La 27 Conferenza tra le Parti per contrastare il riscaldamento globale

Economia & Finanza

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Oggi si è aperta a Sharm el Sheikh, sulle sponde del Mar Rosso la 27 Conferenza tra le Parti (COP), il negoziato sui cambiamenti climatici. Covid 19, guerra in Ucraina, ripresa dell’inflazione, crisi energetica rendono il vitale appuntamento della Cop 27 molto distratto, rispetto anche alle parole con le quali si chiuse la Cop 26 a Glasgow, “Il grado e mezzo è vivo, ma il suo battito è flebile”.

Alla luce delle tensioni internazionali e delle nuove preoccupazioni geopolitiche difficilmente si decideranno quegli interventi atti, a contrastare il riscaldamento globale. Ucraina, Taiwan , riprese dei test sui missili balistici da parte della Corea del Nord e infine, la minaccia dell’inverno nucleare rendono problematiche le azioni da approvare a Sharm el Sheikh.

Sono esattamente trascorsi 30 anni dalla Conferenza Onu di Rio de Janeiro e, dalla firma della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, ma ben poco o quasi nulla è stato fatto sul piano della concretezza.

IL Rapporto dell’IPCC ( Intergovernmental Panel on Climate Change) ci dice che, per mantenere il riscaldamento globale entro il grado e mezzo di aumento medio si dovrebbero ridurre le emissioni del 43% rispetto al 2019.

Un taglio di 22,61 miliardi di tonnellate equivalenti di anidride carbonica. Optando per il limite dei due gradi , oltre i quali gli effetti del riscaldamento globale sarebbero catastrofici il taglio sarebbe di 14,20 miliardi (GtCO2eq).

Si continua tranquillamente e irresponsabilmente a dare contributi rilevanti alle fonti fossili secondo un rapporto di Ocse e IEA, 51 nazioni hanno concesso a petrolio, carbone e gas quasi 700 miliardi di dollari soltanto nel 2021, a fronte di 362 miliardi concessi nel 2020.

Non sono da meno le grandi banche, circa 60 come risulta dalla ricerca “Banking on Climate Chaos”. JP Morgan Chase, Citi, Wells Fargo, Bank of America, Unicredit, Intesa San Paolo.

IL 27 ottobre si è tenuto a Parigi il Climate Finance Day , la giornata della Finanza climatica dove si è trattato il tema degli strumenti finanziari, per l’accelerazione della transizione ecologica e dell’adattamento del territorio alla crisi climatica.

Nonostante gli allarmi di IPCC e della comunità scientifica BNP Paribas risulta dal Rapporto citato come il finanziatore globale, numero uno delle principali multinazionali USA delle fonti fossili British Petroleum, Chevron , Equinor, Eni, Exxon Mobil, Repsol, Shell e Total.

Queste banche tra il 2016 e il 2021 hanno erogato 43 miliardi di dollari per attività che riguardano carbone, gas e petrolio. Incredibile inoltre quanto si legge nel Rapporto appena pubblicato dalla rete europea Fossil Free Politics sull’attività di lobbyng esercitata sulla Commissione europea da parte di Eni, Shell, Total e Repsol : 113 incontri con la Commissione europea.
Queste quattro compagnie hanno realizzato da gennaio a settembre 2022 , utili per circa 80 miliardi di euro. IL doppio dei fondi messi , a disposizione dalla Commissione UE ( 40 miliardi) per attenuare le bollette e , attinti dai Fondi di Coesione 2014/2020 non impegnati dalla programmazione.

Ha inciso su questa enormità di profitti la capacità lobbystica , che ha contenuto la tassazione degli extraprofitti ? Indotto inoltre la Commissione a sostenere investimenti infrastrutturali per gas e petrolio.

Le grandi major del fossile si sono incontrate con la Commissione tra dicembre 2019 e maggio 2022, più di 500 volte come verificato e reso pubblico da Friends of the Earth Europe .

Tutto questo rende ancor più problematica la battaglia per il clima se solo si pensa che, a novembre scorso la Cop 26 si era conclusa con accordi giudicati insufficienti.

La parola d’ordine scelta in questa Cop 27 è “Insieme per l’attuazione” , ma francamente considerato il contesto attuale sembra più uno slogan. A Glasgow lo scorso anno fu sottoscritto il Patto Climatico di Glasgow, che prevedeva di aggiornare gli NDCs ( Nationally Determined Contributions) che è il piano elaborato da ogni paese, per diminuire le emissioni di gas serra che genera.

Su 193 Paesi solo 24 hanno trasmesso un nuovo NDCs . Praticamente NDCs insufficienti per raggiungere gli obiettivi sottoscritti nell’Accordo di Parigi di 7 anni fa. Obiettivo raggiungibile se si tagliano le emissioni delle quantità , pari al 43% rispetto al 2019 per restare entro il grado e mezzo di incremento o del 27% se si vuole restare entro i due gradi di incremento di temperatura.

IL “ dramma” è che realizzando tutti gli NDCs il taglio delle emissioni ammonta al 3,6% entro il 2030 ( fonte documenti UNFCC che è la convenzione quadro sui cambiamenti climatici). Un ruolo devastante , in questa battaglia è svolta dalle major del fossile .
Fin dal 1988 l’industria dei combustibili fossili ha promosso studi, articoli e video orientati a diffondere il dubbio e sconsigliare ogni azione. Ad esempio il George Marshall Institute finanziato da Exxson Mobil , attivissimo nell’offrire soldi per articoli orientati al dubbio. Una replica di quanto fatto nel suo settore dalla lobby del tabacco.

Ultimo accademico seminatore di dubbi, l’astrofisico Steven Koonin con il libro UNSETTLED. IL prof Koonin è stato capo degli scienziati che lavorano per la multinazionale dell’industria dell’Oil & Gas BP e, che è una delle quattro maggiori società a livello mondiale.

Un libro che fornisce molti dati ma con riferimento in particolare al quinto Rapporto IPCC del 2014. Da febbraio abbiamo il sesto Rapporto IPCC. Una cosa è certa: bisogna far presto ad adattare le modalità costruttive, i sistemi energetici, l’agricoltura, i nuovi insediamenti tenendo conto delle migliori previsioni acquisite.

Foto di Joshua Woroniecki da Pixabay

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