Applicare subito le norme favorevoli agli indagati nonostante lo stop alla riforma Cartabia?

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La questione è di sostanza perché, tra le altre cose, alcune persone potrebbero finire in carcere invece che ottenere sanzioni sostitutive

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Palazzo di Giustizia di Milano

 

AGI  –  Applicare subito le norme favorevoli agli indagati introdotte dalla legge Cartabia nonostante la sospensione dell’entrata in vigore della riforma decisa dal governo. È la richiesta che arriva dagli avvocati messi di fronte alle preoccupazioni dei loro clienti, timorosi di non godere dei benefici introdotti dalla riforma firmata dall’ex ministra.

Sono norme che “alleggeriscono” le responsabilità dei cittadini

La questione è tecnica e si gioca su un’interpretazione non facile ma di grande sostanza anche per le sorti di molti cittadini che potrebbero finire in carcere e non godere di sanzioni sostitutive.

“Credo che queste norme siano applicabili subito in base a quanto già stabilito dalla Cassazione in situazioni analoghe di vacatio legis per cui ‘vince’ la situazione più favorevole – spiega all’AGI Andrea Soliani, presidente della Camera Penale di Milano -. Stiamo parlando di norme che dovrebbero alleggerire le responsabilità dei cittadini, come l’estensione delle situazioni in cui è applicabile la ‘tenuità del fatto’ e di quelle in cui è richiesta la querela per procedere o l’applicazione di sanzioni che sostituiscono le pene classiche”.

“Se lo Stato non si organizza ingiusto che ricada sui cittadini”

Sul sito della Camera Penale milanese è stata pubblicata una possibile questione di legittimità costituzionale a beneficio degli avvocati che volessero eccepire l’applicazione immediata delle norme di favore. Nel testo, l’avvocato ed esperto di diritto costituzionale Giacomo Galazzo scrive che occorre fare riferimento al principio del favor libertatis  che prevede il riconoscimento al cittadino del “trattamento più favorevole tra quello in vigore alla data di commissione del fatto e quello in vigore alla concreta applicazione della legge”.

Per il presidente dell’Ordine romano degli avvocati, Antonino Galletti, l’entrata in vigore delle norme sarebbe di “estremo rilievo” e cita, tra le altre, quelle che riguardano la giustizia riparativa “che consentirà, in conformità coi principi dettati a livello comunitario, di anticipare la tutela della persona offesa e di evitare lunghi dibattimenti, riducendo il carico di lavor dei tribunali”.

“È probabile che i giudici dicano alle persone che avrebbero potuto avere sanzioni sostitutive invece che pene detentive che la legge non è in vigore ma a quel punto saranno legittime le richieste degli avvocati alla Cassazione di far valere il favor rei” ragiona Vinicio Nardo, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano.

“Le norme di favore sarebbero escluse per questioni organizzative che ricadrebbero sugli incolpevoli cittadini – sostiene Soliani -. Mi chiedo quale sia l’urgenza del decreto a fronte di una situazione che rispetto a 15 giorni fa non presenta nulla di nuovo. Bisogna valutare se è legittimo un decreto d’urgenza se, come in questo caso, l’urgenza non sembrerebbe  effettiva”.

 

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