Roccaraso è una meta ambita dal turismo soprattutto meridionale. Roccaraso è la montagna, il fresco, la neve, lo sci, le baite, il vino rosso e i cazzarielli con i fagioli, il pecorino abruzzese, l’aglio rosso di Sulmona, a due passi ci è nato Benedetto Croce (Pescasseroli), mica chi vi scrive, insomma il solito mix di colore, natura, letteratura e cucina che a noi piace tanto e dove sguazziamo da sempre con gli articoli. Perché descrivere un allenamento solo, una giocata di Maita, l’aerobica di un gruppo, il torello di un altro gruppo, il giorno di risposo, la gara amichevole contro i ragazzini camerieri dei villaggi della zona, non è tanto nelle nostre corde, né tra le prime 1657 cose principali nella nostra testa, quello lo lasciamo fare agli altri autorevoli colleghi. A noi piace, si, raccontare le vicende del Bari ma da un’altra angolazione, quella autoctona tra polente e salsiccia e non tra orecchiette coi frutti di mare e movida umbertina. Ma sempre col Bari in primis, sia inteso, soprattutto con la descrizione dei nuovi arrivi e delle partenze. Con noi niente dirette, crossposting o diavolerie simili, con noi solo articoli come vecchi giornalisti, notizie, curiosità, calcio e cultura, insomma, nulla di banale e di scontato e, lo ripetiamo, sempre con il Bari e il mercato in primis.
Altro che i 400 metri di Storo, valeva la pena – ci siamo domandanti sin dallo scorso anno e ce lo ridomandiamo oggi – sobbarcarsi 1200 chilometri, ed altrettanti per tornare a Bari, per fare un ritiro che si poteva svolgere a Cassano Murge irta anch’essa sui 400 metri di altezza? Francamente non abbiamo mai capito quella scelta, ma tant’è.
Roccaraso coi suoi 1236 metri di altezza è decisamente un’altra cosa, un altro pianeta, qui si respira vera aria di montagna, qui non si suda, non c’è umidità, il caldo è secco, e la sera ci voglio pure i maglioni, insomma l’ideale per atleti e per chi lavora, magari con un ombrello e giaccone al seguito perché, qui, non si sa mai come mette il tempo. Senza dimenticare la mascherina, ovviamente.
Il Bari è arrivato con 15 gradi, sotto il diluvio, con tanto di marameo alla città e a chi ci vive che non vede l’ora di assistere ad un temporale e che comincia a sognare trombe d’aria e cicloni.
Bella l’accoglienza con stendardi biancorossi sparsi per tutto il paese, tanti i “benvenuti”, si percepisce affetto e rispetto verso una squadra blasonata come il Bari.
Qui a Roccaraso è la prima volta capita per il Bari dopo essere stato molto vicino, a Castel di Sangro che dista da qui una manciata di chilometri, un paese affascinante, turistico dove chi vi alloggia non può annoiarsi viste le tante attrattive proposte: tra montagna, l’Aremogna, passeggiate a cavallo, tanto verde, funivie, baite (le malghe non vi sono, quelle stanno in Trentino, ma il concetto è lo stesso), cibo, musica, sagre, serate danzanti e poi tanti tifosi baresi che stanno già cominciando ad arrivare vista la vicinanza tra le due città, senza dimenticare quelli che vivono qui vicino e quelli che dal nord si sobbarcheranno centinaia di chilometri per supportare gli embrioni biancorossi. Si percepisce già “priscio” sin da stasera, insomma.
Decisamente azzeccata la scelta di venire qui in ritiro, speriamo che sia la volta buona che non si cambi più località.
Quelle dell’Hotel Excelsior di Roccaraso saranno le sliding doors del Bari dove ci sarà il puntuale via vai di giocatori che verranno e che abbandoneranno, gli embrioni cominceranno a prendere fisiognomiche precise, nelle more Mignani cercherà di inculcare i suoi insegnamenti a chi ci sarà, e se teniamo conto di quello che fu il ritiro dello scorso anno dove mancò metà rosa a causa del covid, qui si può decisamente iniziare con ben altro ritmo e con un ben altro spirito.
E chissà che non vi diamo, quando non ve l’aspettate, la bella notizia che un certo Zaza da Policoro, insieme a Ciano e Moncini, non capitino qui, con buona pace dei noti talebani che sappiamo essere ancora vividi. Ma state tranquilli, ¡No pasarán!
Massimo Longo