Attesa per l’elezione dei capigruppo, ultimo passo prima di far partire le consultazioni

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Ecco tutti i passaggi istituzionali e di prassi necessari per trasformare le percentuali di voto in un governo in carica. Tutto quello che ancora manca prima di arrivare al conferimento dell’incarico, al giuramento e alla costituzione del nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni

di Barbara Tedaldi

Senato della Repubblica

 

AGI – L’elezione dei capigruppo delle diverse forze politiche, alla Camera e al Senato, è l’ultimo tassello necessario prima che il presidente Sergio Mattarella possa convocare le consultazioni, passaggio fondamentale per la formazione del nuovo governo. Eletti Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana presidenti delle Camere, si attende che nella giornata di martedì, alle 15, i partiti eleggano i loro capigruppo.

Il giorno successivo dovrebbe dunque partire la convocazione delle consultazioni che si dovrebbero tenere il il 20 ottobre. In attesa che le acque della maggioranza di calmino, ecco tutti i passaggi istituzionali e di prassi comunque necessari per trasformare le percentuali di voto in un governo in carica.

Consultazioni del Presidente della Repubblica

Con una nota, solitamente letta dal Segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti, il Presidente della Repubblica convoca le consultazioni. La data cerchiata di rosso in questo caso è il 20 ottobre, giorno che tutti indicano come il più probabile per l’apertura delle porte dello studio alla Vetrata, luogo nel quale Sergio Mattarella riceve le delegazioni dei partiti.

Per prassi salgono al Quirinale gli ex presidenti della Repubblica (dovrebbe esserci una telefonata con il presidente emerito Giorgio Napolitano), i due presidenti delle Camere appena eletti, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i capigruppo accompagnati dai leader. Le coalizioni possono presentarsi in un’unica delegazione o divisi per partito. Vista la nettezza del risultato delle elezioni e visto il numero esiguo di gruppi parlamentari, in questa occasione le consultazioni potrebbero durare un giorno e mezzo al massimo.

Dunque tra il 21 sera e il 22 Giorgia Meloni, se tutte le nebbie nel centrodestra saranno diradate, potrebbe ricevere l’incarico di formare il governo. Sempre in quelle ore Mario Draghi, premier in carica per gli affari correnti dovrebbe atterrare a Roma di ritorno dal suo ultimo Consiglio europeo a Bruxelles. Per curiosità statistica: la formazione più lunga di un governo tocca il record di 88 giorni, per la nascita del governo Conte 1. A normare la formazione del governo c’è l’articolo 92 della Costituzione che recita: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.

Incarico al Presidente del Consiglio

Una volta che il presidente della Repubblica conferisce l’incarico al presidente del Consiglio, questi solitamente accetta con riserva e conduce sue ‘consultazioni’ con i partiti disposti a sostenere il suo esecutivo. Quattro volte il premier ha accettato senza riserva, l’ultima volta nl 2008 quando Silvio Berlusconi fu incaricato dall’allora presidente Giorgio Napolitano. Se invece il premier incaricato fa un giro d’orizzonte con i partiti, si comincia a formare un programma e a stilare una lista di ministri. Davanti a un risultato netto di solito in poche ore, al massimo uno o due giorni anche queste ‘consultazionì si concludono.

Scioglimento della riserva

Se le consultazioni del premier incaricato hanno esito positivo, questo torna al Quirinale, scioglie la riserva e viene nominato presidente del Consiglio. All’uscita dallo studio alla Vetrata, dove ha appena parlato con il Capo dello Stato, il neo presidente del Consiglio legge la lista dei ministri.

Giuramento del governo

Il giorno dopo o anche poche ore dopo lo scioglimento della riserva (il record minimo sono le quattro ore impiegate per allestire il giuramento del governo Gentiloni), il presidente del Consiglio e i ministri giurano al Quirinale nelle mani del presidente della Repubblica. Se non sorgeranno intoppi politici, il governo potrà dunque giurare già sabato o domenica, al massimo lunedì o martedì.

Cerimonia della campanella

Sceso dal colle del Quirinale, il premier va a Palazzo Chigi, sede del governo, dove è accolto dal premier uscente. Al primo piano, nel salone delle Galere, il premier uscente consegna al nuovo la campanella, il cui trillo dà inizio alla riunione del Consiglio dei ministri.

Prima riunione del Consiglio dei ministri

Il premier uscente lascia Palazzo Chigi e il nuovo presidente del Consiglio riunisce per la prima volta il Consiglio dei ministri durante il quale si nomina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Consiglio e si assegnano le deleghe ai ministri senza portafoglio. Il governo è ufficialmente in carica e può cominciare a varare decreti-legge e disegni di legge, gli strumenti principali della sua attività.

Fiducia al governo

Una volta giurato il premier si prende uno o due giorni per scrivere il discorso programmatico con cui si presenterà alle Camere (questa volta si dovrebbe cominciare da Montecitorio) per chiedere la fiducia, entro dieci giorni dall’incarico. Con i nuovi numeri dei parlamentari saranno ora necessari 201 sì alla Camera e 104 sì al Senato. Va precisato che il governo è già ufficialmente operativo anche prima della fiducia e il premier può già presenziare ai vertici internazionali. Una volta incassata la fiducia l’esecutivo è nel pieno delle sue funzioni e può cominciare a lavorare.

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