Rete Sociale un valore relazionale per il BeneComune in “sociurgia”

Arte, Cultura & Società

Di

Andrea Tomasi[i], Consigliere delegato alla Comunicazione e PR Comitato di Comunicazione e Pr – dell’“Associazione FareRete – Innovazione Il Bene Comune – Il Benessere e la Salute in un Mondo Aperto a Tutti – Michele Corsaro” – Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale[ii], rilascia un’intervista in esclusiva alle nostra testate Corriere Nazionale e Stampa Parlamentare. I temi trattati sono il punto di vista dell’Associazione e lo stato delle sue attività rispetto al concetto di “sociurgia[iii] , oltre elementi quali le “reti sociali” , ossia in ambito sociale l’ampiamente nota accezione di tutte le relazioni esistenti tra persone, anche se queste non necessariamente si incontrano nello stesso momento e nello stesso luogo e i “beni relazionali[iv], come definiti dalla cosiddetta “Sociologia relazionale” (Prof. P. Donati). 

Rete Sociale un valore relazionale per il BeneComune in “sociurgia”

D.1) Qual è oggi a parer tuo la funzione della rete sociale? Può esprimere un valore in termini di “sociurgia”?

R.1) Le reti sociali svolgono a più livelli una funzione di “sociurgia”, contrastando l’individualismo e il relativismo, costruendo una cultura inclusiva e attenta alle differenze e promuovendo società aperte e partecipate. In particolare, oggi le reti sociali sono chiamate a svolgere la loro missione in un mondo che è sempre più “connesso” nella realtà tecnologica, dalla quale esse possono ottenere vantaggi sul piano logistico e comunicativo, e rispetto alla quale possono offrire ai partecipanti una modalità profondamente umana di vivere il rapporto tra persona e rete.

Un primo livello è quello di temperare la spinta all’individualismo, che è tra le principali caratteristiche umane del nostro tempo. Il coinvolgimento in una rete sociale supera le tentazioni di logiche competitive, esclusive, narcisistiche, e offre, anche attraverso un uso competente dei social e di internet, un luogo di una vera socializzazione.

L’esperienza comunitaria delle reti sociali è un antidoto alle community virtuali e costituisce una inversione di rotta rispetto alla disintermediazione di internet, che sostituisce la rete ai corpi sociali intermedi.

Un secondo livello è quello dell’offrire ai partecipanti un luogo di maturazione culturale in cui prendere consapevolezza della complessità dei problemi e superare il relativismo. I fenomeni legati alle trasformazioni sociali, digitali e ambientali presentano una complessità che può essere affrontata solo con un vasto coinvolgimento di energie, sia nella fase del comprendere, che in quella del proporre soluzioni, che nel momento della realizzazione. Le reti sociali sono potenti facilitatori di acquisizione di consapevolezza e di mobilitazione di energie.

D.2) Le civiltà tradizionali erano dure, nondimeno esse arrecavano un reale appagamento agli uomini di essenza tenace che avevano il coraggio di accettare quelle dure condizioni. Gli altri, più deboli, acquisivano tuttavia, all’interno di quell’ambiente, il massimo che potevano raggiungere di accrescimento interiore. Da ciò non consegue però che essi ne ottenessero appagamento.

Le civiltà moderne rifiutano tutto ciò che è sofferenza. Esse cercano di togliere dalla vita dell’uomo tutte le difficoltà, tutti i dolori. Le donne – o gli uomini – sono perfino arrivate a non accettare più le sofferenze della maternità. È una bevanda intollerabile. Le civiltà moderne soccomberanno per questo rifiuto di soffrire?

R.2) Il tema della sofferenza è sfidante per la cultura contemporanea. Il mondo occidentale manifesta una pericolosa deriva di negazione della realtà, quando ritiene di poter eliminare la sofferenza, o perfino la morte, superando con la tecnologia i limiti della natura umana. E quando ciò non è possibile, si preferisce la scorciatoia di eliminare chi è portatore di sofferenza, sopprimendo il nascituro nel grembo della madre o rivestendo di pietosa compassione l’eutanasia. Eppure in quest’epoca si moltiplicano le fonti di sofferenza. Accanto alle sofferenze ben note, che appartengono da sempre alla natura umana, le sofferenze della malattia, della morte, della povertà, della solitudine, della perdita dei diritti umani, si sviluppano forme di sofferenza che prosperano in rete, dovute alla violenza che non è solo verbale e virtuale, ma diventa umiliazione, incitamento all’odio, nei confronti di persone e gruppi sociali, e nuove forme di solitudine provate pur nella connessione permanente. Per rompere il cerchio della sofferenza, che può portare alla distruzione di sé, la via d’uscita non è l’indifferenza ma la costruzione di circuiti di incontro e di accompagnamento, favoriti da reti sociali che generosamente mettono a disposizione risorse di persone, di attenzione, di cura.

D.3) Oltre la nostra che è una società ancora capitalista e alla fine questo sistema mi pare NON abbia funzionato, in una società auspicabilmente più equa, le reti sociali possono assolvere una funzione dell’uguaglianza di possibilità e della ridistribuzione di ricchezza?

R.3) Le reti sociali possono svolgere un compito importante sul versante della creazione di opportunità, soprattutto con interventi nell’ambito della formazione, della promozione culturale e della costruzione di reti di sostegno amicale quando ci fossero situazioni contingenti di difficoltà. L’evoluzione tecnologica rappresenta da questo punto di vista una sfida ancora piena di incognite riguardo alle trasformazioni nel mondo del lavoro, ai cambiamenti del welfare e delle attività di cura. Affrontare il progresso tecnologico con un approccio partecipativo e inclusivo può facilitare la maturazione delle soluzioni migliori dal punto di vista dei costi umani e sociali e può contribuire ad attuare i principi della giustizia sociale, pur in un tempo di profondi e rapidissimi cambiamenti.

D.4) Consideri che la relazione possa rappresentare realtà materialmente emergente, tale da restituire veri e propri “beni relazionali”? In tal senso, qual è la tua esperienza nell’ambito del movimento che presiedi?

R.4) In un tempo ricco di connessioni e povero di relazioni autentiche, l’impegno comune in una rete sociale permette di costruire relazioni con un valore concretamente sperimentabile. L’ accoglienza, la solidarietà, la condivisione, la cooperazione, la progettualità, la generatività sono beni squisitamente relazionali che hanno allo stesso tempo un grande rilievo sociale. E atteggiamenti come l’ascolto, l’empatia, il confronto di idee libero e rispettoso, costruiscono relazioni personali senza le quali sarebbe più difficile ogni prospettiva di convivenza civile.

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NOTE:

[i] Andrea Tomasi, Consigliere delegato alla Comunicazione e PR Comitato di Comunicazione e Pr – dell’“Associazione FareRete – Innovazione Il Bene Comune – Il Benessere e la Salute in un Mondo Aperto a Tutti – Michele Corsaro” – Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (*), rilascia un’intervista in esclusiva alla nostra testata. Docente dell’Università di Pisa, 69 anni, sposato e padre di tre figli. Ha tenuto vari corsi informatici, tra cui Sistemi Informativi, Progettazione di siti web. Attualmente tiene il Corso di Informatica per le Discipline Umanistiche. Ha diretto importanti progetti nell’ambito dei Beni Culturali e delle iniziative informatiche della Conferenza Episcopale Italiana. Tra le pubblicazioni recenti:

  • Tomasi. “Intelligenza Artificiale: dall’imitazione alla sostituzione dell’uomo? Prospettive e problemi aperti”. In: A. Fussi, Etica, emozioni, intelligenza artificiale. Ed. ETS, 2021.
  • Tomasi. “Umanesimo tecnologico: una necessità per l’uomo d’oggi.” PARADOXA, luglio/settembre 2022, pp. 63-76.
  • Tomasi, “L’ecologia antropocentrica della laudato si’ e l’umanesimo tecnologico di Romano Guardini”, Rivista Idee, Lecce, 2020.
  • Tomasi. “Una rete per tutti? Abitare la rete per trasformare le community in comunità”, Ed. Pharus, Livorno, 2018.

È membro del Consiglio Direttivo di FareRete InnovAzione BeneComune e di WECA, Associazione Web Cattolici Italiani.

[ii] L’ Associazione FareRete InnovAzione BeneComune, con i suoi progetti e con la sua azione culturale ha sperimentato concretamente nel tempo il valore di operare per il benessere delle persone negli ambiti Salute, Ambiente, Lavoro, Educazione, Diritti e Doveri di Cittadinanza. Riferimenti:  www.fareretebenecomune.it  e la pagina ufficiale Facebook https://www.facebook.com/profile.php?id=100054557675564

[iii]Sociurgia”. In alcuni ambienti della società civile, culturali ed artistici si sta discutendo e portando avanti la concettualizzazione di un termine innovativo: «sociurgia» (un nome composto ibrido, latino e greco, che da societas, ossia «società», + ἔργον, ossia «opera», letteralmente significa «opera sociale»). Si denota quindi una funzione sociale attiva, operante, in cui la promozione e la divulgazione costituiscono una dimensione che sul fronte di cultura, arte, tradizione… inferisce tutto il resto, la conoscenza, la curiosità, la relazione, i valori sociali. Quella interdipendenza naturale, necessaria, etica che non concepisce cultura, arte, ossia tutto ciò che attiene lo spazio dello spirito, appunto, come luogo a parte, elitario e autoreferenziale, ma come bene pubblico. Mezzo comune di progresso e civiltà. Forse nulla di sostanzialmente nuovo, ma una rinnovata dialettica tra contenuti e forme, utile a creare movimento per recuperare dal passato insegnamenti, dalla presente nuova linfa e tentare di oltrepassare contraddizioni sotto gli occhi di tutti.

[iv] In Italia il concetto di “Bene Relazionale” è stato introdotto dal Prof. Pierpaolo Donati, esponente della cosiddetta Sociologia Relazionale, autore di numerose pubblicazioni in materia. Vedasi ad esempio il suo articolo divulgativo: Avvenire, 12 settembre 2019, “Società. Beni relazionali che generano beni comuni”  (https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/ecco-come-i-beni-relazionali-possono-generare-beni-comuni)

 

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