Al Senato la maggioranza di centrodestra si assottiglia, ma resta consistente

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Nove senatori sono diventati ministri e il presidente La Russa non vota. Ecco cosa succede

di Serenella Ronda

AGI – La coalizione di centrodestra ha la maggioranza assoluta sia al Senato che alla Camera. Ma con la composizione della squadra di governo, la forchetta tra maggioranza e opposizione, pur restando ampia, si ‘assottiglia’ al Senato. Sono infatti stati nominati ministri ben 9 senatori: Elisabetta Casellati, Matteo Salvini, Anna Maria Bernini, Luca Ciriani, Adolfo Urso, Roberto Calderoli, Nello Musumeci, Daniela Santanché e Paolo Zangrillo. E bisogna ancora attendere la partita sui viceministri e i sottosegretari, che potrebbero provenire anch’essi dalle fila degli eletti a palazzo Madama.

La maggioranza di centrodestra al Senato può contare sulla carta su 116 voti, che in realtà scendono a 115 in quanto va escluso il presidente Ignazio La Russa, che non vota. Dunque, nelle votazioni giornaliere, la maggioranza si ‘assottiglia’ fino a quota 106 voti. È infatti noto che i ministri, salvo per votazioni importanti, risultano spesso assenti giustificati, ovvero in ‘missione’ e quindi non partecipano, per cause di forza maggiore legate all’attività di governo, a tutte le sedute dell’Aula (ma anche a quelle delle commissioni, dove gli equilibri numerici sono ancor più ‘sottoili’).

La maggioranza assoluta al Senato è pari a 104 (ai 200 senatori eletti vanno infatti aggiunti i 6 senatori a vita, che entrano nel computo della maggioranza assoluta). Lo ‘scarto’ per la maggioranza di centrodestra è quindi di due voti.

Ma pur assottigliandosi la forchetta, la distanza numerica tra maggioranza e opposizione resta ampia: 29 voti di scarto (che si riducono a 20 non computando i 9 ministri). Le opposizioni, infatti, sommate insieme, sulla carta, dispongono di 86 voti (escludendo i 6 senatori a vita).

In definitiva, i numeri più ristretti al Senato diventeranno determinanti solo in occasione dei voti in cui è richiesta la maggioranza assoluta. Semmai, saranno da ‘blindare’ gli equilibri nelle commissioni, dove è più facile che si incappi in un ‘incidente numerico’ anche durante l’ordinaria amministrazione.

Alla Camera, invece, i deputati che hanno ottenuto un upgrade e sono entrati nel governo sono in tutto 6 (Antonio Tajani, Raffaele Fitto, Eugenia Roccella, Pichetto Fratin, Francesco Lollobrigida). La maggioranza può contare su 237 voti, che scendono di una unità (236) perché il presidente, Lorenzo Fontana, non vota.

A Montecitorio la maggioranza assoluta è pari a 201, quindi il centrodestra ha 35 voti in più. Lo scarto con le opposizioni è di 76 voti: le forze di minoranza, nel loro insieme, possono infatti contare su 160 voti.

NUMERI SENATO: maggioranza a quota 116 (ma i numeri scendono a 115 perché il presidente non vota) – FdI: 63 senatori; Lega: 29 senatori; Forza Italia: 18 senatori; Civ.Noi Moderati: 6 senatori. Opposizioni a quota 86 (esclusi dal computo i 6 senatori a vita) – M5s: 28 senatori; Pd: 38 senatori; Azione-Iv: 9 senatori; Autonomie: 5 senatori (il gruppo è composto da 7 iscritti, ma 3 sono senatori a vita); Misto: 4 senatori (il gruppo e’ composto da 7 componenti, ma 3 sono senatori a vita).

NUMERI CAMERA: maggioranza a quota 237 (ma scende a 236 in quanto il presidente non vota) – FdI: 118 deputati; Lega: 65 deputati (non si calcola il presidente Fontana); FI: 44 deputati; Noi Moderati: 9 deputati. L’opposizione, sulla carta, ha a disposizione 160 parlamentari – Azione-Iv: 21 deputati; M5s: 52 deputati; Pd: 69 deputati; Più Europa: 3 deputati; Verdi-Sinistra: 12 deputati; Minoranze: 3 deputati.

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