L’incontro fra donne e giornalismo non è mai stato semplice o facile perché, come tanti settori, era prettamente maschile proprio perché indirizzato alla comunicazione con il mondo esterno, anche esso prettamente maschile, mentre la donna doveva vivere nel chiuso mondo di casa. L’ingresso della donna, in questo mondo al maschile, in parte l’ha sicuramente modificato e forse migliorato con la sua sensibilità ed il suo intuito anche se resta ancora un mondo difficile dove poter fare carriera, le donne sono poche in questo ambiente lavorativo perché richiede tanto impegno e sacrifici che mal si coniugano con la famiglia e la sua cura. Eppure la donna giornalista riesce a coltivare una molteplicità di generi, codici e linguaggi, a essere protagonista professionale e a sviluppare un carattere policentrico. In Italia il mondo del giornalismo è all’80% maschile, le redazioni sono prevalentemente maschili. Oggi è importante garantire parità e pluralità all’informazione perché solo così si può parlare in modo esaustivo della realtà sviluppando una dialettica tra i sessi e dando voce a quella metà della società che è femminile. L’articolo di Francesco Puggioni su “Donne e giornalismo, la disparità di genere non risparmia le redazioni”, ci dice che le donne nell’informazione non hanno un peso molto elevato e delle duecento testate prese in considerazione solo il 23% è diretto da donne. Sembra che le diseguaglianze di genere siano una prerogativa anche del mondo giornalistico. Da alcuni dati estrapolati dal Digital News Report 2020 e da seminari organizzati dal Reuters Institute for the Study of Journalism dell’università di Oxford è emerso che siamo lontani dall’abbattimento delle disparità di genere nel giornalismo. L’universo femminile è molto diverso da quello maschile, anche nella selezione delle notizie, infatti reputa più interessanti e presta molta attenzione alle notizie su salute ed istruzione, mentre l’interesse maschile si concentra sulla politica; diverso è anche l’approccio con i social dove le donne si interfacciano di più con amici e famiglia. Il 40% dei giornalisti è donna, ma le direttrici sono molte di meno. Il paese dove è stata segnalata minore disparità di genere è il Sud Africa, qui i direttori al femminile sono il 47% , in Giappone non ce ne è nessuna. Molti Paesi, noti per la larga affermazione della parità di genere, nel settore giornalistico sono tra gli ultimi. Sicuramente un giornale diretto da una donna sviluppa e dà priorità a notizie e ad aspetti molto diversi rispetto ad uno stilema direzionale maschile. Oggi l’informazione ha un ruolo cruciale e dirigere un giornale significa gestire potere a tanti livelli, ma soprattutto significa costruire una nuova realtà, stabilire cosa è importante per comparire sui giornali e cosa non lo è, significa indirizzare il pensiero dei lettori. Negli ordini regionali dei giornalisti c’è una presidente su venti e una direttrice tra i venti giornali nazionali più rilevanti. Sembra che nel mondo del giornalismo la progressione di carriera sia molto ardua per le donne e si riflette inevitabilmente sul salario. La donna entrò in questo mondo prettamente maschile un secolo dopo la sua nascita cioè all’inizio del XXI secolo occupandosi di magazine rosa e della cronaca leggera. La prima ricerca sulla presenza femminile nella comunicazione è del 1979 e ancora in quegli anni la figura della donna era legata agli stereotipi di madre. Uno studio dell’Osservatorio europeo di giornalismo mostra la netta predominanza maschile nella scelta delle tematiche da affrontare e nella redazione degli articoli, specialmente di quelli economici e d’opinione. La situazione italiana sembra più critica, sia sui giornali cartacei che digitali solo il 20% degli articoli è scritto da donne. Ma bisogna chiedersi, per avere una visione realistica ed obiettiva dei dati, quante donne svolgono questo lavoro in Italia, se il loro numero è basso bassa sarà in percentuale la loro possibilità di emergere in un settore dove la percentuale maschile è molto più alta.