Tulsi Gowind Gowda, la donna che riporta in vita le foreste

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Il New York Times ha raccontato la storia della donna di Karnataka, nell’India meridionale, che ha dedicato tutta la sua vita a trasformare vaste aree di quella terra arida nel suo paese d’origine.

di Alberto Ferrigolo

© DIBYANGSHU SARKAR / AFP FILES / AFP – La foresta di Karnataka in India

 

AGI – “Ha camminato per miglia, nelle profondità delle foreste pluviali tropicali, tagliando con cura rami sani da centinaia di alberi e ripiantandoli e innestandoli. I suoi occhi si illuminano quando parla di semi rari o di un alberello. E quando morirà vorrebbe rinascere, dice, come un grande albero”, scrive il New York Times di Tulsi Gowind Gowda, la donna di Karnataka, nell’India meridionale, dove le foreste sono fitte fitte. Lei ha dedicato tutta la sua vita a trasformare vaste aree di quella terra arida nel suo paese d’origine.

Tulsi Gowind Gowda dice di non conoscere la propria data di nascita, ma crede di avere almeno più di 80 anni. Nel corso del tempo, ha ricevuto una dozzina di premi per il suo lavoro pionieristico di conservazione. Ma il più prestigioso è arrivato l’anno scorso, quando il governo ha riconosciuto i suoi sforzi e la sua vasta conoscenza degli ecosistemi forestali con il premio Padma Shri, una delle più prestigiose onorificenze del Paese. Vincerlo l’ha resa molto popolare, tanto che – scrive il Times – “quando gli abitanti del villaggio la vedono, ora si inchinano e i bambini si fermano a fare selfie con lei. Autobus carichi di studenti arrivano a casa sua, dove vive assieme ad altri dieci membri della sua famiglia, pronipoti compresi”.

La storia racconta che quando l’India viveva sotto il dominio britannico, i colonizzatori hanno avviato un’enorme campagna di deforestazione sulle montagne per abbattere gli alberi e ricavare il legno necessario per costruire navi e mettere a terra le traversine su cui poggiare i binari ferroviari, spazzando via così gran parte delle foreste del distretto di Uttara Kannada, dove la signora Gowda vive. E dopo l’indipendenza dell’India nel 1947, i leader del paese hanno continuato a sfruttare le aree forestali per l’industrializzazione e l’urbanizzazione su larga scala. Il risultato è stato che tra il 1951 e il 1980, circa 4,2 milioni di ettari di terreno, 10,4 milioni di acri circa, sono stati destinati a progetti di sviluppo, secondo i dati resi pubblici dallo stesso del governo.

La signora Godwa, che da bambina non ha mai imparato a leggere, ha lavorato per invertire la tenedenza e contrastare la demolizione delle foreste locali ripiantando alberi, stimolata da sua madre che le ha insegnato come la rigenerazione si fa meglio con i semi di alberi grandi e sani. “Quando era un’adolescente ha trasformato un paesaggio sventrato dietro la sua casa di famiglia in una fitta foresta, ricordano i residenti locali e i funzionari indiani”, racconta il quotidiano americano. E la signora Rukmani, una donna del posto che ha lavorato con Gowda per decenni, ha così testimoniato: “Fin dalla sua infanzia Tulsi ha parlato agli alberi come una madre parlerebbe ai suoi bambini piccoli”.

Le sue conoscenze non sono nemmeno nei libri

Nel 1983, le politiche di conservazione del governo sono poi cambiate, tanto che un alto funzionario forestale indiano, Adugodi Nanjappa Yellappa Reddy, arrivò in un asilo nido governativo nel Karnataka con un compito assai arduo: riforestare vaste porzioni di tutta quell’area. E chiese proprio alla signora Godwa di aiutarlo. Da quel giorno lei è diventata la sua preziosa consigliera, la “dea degli alberi”, l’ha definita Reddy, che ha aggiunto: “La sua conoscenza per identificare le specie indigene e raccoglierle con cura e nutrire gli alberi non c’è in nessun libro”.

Il giornale scrive anche che “i circa 700 gruppi tribali dell’India hanno una popolazione di 104 milioni, secondo l’ultimo censimento completato, nel 2011. Di questi gruppi, più di 600 comunità sono tribù riconosciute, il che significa che ottengono determinati benefici dal governo, compresa la priorità educativa, di formazione e di avviamento al lavoro”, ma alla tribù della signora Gowda, gli Halakki-Vokkaligas – una popolazione di circa 180.000 abitanti – non è mai stato assegnato uno status riconosciuto”, tant’è che adesso i membri della sua tribù, che da secoli occupano le vaste foreste tropicali delle montagne occidentali dello Stato, “si stanno battendo per tale riconoscimento dal 2006”.

Tra l’altro, Il tasso di povertà tra gli Halakki-Vokkaliga è di circa il 95%, con solo il 15% che completa qualsiasi livello di istruzione. Lo Stato, inoltre, è poco sviluppato. Nel distretto in cui vive la signora Gowda, le strade non sono asfaltate, le scuole spesso non funzionano e non ci sono ospedali per emergenze e pronto soccorso, anche se si tratta di uno dei distretti più grandi dello Stato.

Tulsi Gowind Gowda ha lavorato per 65 anni nel vivaio governativo, ritirandosi ufficialmente nel 1998, anche se continua tutt’oggi a svolgere alcuni lavori lì in un ruolo di consulenza, condividendo la sua immensa conoscenza degli alberi locali.

“Negli ultimi mesi – racconta il Times – il numero di persone arrivate a casa sua per incontrarla è aumentato. Spesso le chiedono un parere suel cambiamento climatico” ma lei dice che “non capisce cosa significa” perché tutto quello che sa è che “lo spazio degli alberi e degli animali è stato invaso, con la distruzione su larga scala della foresta e del suo ecosistema”. E ha anche notato che i monsoni nella sua parte di mondo “sono più irregolari e pericolosi, uccidono le persone a causa di inondazioni e smottamenti”.

Secondo Tulsi “tornare indietro richiederà molto tempo”, ha soggiunto riferendosi al rinverdimento della terra spogliata, ma ha anche espresso un certo ottimismo per il futuro: “Quando vedo queste foreste piene qui, sento che è possibile per gli esseri umani prosperare senza tagliare alberi”, ha concluso.

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