di Fabio Florindi
Il gruppo si occuperà dello stato di salute degli animali, ma anche del monitoraggio dei siti di nidificazione e delle linee guida per un comportamento responsabile da parte degli esseri umani.
AGI – Salvare le tartarughe marine dell’arcipelago delle Maldive, nell’Oceano Indiano. La ‘missione’ è stata affidata a una task force, nata dall’accordo tra l’Università di Milano-Bicocca e l’Associazione Benessere Animale (Aba), che dovrà monitorare, analizzare e salvaguardare le tartarughe, grazie anche al supporto del MaRHE Center, il Centro di ricerca di eccellenza dell’ateneo milanese, situato alle Maldive e dotato di grandi apparecchiature e laboratori all’avanguardia.
Il gruppo sarà guidato da Paolo Galli, professore di Ecologia del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università e direttore del MaRHE Center, e dal veterinario Giordano Nardini, presidente di Aba e tra i massimi esperti mondiali nella cura delle tartarughe marine.
La collaborazione inizialmente si focalizzerà sulla ricerca di marcatori molecolari di stress nelle tartarughe marine: mediante l’analisi di un piccolo prelievo di sangue dagli animali, l’equipe di ricercatori e veterinari potrà valutare il loro stato di salute. L’analisi verrà effettuata di volta in volta mediante strumentazione all’avanguardia in grado di restituire valori dei parametri biochimici ed ematologici dei singoli campioni. E verrà valutata la presenza di malattie infettive o traumi provocati ad esempio da impatti con natanti, detenzioni in cattività o battute di pesca.
In un secondo momento, gli studi verranno incentrati sul momento della riproduzione, con azioni di monitoraggio nei siti di nidificazione. Nella task force verranno coinvolti non solo i ricercatori del MaRHE Center ma anche gli studenti del corso di laurea magistrale in Marine Sciences dell’Università di Milano-Bicocca.
Le competenze di ecologia marina dell’ateneo milanese saranno fondamentali per studiare il comportamento, i siti di riproduzione, la riduzione della mortalità causata dalla pesca professionale.
Ulteriore obiettivo dell’accordo, la delineazione di linee guida da adottare per un comportamento responsabile da parte della comunità locale e dei turisti, che vengono in contatto, nelle acque dell’Oceano Indiano, non solo con le tartarughe ma anche con animali quali squali, balene, delfini: dal rispetto dell’ambiente (per esempio, non lasciare rifiuti di plastica nel mare, facilmente confondibili dalle tartarughe come cibo) al rispetto dell’habitat e delle abitudini della fauna locale (per esempio, non disturbare i siti di nidificazione o le fasi di cova).