La corsa contro il tempo per presentarsi alle elezioni e il caso Azione

Politica

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I tempi per raccogliere le firme, depositare simboli liste e candidature sono molto stretti. Ma i casi in cui le deroghe sono concesse sono pochi e quello di Azione di Calenda è molto controverso.

di Barbara Tedaldi

© Agf
– Elezioni politiche

AGI – Una corsa contro il tempo, dall’esito sempre incertoLa presentazione delle firme per partecipare alle elezioni è spesso stato un momento al cardiopalma per i partiti appena nati che si volevano presentare alle elezioni politiche.
Quest’anno si aggiunge il dubbio sulla necessità di raccogliere le firme per Carlo Calenda. E si deve tenere conto della legge elettorale Rosatellum, della legge sul taglio dei parlamentari e del decreto elezioni varato da poco.

Ma ecco, tutte le regole, spiegate da Gabriele Maestri, studioso di diritto elettorale e dei partiti, e dominus del sito “I simboli della discordia“.

I tempi

I contrassegni si devono presentare al ministero dell’Interno dal 12 al 14 di agosto (dalle ore 8 del 12 alle ore 16 del 14). Le liste con le candidature si presentano il 21 e il 22 d’agosto (dalle 8 alle 20) negli uffici elettorali nelle sedi delle Corti di appello. Devono essere presentate sia le liste nei collegi plurinominali che le candidature nei collegi uninominali.

Le firme a sostegno delle liste

Normalmente si devono presentare dalle 1500 alle 2000 firme per ogni collegio plurinominale (non servono sottoscrizioni per chi si candida nei collegi uninominali). Quest’anno, visto che la legislatura è terminata in anticipo, il numero minimo di sottoscrizioni è dimezzato: per ogni collegio plurinominale ne servono almeno 750. Dunque per la Camera servono almeno 36.750 firme, per il Senato 19.500, ma ogni supporter può firmare per entrambe le Camere.

“Il numero è calato rispetto al passato ma non sono poche – spiega Maestri – e soprattutto in estate perché chi è in vacanza fuori collegio non può firmare e anche molti certificatori sono in vacanza”.

Le deroghe alla presentazione delle firme

Dal 2006 sono esenti i partiti o i gruppi politici che hanno un gruppo parlamentare in entrambe le Camere: ciò esentava solo M5s, Pd, Lega, Fi, FdI. A cui vanno aggiunte le minoranze linguistiche. Spesso si è intervenuto per ampliare il numero dei soggetti esenti, con norme ‘tampone’. In sede di conversione dell’ultimo dl elezioni, un emendamento ha ampliato l’ipotesi a chi aveva un gruppo almeno in una Camera al 31 dicembre 2021 (facendo rientrare nella deroga Iv, Leu e Coraggio Italia).

Poi un comma prevede la deroga a chi ha partecipato alle ultime elezioni della Camera o del Parlamento europeo “con proprio contrassegno” e/o ha ottenuto seggi al proporzionale oppure ha contribuito al risultato di una coalizione ottenendo almeno l’1% (questo fa rientrare nella deroga +Europa, Centro democratico, Noi con l’Italia).

Azione

Venendo al caso del giorno, Azione nasce da Siamo europei che partecipò nel contrassegno con il Pd, grazie al quale Calenda fu eletto nel proporzionale a Strasburgo.

Per Carlo Calenda si apre ora la corsa alla raccolta delle firme, secondo i giuristi Clementi, Ceccanti e Guzzetta. Entrambi concordano sulla impossibilità di una deroga, a meno che il leader di Azione non si allei con Italia viva

In teoria Calenda può chiedere l’applicazione di questo testo ma “è una scommessa” spiega Maestri. Perché il deposito del “contrassegno”, cioè il cerchio destinato alle schede, è stato fatto solo dal Pd con il suo statuto: il contrassegno era cioè formalmente solo del Pd e non anche di Siamo europei. Guardando al testo, “esiste uno spiraglio ma è un azzardo”.

Maestri, che da anni studia diritto elettorale conclude: “Questo dimostra la delicatezza dei meccanismi che precedono le elezioni e che avrebbero bisogno di essere aggiornati a partire dalla sottoscrizione delle liste in forma digitale”.

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