Per il sottosegretario al Lavoro “il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi”
AGI – Il Reddito di cittadinanza non potrà essere a vita, sarà previsto un décalage e un sistema che incentivi le persone a lavorare, ma chi rifuterà anche solo un’offerta di lavoro perderà il sussidio.
“Il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine – spiega il sottosegretario leghista – oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi (l’indennità di disoccupazione ndr)”.
Secondo Durigon, un percorso “ragionevole prevede, dopo i primi 18 mesi di Reddito, che si possa andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, ma con un décalage”.
Quindi il percorso tracciato da Durigon prevede che dopo i primi 18 mesi, se la persona non ha trovato un lavoro, viene sospesa dal sussidio e inserita per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro.
Per esempio, corsi di formazione adatti al suo profilo e alle richieste delle aziende. Se dopo 6 mesi la persona è ancora senza lavoro, dice Durigon, potrebbe ottenere di nuovo il Reddito, “ma con un importo tagliato del 25% e una durata ridotta a 12 mesi“, durante i quali continuerebbe a fare formazione.
Se anche dopo questo periodo il beneficiario non è entrato nel mercato del lavoro, verrà sospeso per altri sei mesi, passati i quali potrà chiedere per l’ultima volta il Rdc, questa volta “solo per sei mesi e per un importo decurtato di un altro 25%. Prendera’ cioe’ la meta’ di quanto prendeva all’inizio”.
La riforma indicata prevede inoltre che si decada dal Rdc anche rifiutando una sola offerta congrua di lavoro.