Sono due le procure che indagano sull’allerta meteo e sulle esondazioni che giovedì sera hanno portato a morti e distruzioni nelle Marche.
di Michele Romano
AGI – Sull’allerta meteo e sulle esondazioni che, giovedì sera, hanno portato morti e distruzioni nelle Marche indagano due procure: quella di Ancona, che già venerdì mattina aveva aperto un fascicolo contro ignoti, in mano al procuratore aggiunto Valeria D’Agostino e la pm Valeria Cigliola, che hanno ipotizzato i reati di omicidio colposo plurimo e inondazione colposa, mentre il procuratore di Urbino, Andrea Boni, ha aperto un fascicolo per il solo reato di inondazione colposa, visto che nell’area di Cantiano, colpita dall’alluvione, non sono state registrate vittime ma solo gravissimi danni alle case e alla infrastrutture stradali.
È evidente che le due procure lavorano tenendosi in stretto contatto tra loro e che, con il passare dei giorni, i fascicoli si alimentano con il materiale messo a disposizione dai carabinieri e dai vigili del fuoco: non sequestri ma acquisizioni, almeno per ora, perché già nei prossimi giorni ci potrebbero essere, sia pure come atto dovuto, i primi indagati.
Uno dei filoni di indagine, quello più delicato, ruota intorno al sistema di allerta: la procuratrice di Ancona, Monica Garulli, ha detto chiaramente che “quello che si riscontra in questo momento è che non c’è stato un’allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei comuni”.
L’esatto contrario di quanto aveva dichiarato la responsabile della sala operativa della protezione civile della Regione, Susanna Balducci: “Giovedì sera era presente una persona perché l’allerta giallo non prevedeva più personale” e che “dopo le 22”, visto l’evolversi della situazione di emergenza (segnalata da un igrometro sul fiume Misa, ndr.), questa persona “ha preferito fare le telefonate direttamente a tutti i comuni”; la responsabile non ha però chiarito se i destinatari fossero i sindaci, che dal canto loro hanno riferito ai carabinieri che non sarebbe arrivato alcun segnale di allarme.
Per chiarire se ci sono state effettivamente le telefonate, a chi sono state destinate e chi ha risposto, uno dei punti chiave dell’inchiesta, oggi i militari hanno acquisito i tabulati telefonici di coloro che sono stati parte attiva nella catena di allert.
Per il secondo reato, quello di inondazione colposa, le due procure sono invece alla ricerca soprattutto dei documenti relativi alle opere di manutenzione dei fiumi, in particolare il Misa e il Nevola, nella zona di Senigallia, e il Burano e del Cinisco nel territorio di Cantiano.