La polemica sulle ferie dei medici in Valtellina accusati di essere fannulloni

Attualità & Cronaca

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“Passati da eroi a fannulloni ma la verità è che siamo pochi e lavoriamo a ritmi insostenibili”, spiega all’AGI il chirurgo Michele Piavanini.

di Manuela D’Alessandro

Medici italiani in corsia

 

AGI  – I medici vanno in ferie, i cittadini li accusano di essere dei “fannulloni” e alcuni sindaci chiedono la testa dei vertici della sanità locale.  E’ un’estate inquieta tra le montagne della Valtellina, amatissima da camminatori, sciatori e buongustai di pizzoccheri e ottimi vini.

I reparti che lavorano meno per smaltire le ferie

“È successo che l’Asst Valtellina e Alto Lario ha limitato dal primo agosto le attività della Stroke Unit e della Chirurgia vascolare solo ai giorni feriali e fino alle 16, orario oltre il quale i cittadini dovranno rivolgersi agli ospedali di Monza e Lecco. Questo ha provocato molte proteste ma è solo l’ultimo evento in una situazione di disagio molto pesante che va avanti da anni nel silenzio della politica locale e nell’inerzia della Regione Lombardia” spiega all’AGI Michele Piavanini, chirurgo all’ospedale di Sondrio e rappresentante del sindacato Anaao  Assomed che, nei giorni scorsi, ha partecipato a una conferenza stampa in cui gli operatori sanitari si sono difesi dalle contestazioni.

La decisione è stata presa per permettere ai medici di smaltire le ferie. “Il personale medico al 31 maggio 2022 ha già accumulato 256.127 ore lavorate non retribuite, più di 800 ore a testa. Del resto – considera il chirurgo – nella Stroke Unit i medici sono due: se uno fa 15 notti al mese, l’altro lavora 30 giorni. Non è pensabile che non vadano in ferie soprattutto a tutela dei cittadini. L’errore è dietro l’angolo quando si va a questi ritmi e si è poco riposati. Molti medici e infermieri sono in burn out. ”.

Gli ospedali sono tre, a Sondrio, Sondalo e Chavenna. “Ed è giusto dire che nessuno funziona  in modo adeguato e solo l’abnegazione del personale riesce a evitare l’interruzione del pubblico servizio. Ma non si può andare avanti con gli eroismi e i sacrifici per sempre”.

“Qui non ci vuole venire nessuno”

Secondo il suo sindacato e gli altri che hanno partecipato all’incontro coi media, tra cui Cgil, Cisl e Uil, “le responsabilità non sono della Direzione aziendale che ha indetto molti concorsi, la maggior parte dei quali andati deserti”. Gran parte dei pochi candidati vincitori appena hanno la possibilità si trasferiscono altrove. “I medici si muovono tra un ospedale e l’altro, essendo pochi. La valle è lunga  e le distanze da percorrere arrivano anche a 50 chilometri di curve. Non tutti hanno voglia di percorrerli” dice Piavanini che nella Valtellina vede l’”antesignana, già da molti anni, di quello che poi sta accadendo alla sanità delle città e del Paese”.

Anche nella ‘cessione’ del pubblico a chi pubblico non è. “E’ da tempo che la sanità qui va avanti grazie alle cooperative e ai liberi professionisti. Evito di entrare nel merito della qualità del servizio svolto da chi non ha nulla a che spartire con gli ospedali ma osservo che  non possiamo più parlare di sanità pubblica se a gestirla sono, utilizzo una parola forte per rendere l’idea, dei mercenari”.

 

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