Attualità di Dante

Arte, Cultura & Società

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Tutti noi fin dalle scuole medie ci siamo confrontati con colui che a buon diritto si può definire l’Omero della cultura italiana e spesso l’approccio col grande fiorentino è stato tutt’altro che facile sia per la lingua, sia per lo studio a volte schematico, riduttivo e poco  coinvolgente impostato da qualche docente. Qualcuno di noi al liceo ha avuto la fortuna  di imbattersi in un professore appassionato che ha saputo comunicare e trasmettere i valori universali della poesia dantesca; ricordo ancora la voce del mio vecchio professore di letteratura italiana mentre recitava la Divina Commedia, le sue pause e le sue riprese ritmiche;  egli diceva che la poesia è musica e una  diversa musicalità, oltre ai temi, connota e definisce il grande poema. Così  si passa dalle parole a volte cacofoniche, sgraziate e dal suono stridulo, cupo, che sembrano opprimere l’animo di chi ascolta, tutte tipiche dell’Inferno,  alla suprema eufonia del Paradiso .  Il fonosimbolismo domina la Commedia. Il mio professore, mentre descriveva e commentava i paesaggi danteschi, raccontava con un bonario sorriso paterno, che ogni giorno si alzava prima dell’alba e, vivendo in campagna, andava a passeggiare per i campi accompagnato dalle sue oche per aspettare il sorgere del sole perché, a suo dire, è uno degli  spettacoli più belli della natura.  Ogni qual volta rileggo gli antichi versi la mente ed il cuore ritornano agli anni dell’adolescenza così motivati e ricchi di speranze, miracolo della poesia e  merito di quel  vecchio professore che ha saputo  educare il mio animo alla comprensione di quei capolavori. La rilettura di un grande classico nelle diverse età della vita  arricchisce e  mostra significati e valori sempre nuovi e profondi  che nella precedente lettura non si erano colti; così soprattutto quando si vive in un periodo storico povero di pensiero,  di valori e poesia diventa vitale guardarsi indietro e riscoprire le proprie radici sovrabbondanti di humanitas et virtus per ritrovare quei punti fermi che non possono esistere in una società che si definisce liquida. L’opera dantesca va naturalmente contestualizzata storicamente perché non dobbiamo dimenticare che il sommo poeta è un uomo del Medioevo e non si possono perciò giudicare alcuni aspetti del suo pensiero con gli occhi di oggi, altrimenti si rischia di assumere posizioni acritiche ed antistoriche come purtroppo  di recente ha fatto qualche pseudo intellettuale o gruppo pseudo politico che, in nome del politically correct, hanno tentato di relegare Dante Alighieri e la sua opera monumentale in una dimensione razzista ed omofoba; addirittura qualcuno, per tale motivo, ha avanzato la proposta di togliere il grande classico dalla scuola. Queste sono posizioni facilmente rinvenibili nelle culture talebane e jihadiste, ma inaccettabili nella civiltà occidentale democratica e pluralista per  propria storia e definizione! Se disgraziatamente venisse messa in atto una simile proposta sarebbe la fine della nostra cultura e l’inizio di un processo oscurantista. Bisogna ricordarsi che è sempre il docente il mediatore culturale che deve insegnare a contestualizzare la vita, il pensiero, la formazione e l’opera di qualunque autore. Certamente per un giovane di oggi abituato a vivere solo il presente, incatenato  alla dimensione dell’ hic et nunc è difficile comprendere la complessità di Dante, ma proprio perché è così complesso diventa fondamentale per arricchire la formazione dei nostri ragazzi e sarebbe una grave mancanza da parte dei docenti rinunciare ad impegnarsi nell’approccio diretto col testo che va letto e riletto  con la giusta cadenza ritmica e riflessione logica, analizzato a livello metrico, stilistico, retorico, tematico, storico, filosofico, religioso e umano.  Bastano i canti più significativi di ogni cantica per scoprire la genialità di un uomo dalla cultura enciclopedica che è riuscito a creare un sistema di versificazione unico, punto di riferimento per tutti i poeti  successivi,  a fare di  una lingua ancora in fieri, in formazione, lo strumento attraverso il quale costruire una poesia universale, mentre la cultura ufficiale dell’epoca la disdegnava perché considerava la lingua volgare inadatta e poco nobile per  esprimere la complessità del pensiero filosofico- scientifico. Dante è un poeta che arricchisce dentro  perché con i suoi versi riesce a tirar fuori, e a far rivivere e sciogliere tutte le inestricabili corde dell’animo umano e sa emozionare e coinvolgere il lettore in una molteplicità di sentimenti e sensazioni che vanno dal disgusto al terrore fino alla pietà e alla  commozione estrema.  Riesce ad accedere, per dirla alla Ungaretti, al porto sepolto della poesia dove solo i veri poeti riescono a giungere, a scoprire e a riportare in superficie i più grandi tesori dell’essere umano in una sorta di maieutica dell’anima. Tanti sono gli aspetti attuali della sua opera: la grande tensione civile, l’amore per la sua terra , la passione politica, lo struggente dolore per l’immeritato esilio, l’amore immortale verso la donna sentita come guida morale per l’uomo in quanto creatura spiritualmente superiore, la crisi delle sue certezze e la ricerca di senso prima alla sua sconfitta politica e poi all’esilio, la nostalgia della sua città ed il desiderio di gloria per poter riconquistare Firenze con la grandezza del suo nome ed infine la presa di coscienza, maturata lentamente nel crogiuolo degli anni dell’esilio, della futilità delle cose del mondo che lo stavano traviando ed allontanando dalla diritta via, da quel suo bisogno d’Assoluto di cui prende lentamente consapevolezza. In fondo una sola cosa conta realmente: cercare e conoscere Dio. Così se la Commedia  all’inizio appare come la storia del primo traviamento del poeta e della personale redenzione e salvezza avvenuta grazie alle preghiere e alla mediazione tra cielo e terra operata da Beatrice e dalla Madonna, nello svolgersi della vicenda ultraterrena il poema assume  un valore corale mediante la rievocazione delle vicende biografiche dei vari personaggi e attraverso la  visione della multiforme umanità che resta sullo sfondo delle diverse scene.  Mediante il poema didascalico e la sua personale vicenda che funge da exemplum Dante si propone di evangelizzare e salvare dalla seconda morte quella parte dell’umanità traviata dal peccato. Quello stesso peccato che oggi più che mai  imperversa nel mondo  e toglie dignità e splendore interiore al cuore dell’uomo attraverso un’immoralità diffusa fin dalla fanciullezza poi spudoratamente ostentata  a tutte le età e nella deriva più totale, portata avanti soprattutto dai mezzi di comunicazione, tutte le forme del vizio vengono celebrate come libertà. La violenza è celebrata sui social, mentre i modelli di vita che vengono offerti dai mass media  sono  improntati all’egoismo assoluto, all’avidità e all’indifferenza verso l’altro. Questo è il mondo senza Dio. Un aspetto attuale di Dante è l’impegno politico nato da un profondo senso civico e morale che ne può fare un modello per i giovani d’oggi, disillusi e perplessi davanti alla corruzione ed alla superficialità di una certa classe politica italiana. Il poeta spera ancora nella possibilità di una profonda riforma politica, civile e morale dell’Italia ad opera dell’imperatore, unico in grado di far superare gli egoismi e i particolarismi delle varie città in nome di un bene comune più grande. Dante crede nelle istituzioni di carattere universale: il Papato, guida spirituale che sovrintende al benessere dell’anima e l’Impero che si occupa delle esigenze e del benessere terreno degli uomini. Parafrasando la fase storica di Dante possiamo dire che anche noi oggi abbiamo una Istituzione sovranazionale che, operando attraverso istituzioni democratiche, dovrebbe occuparsi del benessere di tutti i cittadini dell’Unione Europea, storicamente cristiana, e garantire l’eguaglianza e la pari dignità tra le nazioni della UE la quale oggi come allora è a trazione tedesca. Ma di fatto, oggi come allora, gli interessi di alcune nazioni più forti e di determinati orientamenti politici  prevalgono a discapito dei Paesi più deboli economicamente e dei meno attenti e capaci a difendere i propri valori e la propria identità. Così, ancora una volta, anche se a distanza  di sette secoli e in scenari storico- politici molto diversi, le tendenze egoiste ed accentratrici di pochi gruppi finanziari e di alcuni Stati continuano a prevalere sul bene comune ed ancora una volta alla pace e al benessere dei popoli europei i pochi potenti oppongono i loro meschini interessi con le ragioni delle armi.

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