Intervista ad un talento emergente dell’Arte: Giovanni Gronchi

Arte, Cultura & Società

Di

Un giovane artista e le sfide del tempo attuale. Dal senso della Molteplicità del Sacro alla declinazione sociale dell’Arte: oltre “sociatria” verso la “sociurgia”? Le esperienze nel “Cerchio Liguria ‘22” e nell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati…

Note sull’artista.

Se l’Arte militante sa essere romantica e accendere i cuori, se gli appelli in tal senso di Ivan Cuvato [i] non restano a lungo inascoltati tra i giovani artisti che a lui mirano, che come lui vogliono intraprendere battaglie sociali attraverso la creatività, ecco il caso del genovese Giovanni Gronchi Herrera, cui il concittadino illustratore Igor Belansky dedica un ritratto in bianco e nero.

Gronchi visto da Belansky

Gronchi si è affermato quale talento emergente della pittura, annoverando nel 2021 la pubblicazione di un catalogo, «La molteplicità del Sacro», inerente una serie di 18 tavole, realizzate insieme all’ architetto e pittore Luca Sturolo [ii] (la cui intervista è stata pochi giorni fa pubblicata sul giornale), sul tema dell’Apocalisse, cui hanno dato ampio spazio testate in rete. Impegnato fino a qualche tempo fa in attività sindacali di base, ricoprendo incarichi in ambito civile (in quanto nominato dal Presidente nazionale dott. Vittorio Galoppini di Carpenedolo dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati, in acronimo AICI, al vertice della sezione comunale di Genova), nonché con il senso di responsabilità che gli deriva dall’essere parente da parte paterna dell’omonimo presidente della Repubblica, che fu in carica dal 1955 al 1962, come il Maestro Cuvato, anche il trentasettenne Gronchi si dimostra sensibile al tema della polarizzazione politica e sociale.

Le sue profonde motivazioni sono espresse in un suo testo, che di seguito riportiamo: «Sono Giovanni Gronchi e sono un affiliato dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati; penso che le questioni sociali dei nostri tempi vadano dalle semplici relazioni umane, alle rivoluzioni economiche, sociologiche, sino anche alla tecno-cibernetica. La Globalizzazione genera pressioni proprio per la persistenza di diversità culturali, etniche e religiose. Non si lotta più per preservare la salute della Natura che ci appartiene. Ritengo ciò molto grave, in quanto non siamo riusciti a raggiungere un grado importante di Coscienza Sociale e Cosmica. Anzi, molto peggio non c’è neanche stato un segnale di sensibilizzazione da parte della Dirigenza mondiale. Nessuno stato politico è riuscito a stabilire un Sistema sociale, al fine del Bene comune. L’Uomo ormai è cieco e sordo di fronte a queste avvertenze. Essendo legato alle mie origini, ciò mi rattrista alquanto. Credo nell’Arte che riconosce come entità di riferimento la Natura, un’entità superiore che fa da contenitore a tutto ciò che è presente, esistente e reale. L’Umanità e l’Uomo sono in pieno processo evolutivo. Analizzando bene questi fenomeni, esiste addirittura un processo culturale di transizione, e una trasformazione dall’Essere umano all’Essere sociale. L’Arte può affermarsi al fianco di scienza, cultura ed ogni altra forma educazione di tutto il Sociale».

Giovanni Gronchi Herrera «Malattia sociale», 40X60, acrilico su tela, 2020.

Potrebbe trattarsi delle premesse del Manifesto di una nuova Avanguardia? Pare comunque di non leggere queste parole per caso. Vi si scorge il segno di una preoccupazione verso problematiche che, se si stanno ripresentando con forza qui da noi, nel Vecchio Continente, risultano da sempre presenti nelle forme più cruente in certe realtà dei paesi latinoamericani, che Gronchi conosce assai bene per motivi legati alle sue origini. Sua madre infatti proviene dalla Bolivia, la terra in cui la parte italiana della sua famiglia era emigrata nel secondo dopoguerra.

In tal senso, egli dimostra non solo di aver recepito i temi scottanti che lo interessano, ma di averli sostituiti a una ben informata conoscenza di un variegato dibattito intorno alle tesi della «sociurgia» (un termine ibrido, latino e greco, che da societas, ossia «società», + ἔργον, ossia «opera», letteralmente significa «opera sociale»), in quanto idea e metodo per comprendere tutte «le cose della vita» (dalla società al mondo degli affari all’istruzione).Questo suo approccio unico ha avuto riscontri nel fondare ed animare il Gruppo Whatsapp “Cerchio Liguria ‘22” (CL22) aperto non solo ad artisti, ma anche a persone di ogni ceto sociale, che hanno qualcosa da condividere o dare al mondo, appunto quanto rientra nella mission e nella vision della «sociurgia».

Del “Cerchio” fa anche parte il Maestro Ettore Gambaretto [iii] (protagonista di due articoli apparsi nei mesi di aprile e luglio di quest’anno sul giornale), il quale è tra i primi fautori «Sociurgia», nei termini della speciale immagine con cui si identifica nel suo raggio d’azione affermando: «Il mio obiettivo è offrire una possibilità a tutti gli artisti di farsi conoscere anche al di fuori del proprio ambiente, oltre i limiti di un ristretto territorio d’appartenenza».

Infine, proprio dopo questo percorso formativo e di ricerca che reputo essenziale per la vita di un artista contemporaneo, è stato il 2022 l’anno del debutto in pubblico di Giovanni Gronchi. Sempre in collaborazione con Luca Sturolo, ha portato due cicli pittorici: “Sequenza Energos I – X”, in esposizione presso Ansaldo Energia a Genova Campi, e , già menzionato per il catalogo, “La Molteplicità del Sacro – Voci e figure dal Libro dell’Apocalisse” a Varazze (SV), nella chiesa di Sant’Ambrogio, nel passato mese di aprile, mentre si preannuncia un’ ulteriore imminente esposizione delle medesime opere a Savona, negli spazi che saranno appositamente concessi dalla Curia Vescovile.

L’intervista.

D: Giovanni, l’arte può rappresentare una cura dei mali di questo mondo corrotto?

R: L’ Arte per me è passione, è sentire, è trasmettere sensazioni. L’ Arte è l’espressione del nostro animo umano.

D: Mi sembra, guardando le tue opere, che per te la vera arte preveda un codice d’onore, per il quale il messaggio sotteso alla propria opera vale per l’artista con lo stesso senso sacro della parola data. È vero?

R: Come no! L’ Arte non esiste senza il senso del Sacro. I grandi artisti si superano da soli, superano il loro tempo e tutti i tempi. L’Arte per me è una forma di artigianato e un punto di ripartenza, se così vogliamo definirlo, in quanto può trovarsi nella pratica artistica vissuta in questo senso. Essa è infine come un’esperienza religiosa, per ritrovare il senso del Sacro, indipendentemente dalla fede “confessionale” che uno può avere oppure no.

D: Non trovi che l’Arte possa costituire una risposta concreta alle tante parole vuote di larga parte di intellettuali e politici?

R: No! L’Arte non ha relazioni con la politica. L’artista tuttavia rispecchia i sentimenti, le sensazioni e i pensieri nell’ambito sociale, morale, culturale, religioso o etico del proprio periodo storico. L’Arte però non trasmette messaggi ma – ripeto – sensazioni. L’Arte è in fondo un mezzo per esprimere sé stessi, le proprie idee, i propri vissuti.

D: Due parole sull’esperienza con il “Cerchio Liguria ’22”?

R: Il Cerchio nasce come un insieme di persone, vissuti, saperi, talenti, relazioni, prospettive che, a partire da alcuni recenti incontri, dopo la pandemia si sta riattivando in Liguria. L’esperienza con il CL22 è così un’opportunità molto interessante dove ci si arricchisce reciprocamente, dove ognuno porta  un proprio complesso patrimonio esistenziale.

D: Nell’intervista che ha rilasciato al giornale, Sturolo riflette sull’ermeneutica del Sacro nell’arte, condividi la sua posizione?

R: Completamente. Infatti, in parallelo al mio lavoro all’Ansaldo, oltre alla “Molteplicitá del Sacro” e ad “Energos”, sto portando avanti con l’arch. Sturolo un ulteriore ciclo pittorico sul Purgatorio, sul libro di Daniele. Incredibilmente con Luca dipingo a quattro mani. Presumo che altri simili progetti seguiranno nel medio termine.

D: Sturolo, ancora, non trova nella “sociatria” i contorni definiti di un’esperienza artisticamente praticabile in società. L’arte può curare solo sé stessi con un senso catartico? Stando, poi, al dibattito interno al CL22, trovi sufficiente la prospettiva dell’arte come cura individuale e, forse, sociale ad inquadrare i progetti che stai coltivando?

R: Per me l’Arte, in certi casi, può essere una terapia, anche una denuncia sociale come fa Cuvato; ma non si ferma lì; è qualcosa di molto più profondo e complesso. Risposte più esaustive credo che possano pervenire dalla “sociurgia”.

D: Il problema della forma nella scultura rende la stessa più tangibile ai sensi di qualsivoglia rappresentazione pittorica?

R: Per quanto riguarda la scultura, questa è ovviamente più tangibile della pittura, perché si sviluppa su tre dimensioni e non su due. Se devo esprimere un’opinione, sincera e forse perentoria, penso che la scultura dopo Giacometti [iv] sia lingua morta. Trovo che la pittura, per quanto più “limitata” nello spazio fisico, dia più possibilità”.

Giovanni Gronchi Herrera «Divenire», 60X40, acrilico su tela, 2020.

Note:

[i] Ivan Cuvato, il “maestro dell’Informale”, ceramista e pittore di Albisola (SV), non solo per le sue opere, esposte in sedi istituzionali e in collezioni private a livello nazionale e internazionale, ma anche per le sue performance che sono spesso politiche, ma non sembrano essere propaganda ideologica o religiosa, per assumere valore di “sociatria”.

[ii]  Luca Sturolo, è nato a Genova nel 1966 e nella stessa città vive e opera. Si è diplomato al Liceo Artistico “Nicolò Barabino” di Genova e successivamente si è laureato in Architettura presso l’Università della stessa città. Ha all’attivo esposizioni e pubblicazioni in campo nazionale, nonché molteplici realizzazioni inserite in collezioni private.

[iii] Ettore Gambaretto, (figlio di Giuseppe, noto scultore, pittore e ceramista) è nato a Milano nel 1946.
Ceramista, pittore e scultore, allievo di Aligi SassuLucio FontanaRoberto CrippaGiuseppe Capogrossi, vive e lavora a Savona. Fautore della “sociurgia”, attraverso l’atelier di cui è titolare, Svolge un’intensa attività artistica riscuotendo ampi consensi, sia da parte della critica che del pubblico. Le sue opere sono state pubblicate dalla stampa specializzata e in numerosi annuari e cataloghi d’arte. I suoi lavori, ambiti da un collezionismo ricercato, figurano in numerose collezioni private, Enti Pubblici, Chiese, Musei e Gallerie d’Arte.

[iv] Alberto Giacometti (Borgonovo di Stampa, 10 ottobre 1901 – Coira, 11 gennaio 1966) è stato uno scultore, pittore e incisore svizzero di lingua italiana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube