolato americano a Gerusalemme riveste altrettanta importanza per i palestinesi: Ramallah spera che Biden mantenga la promessa, che sarebbe vista come un riconoscimento delle rivendicazioni palestinesi sulla futura capitale di uno Stato palestinese a Gerusalemme Est e di fatto una revoca del riconoscimento unilaterale della città come capitale di Israele, adottato dall’allora presidente Usa Donald Trump nel 2017.

Quanto all’Olp, l’organizzazione è stata dichiarata terroristica nel 1987 dal Congresso americano ma esentata da tutti i presidente americani – eccetto Trump – dalla firma degli Accordi di Oslo nel 1993 in poi. Serve anche il ritorno dei finanziamenti americani, tagliati completamente da Trump e ristabiliti in parte da Biden ma solo nei confronti dell’ Onu e dell’agenzia che si occupa dei palestinesi (Unrwa).

Per al-Deek, “è tempo che gli Usa abbandonino la retorica e le dichiarazioni positive per fare pressioni su Israele affinchè metta fine alle sue politiche”. “Gli israeliani stanno portando avanti una graduale annessione di parti della Cisgiordania, soprattutto nella zona della Valle del Giordano e di Hebron. Sul terreno, fanno quello che vogliono”, ha aggiunto l’alto funzionario di Ramallah, sostenendo che “parlare di processo di pace è diventata una fantasia irrealistica” e questo costituisce “una minaccia seria al concetto della soluzione dei due Stati che l’amministrazione Biden sostiene di essere ancora deciso a raggiungere”.

© DANIL SHAMKIN /  NURPHOTO VIA AFP – Abu Mazen

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