Fermiamo Biden e Zelensky

Politica

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La riconquista ucraina continuerà con il pieno sostegno americano fino a che non saranno riprese tutte o quasi le aree invase dai russi. Ma Washington non vuole rischiare una guerra nucleare e frenerà gli sforzi di Kiev di riprendersi la Crimea. Perché, nell’ottica Usa, il conflitto dovrà finira con una trattativa che dia un contentino a Putin

Naturalmente, tra il dire e il fare ce ne corre.

L’obiettivo Crimea potrà anche essere contendibile tra alcuni mesi se la guerra prosegue con il passo attuale e se l’Occidente continua a rifornire Kiev come adesso. Ma resta a rischio di una reazione nucleare russa. Probabile ,come ha già fatto capire Biden,che l’America non voglia correre il rischio di un’Armageddon e al momento giusto freni Zelensky, che per adesso e nel prossimo futuro continuerà a sostenere con vigore, semplicemente riducendo il flusso di armi.

Ma cosa sta succedendo?

Sono successe tre cose abbastanza singolari negli ultimi giorni che hanno a che fare con il posizionamento degli Usa rispetto al conflitto in Ucraina. In tutti e tre i casi c’entra un giornale, il New York Times, e in due di questi casi c’entrano dei retroscena a fatti di cronaca. La prima notizia è che giovedì alcuni funzionari dell’amministrazione americana hanno confidato al NYT che ritengono che ci sia la mano di “una parte del governo dell’Ucraina” dietro all’assassinio di Darya Dugina, avvenuto lo scorso 20 agosto in un sobborgo di Mosca.

Sempre il New York Times, in un altro articolo, rivela un altro fatto interessante..

Il quotidiano accusa lo stesso governo americano di incoraggiare o perlomeno permettere un invio di armi “sconsiderato” all’Ucraina da parte di intermediari privati. Il quotidiano, documenti alla mano, ha svelato in particolare il tentativo da parte di due cittadini privati residenti negli Stati Uniti, Martin Zlatev e Heather Gjorgjievski, di vendere 30 milioni di dollari di razzi, missili, lanciagranate e munizioni a Kiev. Per farlo e aggirare i vari ostacoli e divieti, i due sarebbero passati attraverso molti intermediari, e diversi stati stranieri.

Terzo fatto. Ieri ancora il NYT accusa il governo ucraino di essere dietro all’esplosione del ponte di Kerch, che collega la Russia alla Crimea. Anche qui, vi dico prima due parole su quello che è successo. Sabato un camion che percorreva il ponte verso la Crimea è esploso, e il fuoco ha raggiunto tre vagoni che trasportavano carburante su un treno merci, facendoli esplodere a loro volta. Dopo l’esplosione sono crollate due campate della parte del ponte percorsa dai veicoli, mentre quella percorsa dalle ferrovie è rimasta in piedi…

Fermiamo questi due pazzi , fermiamo Biden e Zelensky!

Gli Stati Uniti ricordano agli ucraini e dimostrano ai russi che non sosterranno qualunque ambizione di Kiev.

Soprattutto ora che il Pentagono ritiene molto concreta la possibilità di riconquistare la Crimea, vogliono limitare la sconfitta della Russia al territorio ucraino. Per non indurre il nemico a reazioni inconsulte (la Bomba). Nella certezza che le pressioni su Putin in patria e all’estero (Cina) siano già sufficienti a indebolire il regime moscovita. Senza bisogno di un’ulteriore spinta da ovest.

Al punto in cui si è arrivati serve un’iniziativa politico-diplomatica che fermi il conflitto. Ci vorrebbero iniziative di carattere straordinario, profetico, che colpiscano e disorientino, e proprio per questo possono aprire a nuove prospettive e avere qualche efficacia, ma è difficile metterle in atto.

La guerra, posso affermarlo con la certezza di quanto ho vissuto, non risolve nulla; al massimo sposta nel tempo lo scoppio dei problemi. È stata impressionante la cecità dei decisori politici che, pur sapendolo, vi hanno ricorso negli anni passati, come foglia di fico che nascondeva in realtà l’incapacità di affrontare i problemi attraverso il dialogo politico e la costante e tenace azione diplomatica.

i leader politici dovrebbero riscoprire la forza potente del dialogo che dovrebbe essere alla base di ogni civile convivenza. Permette di capire le ragioni altrui, scoprendo spesso che non sono né banali né infondate. Una politica che non crede più nella forza del dialogo e nell’iniziativa diplomatica è una politica cieca, senza speranza, senza futuro.

l’Ucraina ha un piede ad ovest e l’altro ad est, in una duplice trazione verso aree sia europee che russe. Potrebbe quindi più facilmente garantire la propria unità territoriale, la convivenza tra differenti comunità linguistiche, il proprio progresso e sviluppo con ampie relazioni sia ad ovest che ad est, non diventando membro della Nato né dell’Unione eurasiatica trainata dalla Russia ma vivendo una neutralità attiva riconosciuta, aperta a rapporti politici, economici, culturali con entrambe le entità.

Un’Ucraina neutrale e aperta a cooperazioni a trecentosessanta gradi potrebbe perfino rappresentare un punto magnetizzante tra Ue/Occidente e Russia, affievolendone le tensioni.

Ma La realtà ha preso tutt’altra direzione..

Iniziative che potrebbero essere efficaci sono spesso rifiutate anche per una certa arroganza e mancanza di visione e di umiltà, a partire dall’azione diplomatica e dal dialogo politico. Indipendentemente dal fatto che Putin mentisse e che il piano di invasione e annessione dell’Ucraina fosse già definito, anzi proprio per rendere inefficace tale piano sarebbe stato necessario prendere sul serio la richiesta russa a Usa e Nato di avere garanzie “a lunga scadenza e giuridicamente vincolanti” sul non allargamento della Nato, sulla rinuncia a posizionare nuovi armamenti vicino alle frontiere russe. La trattativa avrebbe probabilmente tolto a Putin molta della sua aggressività rendendo più difficoltosi il suo disegno e la sua menzogna, almeno temporaneamente.

Non c’è stata negli anni ’90 intelligenza politica e leader politici all’altezza, con visioni lungimiranti e capacità di ridisegnare e proporre un nuovo ordine mondiale che tenesse insieme Nord-Sud e Est-Ovest definendo il ruolo in esso dell’Europa e dell’Occidente.

Sarebbe doveroso, oltre che indispensabile, riprendere e attualizzare quell’Agenda per la pace. Servirebbero donne e uomini illuminati e coraggiosi nella loro funzione e azione politica, con una visione alta e lungimirante, profondamente e intensamente convinti e capaci di convincere.

Zelensky ha affermato di volere andare fino in fondo.

Noi, società civile che anela alla pace e istituzioni europee e internazionali che dovrebbero garantirla quanto lontano e con quanta forza e impegno siamo pronti ad andare?

Antonio Peragine

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