I dati sull’inflazione Usa fanno volare Wall Street

Economia & Finanza

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La Fed fa meno paura e la borsa di New York chiude in rally: Dow Jones +3,7%, Nasdaq +7,35% con il rialzo più marcato da due anni e mezzo
© Beata Zawrzel / NurPhoto / NurPhoto via AFP

– Wall Street

 

AGI – L’inflazione Usa frena a ottobre e Wall Street vola. È il Nasdaq a trainare il rally della Borsa di New York, poiché i segnali di un raffreddamento dei prezzi al consumo a ottobre aumentano le aspettative che la Fed inizi presto a ridurre l’entità dei rialzi dei tassi.

Al termine delle contrattazioni il Dow Jones sale del 3,69% a 33.712,21 punti, lo S&P 500 del 5,43% a 3.952,25 e il Nasdaq balza a +7,35% a 11.114,15 punti. Lo S&P 500 e il Nasdaq hanno registrato il balzo giornaliero più grande dall’aprile 2020, poiché gli ultimi dati sull’inflazione hanno incoraggiato gli investitori preoccupati che una stretta troppo aggressiva della politica monetaria porti alla recessione.

Nella prospettiva di una Fed meno aggressiva, i rendimenti dei Treasury sono crollati, con il tasso dei Treasury a 2 anni sceso ai minimi di due settimane. Il risultato e’ stato il balzo del settore tech. Le azioni di Apple, Microsoft e Alphabet sono aumentate di circa il 7%, mentre Meta Platforms ha guadagnato oltre il 10%.

Anche i titoli di consumo hanno alzato la testa, con Amazon in rialzo di oltre il 12% sulle scommesse che il rallentamento della pressione inflazionistica allenti la pressione sui consumatori e incoraggi le spese. Su anche Tesla a +7,4%.

Secondo i dati del Dipartimento del Lavoro Usa, i prezzi al consumo sono aumentati del 7,7% nei 12 mesi fino a ottobre, mentre l’indice dei prezzi, che non tiene conto di voci volatili come alimentari ed energia, è aumentato il mese scorso del 6,3% su base annua.

I dati hanno spinto i trader a modificare le previsioni sul rialzo dei tassi, con le scommesse su un aumento da 50 punti base a dicembre che sono salite sopra il 70% dal 45% registrato fino a ieri.

“La frenata dell’inflazione core a ottobre è una buona notizia per la Fed”, ha affermato Morgan Stanley in una nota. Ma ha avvertito che l’ottimismo sul rallentamento dell’inflazione potrebbe essere smorzato se i prossimi dati sul mercato del lavoro resteranno robusti.

“Negli ultimi 18 mesi abbiamo imparato che un mese di buona inflazione non prova nulla, ma vediamo buone ragioni per credere che questo sia il rapporto giusto”, ha commentato Ian Shepherdson, economista di Pantheon Macroeconomics.

La Federal Reserve ha il gravoso compito di riportare l’inflazione a circa il 2% annuo, un livello considerato salutare per l’economia. Tuttavia guarda in particolare all’indice Pce che a settembre è rimasto stabile a +6,2% su base annua.

Per frenare l’inflazione, la Fed sta cercando di provocare un rallentamento volontario dell’attività economica attraverso un aumento dei tassi di interesse, che dovrebbe scoraggiare i consumi delle famiglie e quindi allentare la pressione sui prezzi.

La salute del mercato del lavoro è considerata un indicatore dell’efficacia di queste misure. Il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare leggermente. Le nuove richieste di disoccupazione settimanali sono aumentate la scorsa settimana oltre le attese a un totale di 225.000, secondo i dati pubblicati oggi.

Le aziende, tuttavia, “stanno scegliendo di rallentare il ritmo delle assunzioni in risposta alle condizioni finanziarie più rigide e alla domanda più debole, piuttosto che licenziare il personale esistente”, ha affermato Shepherdson.

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